Tra i sintomi dello stress da studio siamo soliti considerare le alterazioni del sonno o della fame, uno stato ansioso o depresso. Non penseremmo mai che una persona a noi vicina che si mostra sempre serena e sorridente nasconda, in realtà, un disagio provocato dal peso di mille impegni e obiettivi da centrare. Signore (soprattutto voi, sì) e signori, ecco a voi la sindrome della papera.
La sindrome della papera
Vi sarà capitato qualche volta di passeggiare in un’oasi con tanto di laghetto e ammirare il passaggio di papere e anatre. Sono lì, scivolano placide sul pelo dell’acqua, spesso seguite dai loro cuccioli; le piccole onde che creano al loro passaggio ci trasmettono serenità. Sotto il pelo dell’acqua, però, la situazione cambia totalmente. Ci sono zampe palmate che nuotano. Palmata dopo palmata (si dice così?) spostano l’acqua con un vigore e una forza non visibili in superficie e avanzano con quell’espressione noncurante come se tutto quello sforzo fosse la cosa più naturale del mondo.
Possiamo definire così la sindrome della papera. Mantenersi a galla tra mille impegni, nuotare con forza nel mare degli obiettivi da centrare con performance impeccabili. Il tutto mostrando un sorriso smagliante, un aplomb da gran signora, di chi ha sempre tutto sotto controllo, come se fosse, appunto, la cosa più naturale del mondo.
Un disturbo non ancora riconosciuto
La sindrome della papera è nata qualche tempo fa tra gli studenti dell’Università di Stanford. I giovani che frequentano il prestigioso campus americano utilizzano questa metafora per definire la reazione a uno stato di stress dato da un ambiente così competitivo come quello dell’università. Complici anche i social attraverso i quali si mostra il lato migliore delle proprie vite, anche se provati dalla necessità di mantenere standard elevati, bisogna sorridere sempre, lasciare intendere che va tutto bene.
Nonostante il DSM-5, cioè l’ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, non la riconosca come disturbo, la sindrome della papera non è da sottovalutare. La sua invasività, infatti, si fa sentire non solo durante gli anni universitari, ma anche dopo quando si fa il proprio ingresso nel mondo del lavoro. Essere sempre sulla cresta dell’onda è una sorta di responsabilità che va mantenuta nel tempo. Pertanto, se ai tempi dell’Università si è stati popolari, performanti, bisogna continuare a esserlo anche dopo, nella vita adulta.
Sintomi dello stress da studio (e non solo): va tutto bene
Tra i sintomi dello stress siamo soliti considerare l’ansia, la depressione, i disturbi psicosomatici. Non penseremmo mai di dover considerare anche il sorriso o quella tendenza a dire: “va tutto bene”. Eppure quel sorriso è un segnale preciso, un chiaro sintomo di negazione. Le donne sono più colpite dalla sindrome della papera e non perché siano più sensibili ma perché più oberate. La natura multitasking delle donne è una dote di cui in molte vanno fiere e di cui forse si fa un po’ troppo leva. Ora iniziano a essere coinvolti dal fenomeno anche tanti giovani e giovanissimi che imparano troppo presto a destreggiarsi tra mille attività fino ad arrivare allo stremo. Pressati da genitori che vogliono in questo modo prepararli alla vita, imparano invece anche loro a dire: “Va tutto bene”. E invece no, non va tutto bene.