Specchi & Doppi

Svezia e Finlandia corrono per entrare nella NATO

Altroché se questa è una guerra economica, lo è tanto e più delle altre finora svolte nel mondo

Svezia e Finlandia corrono per entrare nella NATO, fino a due mesi fa era impensabile. Non era nemmeno concepibile che nello scacchiere internazionale due Paesi di storica neutralità smettessero i loro vestiti per indossare la divisa del Patto Atlantico.

Sia chiaro che l’assetto deciso alla fine della seconda guerra mondiale era sicuramente vecchio. La creazione delle zone d’influenza sovietiche ed americane, la logica dei blocchi è venuta meno con la fatidica caduta del muro di Berlino e gli assetti internazionali disegnavano un’idea Europa fissa che era, invece, in movimento.

Si obietterà, giustamente, che chi ha rotto gl’indugi e ha stravolto il mondo ad est dell‘Europa è stato il leader russo decidendo di invadere l’Ucraina. Tutto giusto, anzi banale se vogliamo visto che questo ci viene ogni ora ricordato con tutti i reportage ai telegiornali e i servizi nel web.

Neutralità solo una chimera?

La neutralità è divenuta una chimera grazie a questa guerra che sta facendo passare il concetto che o si sta da una parte o dall’altra: amici o nemici e stop. Nell’ottica binaria applicata al mondo quindi gli Stati o stanno con la NATO o contro la NATO. Ovviamente, questo, se la vogliamo guardare dal lato atlantico e rovesciando lo specchio il risultato non cambia: o con la Russia o contro la Russia.

Al di là della semplicistica dicotomia descritta ora se un Paese storicamente neutrale corre sotto l’ombrello della NATO un motivo ci sarà, questo è portata a chiedersi ‘la casalinga di Voghera’. In realtà le variabili che influiscono sulla richiesta di Svezia e Finlandia di aderire alla NATO sono infinitamente più varie. Ragioni poco assimilabili alla sola paura di essere anch’esse invase.

Differentemente da quanto è diramato per palese propaganda – che non è unilaterale – qui ci sono almeno due esigenze, per così dire, che s’incontrano. In un matrimonio le volontà sono sempre due non una, per cui da un lato c’è l’indubbia ed irrazionale paura di Finlandia e Svezia e dall’altro le non celate mire di espansione atlantiche, che poi è come dire americane tanto si sovrappongono e nemmeno più nascostamente.

Risultati della guerra

È stato già sottolineato dai soliti ‘analisti indipendenti’ come il risultato più tangibile di questa guerra sia per Putin diametralmente opposto a quello che voleva. Anelava di condurre un’operazione militare lampo (sta cosa della guerra lampo lo doveva sapere che porta male, però n.d.r) che sostituisse il governo neonazista ucraino con uno più vicino a lui e non c’è riuscito. In più ora si starebbe accontentando di Crimea e Donbass e neanche quello pare riesca ad avere.

Come se fosse dato per scontato ormai che questa è una guerra d’invasione e non – al solito – economica.

I soliti beneinformati, però, sono talmente beneinformati che dimenticano d’informare gli altri con piccoli ammennicoli accessori: la distruzione dell’economia russa con le sanzioni; l’attacco al cuore del sistema economico russo basato sugli oligarchi, le mutazioni sul mercato dell’energia che oggi è il perno di tutto lo sviluppo futuro del Pianeta.

Una guerra economica

Altroché se questa è una guerra economica, lo è tanto e più delle altre finora svolte nel mondo. Sullo sfondo fra USA e Russia c’è il colosso cinese che guarda con interesse malcelato a quanto accade. L’Europa schierata a spada tratta cl fianco dell’Ucraina si sta auto-salassando. Alla fine del conflitto ci troveremo con assetti geopolitici mutati e con ‘dipendenze economiche’ mutate.

Non dipenderemo più dal gas russo? Si, certo dipenderemo da quello americano, o algerino o del paese di vattelappesca e non solo, ci costerà il quintuplo considerando anche i costi di trasporto assolutamente essenziali.

Avendo già accontentati tutte le lobby delle armi che nel mentre avranno incamerato miliardi in tutte le valute possibili poi sarà la volta della ricostruzione della povera Ucraina – che alla fine è la cavia inconsapevole e non solo della Russia -. Appalti da fare paura e un Paese da rimodellare ad immagine e somiglianza occidentale, ovviamente.

Sarebbe il caso di smetterla o no con la favola del lupo cattivo (che c’è naturalmente e fa la sua parte) e dei piccoli porcellini inconsapevoli?

Gianni Tortoriello

Quattro decenni e più di vita dedicati al giornalismo, ma anche alla comunicazione tout-court, passando dalla carta stampata, alla televisione, al web. Una Laurea in Scienze Politiche alla Federico II, qualche anno d'insegnamento e qualche altro da formatore. Unica fede, il Napoli. Poche certezze, tanta passione e una consapevolezza: ciò che paga è solo l'impegno costante nel realizzare i propri progetti e, perché no, i sogni. Il villaggio globale di cristallo dell'informazione e della comunicazione è, purtroppo, divenuto il luogo dove conta solo 'spararla quanto più grossa possibile!' Il sensazionalismo e l'opinionismo hanno soppiantato la notizia. Io vorrei solo continuare a fare quello che mi hanno insegnato: raccontare i fatti.

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