Quanto di noi negli altri? Quanto delle nostre emozioni e reazioni dipende dall’incontro con le altre persone? Quanto ci pesa l’idea che gli altri si fanno di noi e che molto spesso non corrisponde a realtà?
Mie care amiche e miei cari amici, il quesito che Tito pone è estremamente delicato, chi non si è mai trovato in questa situazione? Chi non si è mai sentito smarrito nell’incontro con un altro proprio come fosse davanti ad uno specchio? Chi non si è trovato con un umore alterato dopo l’incontro con una persona? E chi, infine, non si è mai trovato almeno una volta a far dipendere la propria felicità dalla presenza o assenza di qualcuno?
Alcuni mi scrivono su questo, vi riporto le frasi salienti di seguito.
L si racconta e mi scrive “io comprendo che far dipendere la felicità o semplicemente il malumore o buonumore dall’atteggiamento degli altri che spesso non ne sono neanche consapevoli, è la via che conduce all’amarezza, ok. Però Mata, dacci qualche consiglio su come salvaguardare noi stessi e smetterla di addossarci tutte le responsabilità.”
R invece mi scrive “quando ci si trova davanti una persona che si chiude, che non parla e non tira fuori nulla? Che si è creata una immagine distorta di noi e non ne vuole sentirne di comprendere come siamo? Che possiamo fare…?”
Nei miei tanti viaggi ho scoperto che, l’incontro con gli altri è il vero scopo del viaggio stesso. Perché è grazie agli altri che si scoprono parti di sé stessi. È grazie all’incontro con le diversità che si stimolano talenti altrimenti inutilizzati. E grazie a questi stimoli si cresce e si accrescono le nostre competenze e virtù.
E su questo importante tema chiamerò in mio aiuto , ve la ricordate?
Volly è la forza dell’ottenimento e poichè ha le idee chiare, lei, si presenta da sola.
Ciao Volly, ci hai già detto che per poter riprendere forza ed uscire da ogni forma di dipendenza che sentiamo e che viviamo (le stanze senza finestre e porte così tu le definisci), perché di questo si tratta, occorre stare in sé. Occorre riprendere con intenzione le redini della propria vita e spostare l’attenzione che di solito spendiamo per guardare gli altri, su noi stessi… MA è DIFFICILE questo passaggioooo. Perché, è più semplice sperare che tutto cambi senza fare un granché.
S e n z a d o v e r s i s e m p r e i m p e g n a r e a fare uffff……
Non sarebbe sufficiente parlare e dire all’altro come si deve comportare?
Volly parla poco, è più legata all’azione ma sono riuscita a farmi spiegare come funziona e quindi, ora traccerò per voi piccole linee che vi aiuteranno a comprendere perché accade tutto questo e come fare per diminuire al massimo il disagio o le variazioni eccessive del proprio umore e felicità, nell’incontro con gli altri.
A.L’incontro è utile
B.Nell’incontro accadono REAZIONI che sono fondamentali per mettere in movimento la motivazione, quindi, per essere in sé e non scivolare nel giudizio che noi potremmo esprimere sull’altro iniziando un circolo vizioso, dovremmo rimanere focalizzati sulla nostra reazione.
C.La reazione ci farà scoprire di avere bisogni e desideri che stavamo trascurando, per soddisfare i quali CI MUOVEREMO ed useremo talenti e capacità che se non utilizzate ci ingolferebbero.
D.Imparando a stare nei nostri bisogni e desideri, produrremo FORZA DI VOLONTA’ ed usciremo dalla paura del giudizio e da tutte quelle “stanze chiuse” che si chiamano dipendenze.
E.La forza di volontà prodotta, ci condurrà a fare le cose per noi stessi, per colmare i nostri bisogni ma anche per il piacere di farle, e questo ci allontanerà dalla dipendenza verso consensi, applausi o rimproveri. Se questi dovessero arrivare, saranno un possibile arricchimento e non più un elemento da cui dipenderà la nostra felicità o il nostro umore.
Avete capito?
Se avrete necessità di maggiori approfondimenti, scrivetemi