Un ambizioso progetto in ambito food di Aruba ha fatto della nocciola toscana una delle colture protette del nostro territorio
tutela del territorio
La tutela del territorio ha ispirato ad Aruba S.p.A. un interessante progetto in ambito food che, lanciato nel 2015, inizia a dare i suoi frutti oggi. Il principale cloud provider italiano ha deciso infatti, 8 anni fa, di trapiantare 35.000 piante di nocciolo nella Valle del Casentino in Toscana. Un progetto che ha voluto far leva su un’eccellenza del territorio toscano fin dall’antichità. Oggi sono disponibili per il mercato i prodotti a base di nocciola ricavati proprio da queste coltivazioni. Alessandro Goretti, agronomo di Aruba, ci illustra il progetto che rappresenta la sintesi di agricoltura sostenibile e, appunto, tutela del territorio.
Partiamo col dire che il Casentino è una piccola valle ancora incontaminata della Toscana tra le province di Arezzo e Firenze ed il nocciolo è presente in questo angolo di Toscana sin dall’antichità, basti pensare che è stato rilevato nell’erbario del parco delle foreste casentinesi al suo stato selvatico a fine 800. Nel 2015 – quindi – abbiamo deciso di scommettere su questa essenza, trapiantando più di 35.000 mila piante di nocciolo, accudendole e coltivandole con passione e dedizione fino ad oggi e riscoprendo un’antica coltivazione. Nel corso di questo lasso temporale le nostre piante si sono sviluppate, sono cresciute e hanno raggiunto la fase riproduttiva. Il nocciolo richiede fino a 7/8 anni per arrivare alla piena produzione, oggi quindi hanno raggiunto la loro maturità.
Rispettiamo i naturali cicli biologici, impiegando le risorse naturali che la nostra terra ci offre, con un approccio 100% sostenibile in termini ambientali e nel pieno rispetto della comunità che ci circonda. Restituiamo, quindi, quello che la natura e il territorio ci prestano, custodendoli come il più prezioso dei tesori. Per farlo, cerchiamo di bilanciare tutte le tecnologie che il mercato mette a disposizione. Ad esempio, utilizziamo solo impianti a goccia interrati che consentono di somministrare acqua in modo efficiente evitando sprechi di questa risorsa preziosissima. Le nostre piante sono gestite privilegiando le operazioni manuali e minimizzando l’impiego di prodotti di sintesi.
Tradizione vuol dire rispetto per l’uomo e valorizzazione del lavoro manuale, imprescindibile per l’ottenimento di un buon raccolto, ma significa anche integrazione dei nostri corileti con l’ecosistema e l’agroecositema locale, perseguibile soltanto mediante una gestione sostenibile che non può prescindere dall’impiego di tecnologie all’avanguardia integrate con pratiche agricole conservative. Un esempio di questa combinazione è dato dall’adozione dell’inerbimento sull’interfila, pratica che consente di reintegrare la sostanza organica limitando fenomeni di erosione del suolo e al contempo il monitoraggio del livello di umidità del suolo e quindi la gestione della risorsa idrica attraverso una rete di sensori dedicati che ci supportano nella scelta del migliore momento per irrigare: anche questo è un plus di cui possiamo godere grazie all’innovazione.
Eccellenza per noi è sinonimo di territorio, perché è il territorio a differenziare i nostri prodotti e renderli unici. L’Appennino toscano delimita l’area in cui coltiviamo, protegge le nostre coltivazioni con le sue cime, mitigando le temperature estive ma al contempo garantendo un’accentuata escursione termica giornaliera, fattore determinate dal punto di vista qualitativo e aromatico. Le nostre piante si dissetano con acqua pura che sgorga dalla sorgente dell’Arno, che ha nella nostra valle la sua culla. È il territorio – dunque – che rende i nostri prodotti un’eccellenza, conferendo alla nostra nocciola delle caratteristiche organolettiche davvero inimitabili.
In copertina foto di Frauke Riether da Pixabay
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