Allarme negli Stati Uniti per via di una rara infezione sanguigna che sta colpendo molte persone nello stato del Wisconsin (USA). Dallo scorso novembre quarantaquattro persone si sono ammalate, dopo avere contratto un batterio chiamato Elizabethkingia ANOVIS, secondo quanto riportato di recente dal Dipartimento della salute dello stato americano. Di queste diciotto sono morte. Nel comunicato dello stesso dipartimento, si legge: “Il dipartimento della salute del Wisconsin attualmente sta investigando circa un’epidemia di infezioni sanguigne causate dall’Elizabethkingia.
La maggior parte dei pazienti infetti possiedono un’età intorno ai 65 anni e tutti i pazienti hanno sofferto almeno una volta di una grave malattia”. A rischio contagio, infatti, sono individui con un sistema immunitario debole, compromesso anche per colpa di determinate malattie. I sintomi sono fiato corto, febbre, brividi e cellulite. Tuttavia, sarebbero necessari ulteriori test per cercare di capire quale sia l’origine di questa infezione in quanto questa risulta ancora sconosciuta.
In ogni caso dopo un’iniziale guida circa il trattamento, continua il comunicato “c’è stata una rapida identificazione dei casi e la sanità è stata capace di curare e migliorare la condizione dei pazienti”. L’Elizabethkingia ANOVIS, precedentemente conosciuto come Flavobacterium meningosepticum e come Chryseobacteriummeningosepticu
La maggior parte delle infezioni da E. meningoseptica è di origine nosocomiale, sia nei bambini che negli adulti, e fattori di rischio predisponenti all’infezione sono negliadulti le disfunzioni immunitarie preesistenti e nei bambini la nascita prematura. Ad ogni modo, le infezioni da Elizabethkingia possono verificarsi anche in ospiti immunocompetenti e un precedente studio svolto a Taiwan haregistrato un aumento dell’incidenza di batteriemie causate da Elizabethkingia.
Poiché le manifestazioni cliniche e di laboratorio dell’infezione da Elizabethkingia non sono patognomiche, la diagnosi microbiologica precoce è essenziale per selezionare la terapia antibiotica appropriata assicurando la prognosi favorevole per il paziente.
Negli ultimi anni a molti pazienti sono state diagnosticate infezioni nosocomiali causate da Elizabethkingia, ma pochissimi sono i casi riportati in letteratura. Poiché i viaggi verso tale destinazione sono frequenti e la vigilanza deve essere mantenuta per i casi eventualmente importati di Elizabethkingia nell’UE, anche al fine di aumentare la consapevolezza tra i medici, gli operatori sanitari e le autorità di sicurezza del sangue.
Tuttavia, casi importati nella UE non sono stati individuati tra migranti e viaggiatori di ritorno dalla zone endemica, anche se è un batterio che risulta essere ampiamente distribuito nella natura, dall’acqua dolce a quella salata o nel terreno.