Bambini e donne in gravidanza risultano tra le circa 240 persone disperse o annegate al largo delle coste dellaLibia in due diversi naufragi nella notte tra mercoledì e giovedì, nel tentativo di raggiungere le coste italiane.
Tra i 29 superstiti portati in salvo a Lampedusa dalla Guardia Costiera c’è anche una giovane donna proveniente dalla Liberia, cheha perso due figli di 2 e 13 anni e un fratello di 21, tutti annegati quando l’imbarcazione su cui viaggiavano si è capovolta.
Helena Rodriguez, ginecologa e mediatrice culturale dell’UNICEF in servizio presso l’ambulatorio di Lampedusa sta collaborando con gli operatori sanitari locali per curare la donna, colpita da polmonite acuta e sotto shock.
«Anche se avevano pagato i contrabbandieri ben 2.400 euro per la traversata dalla Libia dei quattro familiari, quando hanno visto le condizioni assolutamente precarie dell’imbarcazione, si erano rifiutati di salire perché avevano paura di naufragare».
«Con la minaccia delle armi i trafficanti hanno costretto i migranti a salire a bordo, benché l’imbarcazione fosse visibilmente inadeguata alla navigazione.Questo è il motivo per cui così tante persone sono annegate ad appena 12 km. dalla costa libica».
Helena Rodriguez, che la notte scorsa era sul molo per assistere i superstiti, ha riferito che le persone soccorse all’arrivo presentavano segni di sindrome da annegamento e gravi ustioni per l’esposizione al carburante. Alcuni di loro erano in coma. Almeno altre due donne, portate in salvo da una nave di soccorso norvegese, hanno perso i loro figli in mare. La maggior parte dei migranti provenivano da Senegal, Liberia, Guinea e Nigeria.
Il 2016 si avvia a diventare l’anno più letale della storia recente per le morti in mare: più di 4.200 persone sono morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo.
A oggi, secondo i dati dell’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (UNHCR) risultano sbarcate in Italia159.410 persone.