12 Paesi comunitari hanno scritto ai vertici dell’Unione europea sulla spinosa questione della difesa comune. Hanno espressamente richiesto finanziamenti per erigere muri anti migranti. La richiesta, che segna un altro ostacolo alla creazione di una politica europea sulle migrazioni che sia giusta ma anche umana, non ha avuto seguito, anzi, va contro quello che è il fondamento dell’Europa stessa.
La lettera dei 12
Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia e Slovacchia, sono i Paesi che hanno scritto ai vertici dell’Unione europea chiedendo la modifica del codice delle frontiere di Schengen. La modifica renderebbe possibile la costruzione di barriere fisiche per la protezione dei confini. Una soluzione efficace, secondo gli scriventi, che andrebbe a vantaggio non solo dei Paesi confinanti dell’Unione europea ma di tutta la Comunità. La misura, considerata legittima dai firmatari della lettera, dovrebbe quindi essere finanziata dall’unione con specifiche voci di bilancio.
Se alzi un muro, pensa a cosa lasci fuori
Italo Calvino, “Il barone rampante”
La questione migranti
“Protezione dei confini” è solo la veste diplomatica che nasconde una realtà ben diversa e cioè il respingimento dei migranti. La proposta dei 12 Paesi scrive un capitolo importante sulla questione in Europa. Una questione che l’Europa non è ancora riuscita a risolvere. Se il muro eretto dall’Ungheria di Viktor Orban, per respingere i migranti in cammino sulla rotta balcanica, e gli atteggiamenti della Turchia di Recep Tayyip Erdogan (in violazione degli accordi con l’Ue) li avevamo considerati dei casi isolati, ora siamo davanti a un fronte nutrito di Paesi che comprende anche quelli che non necessariamente sentono su di loro il peso delle migrazioni per ragioni geografiche (come ad esempio la Danimarca) ma che sono comunque favorevoli alla linea dura sulle migrazioni. E’ chiaro il tentativo di sdoganare politiche assolutamente disumane (basta informarsi sui campi profughi di Lipa e Lesbo) approfittando della mancanza, come dicevamo, di una politica sulle migrazioni giusta ed efficace.
L’Unione europea e la difesa comune
La Slovenia, presidente di turno al Consiglio, ha fatto sapere che sosterrà la proposta dei 12 Paesi. Il ministro dell’Interno sloveno Ales Hojs ha ricordato che “dopo il disastro del 2015, la Slovenia ha deciso di erigere barriere, a sue spese, su parte del confine della Croazia, e continuerà a farlo in futuro” per fronteggiare i flussi migratori. L’Unione europea, che ha reso nota la sua posizione attraverso il presidente del parlamento David Sassoli, discuterà sulla questione migranti la prossima settimana. Il Consiglio si riunirà il giorno 21 e il 22 come richiesto dall’Italia e come conclusione del summit di giugno. Come si affronterà ora, alla luce di questo documento, l’argomento migranti? Le istituzioni comunitarie riusciranno a mediare tra le visioni così discordanti tra i vari Paesi (che evidentemente non vogliono neanche più nasconderlo) ricordando cos’è davvero per l’Ue la difesa comune?
In copertina foto di Jody Davis da Pixabay