La fiducia degli italiani nei vaccini è in aumento: oggi il 43% dichiara piena fiducia, contro il 22% del 2014. In particolare, cresce la fiducia nei vaccini offerti dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN): il 50,6% dei genitori vi ripone fiducia. Inoltre, quasi sei persone su dieci (59,5%) ritengono che non vaccinarsi comporti rischi maggiori di quelli legati ai vaccini stessi, mentre oltre la metà (54,6%) si dichiara disponibile a ricevere una dose aggiuntiva se questo garantisce maggiore protezione ed efficacia. Tuttavia, il 42% lamenta che le informazioni disponibili siano numerose ma spesso confuse e contraddittorie. La partecipazione alle campagne vaccinali, quindi, rimane complessa e risente anche di una certa stanchezza post-Covid, con una percezione del rischio piuttosto bassa, persino tra le persone più vulnerabili.
È quanto emerge dall’indagine del Censis “I nuovi tratti della vaccinazione in Italia”, condotta su un campione di 1.462 cittadini maggiorenni. Lo studio evidenzia una maggiore propensione degli italiani a prendersi cura della propria salute, con un ruolo crescente anche per i vaccini: il 59,9% fa screening e controlli anche senza sintomi e il 51,1% adotta uno stile di vita sano, curando l’alimentazione e praticando attività fisica.
Un numero crescente di italiani sceglie di vaccinarsi
Il 36,9% degli intervistati dichiara di ricorrere alle vaccinazioni, una quota più che raddoppiata rispetto al 16,9% registrato nel 2014. Un aumento legato anche all’esperienza della vaccinazione di massa contro il Covid-19. È salita anche la percentuale di chi ripone piena fiducia nei vaccini (dal 22% al 43%) e soprattutto nei vaccini garantiti dal SSN, che passano dal 30,7% al 50,6% tra i genitori.
La disponibilità a ricevere una dose aggiuntiva per una protezione maggiore (54,6%) conferma la fiducia verso i vaccini, mentre i contrari restano una minoranza (22,3%). La conoscenza sul tema è diffusa: il 71,5% si dichiara molto (7,5%) o abbastanza informato (64%), con un picco di consapevolezza sulla vaccinazione anti-Covid (nota al 98,7%). Tuttavia, escludendo Covid (84,8%) e influenza (50%), le altre vaccinazioni restano meno diffuse, anche tra persone croniche che potrebbero trarne beneficio.
Vaccini nei bambini e in gravidanza
Diversa la situazione tra i genitori: la quasi totalità (97%) ha vaccinato i propri figli. Ben più bassa, invece, l’adesione alla vaccinazione in gravidanza: solo il 36,7% delle donne dichiara di essersi vaccinata almeno una volta durante la gestazione, una quota che cresce solo tra le madri di bambini da 0 a 5 anni. Più della metà delle donne con figli (53,1%) afferma di non aver ricevuto alcun consiglio a vaccinarsi in gravidanza.
Vaccini: il nodo dell’informazione
L’informazione rimane un tema cruciale: sebbene molti italiani ritengano di essere informati, cresce la percezione di un eccesso di notizie poco chiare. Oggi solo il 26,3% ritiene che le informazioni siano adeguate e chiare, mentre il 42% (in aumento rispetto al 32,5% del 2014) le giudica abbondanti ma confuse.
Internet è la fonte più utilizzata per cercare informazioni (il 90% degli utenti e-health, passati dal 25,7% al 63%), ma le figure sanitarie restano il principale punto di riferimento. Il 71,7% indica il medico di base come fonte primaria, mentre i servizi vaccinali delle ASL vengono citati solo dal 20% circa per i vaccini pediatrici e per adulti.
Chi dovrebbe vaccinarsi
I vaccini vengono considerati soprattutto uno strumento di protezione per chi è più esposto a rischi professionali, sociali o fisici, piuttosto che una semplice misura per evitare di ammalarsi. Secondo gli intervistati, dovrebbero vaccinarsi in via prioritaria il personale sanitario (89,3%), le persone con malattie croniche (86,8%) e chi lavora o vive in contesti a rischio di contagio, come insegnanti o ricoverati (86,7%).
Rimane centrale la percezione del rischio: la pandemia ha lasciato una certa stanchezza che coinvolge anche l’adesione alle vaccinazioni, pur riconosciute come fondamentali. Nonostante il 90% abbia ricevuto il vaccino anti-Covid, solo un terzo prevede di ripeterlo in futuro e poco più della metà intende vaccinarsi contro l’influenza.
Il 59,5% ritiene che non vaccinarsi sia più pericoloso che farlo, ma permangono dubbi: pur riconoscendo il ruolo dei vaccini nell’eradicazione di malattie come la poliomielite (95,3%) e nella protezione della collettività (84,4%), l’opinione pubblica mostra ancora un atteggiamento di diffidenza, giudicato più negativo rispetto al passato dall’85,9% degli intervistati. Rimangono incertezze su efficacia e sicurezza.
Le azioni per rafforzare l’adesione
Tra le proposte per favorire una maggiore adesione alle vaccinazioni spiccano due direttrici: potenziare il ruolo informativo e consulenziale degli operatori sanitari (56,3%), anche attraverso una migliore formazione specifica (27%); migliorare l’organizzazione e la logistica, ad esempio offrendo vaccinazioni a domicilio per i soggetti fragili (25,5%), rendendo più efficienti i servizi vaccinali delle ASL (23%) e ampliando i luoghi in cui potersi vaccinare, come ambulatori dei medici di famiglia, farmacie e scuole.
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