Vediamo cos'è il vaiolo delle scimmie, come si trasmette e quali sono le sue ripercussioni sulla salute dell'uomo
vaiolo scimmie
Cos’è il vaiolo delle scimmie? L’interrogativo si agita nelle nostre menti provate da due anni di pandemia. Al momento sappiamo che in Italia sono presenti 7 casi di cui 5 a Roma 1 ad Arezzo e 1 in Lombardia. Alcuni di loro sono ricoverati presso l’Istituto Spallanzani della capitale, mentre uno è seguito a domicilio. In tutti i casi le condizioni di salute degli ammalati sono discrete. Intanto il ministero della Salute ha emanato una circolare con le misure per contrastare il diffondersi del virus.
Il vaiolo delle scimmie (o Monkeypox) è una zoonosi silvestre: un’infezione, cioè, che si diffonde tra gli animali selvatici (in questo caso scimmie e roditori) e può essere trasmessa agli uomini. Il virus circola generalmente nelle zone boscose dell’Africa centrale e occidentale. Il virus, appartenente alla famiglia del vaiolo, fu isolato per la prima volta in un laboratorio danese nel 1958 mentre come patogeno umano fu scoperto per la prima volta nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo. Da allora i casi tra gli uomini sono stati individuati in altri Paesi africani. Attualmente la malattia è endemica in Benin, Camerun, Repubblica Centro Africana, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Gana (solo casi in animali), Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo, Sierra Leone, e Sud Sudan.
La trasmissione da uomo a uomo del Monkeypox non è semplice. Generalmente il contagio avviene attraverso i fluidi corporei o il contatto con le lesioni cutanee di una persona infetta. Ci si può contagiare anche attraverso le goccioline dopo un faccia a faccia prolungato, con lenzuola e vestiti infetti e anche attraverso i rapporti intimi. Il contatto con animali infetti, vivi o morti, attraverso la caccia o il consumo di carne, rappresenta un fattore di rischio. Il periodo di incubazione della malattia varia dai 5 ai 21 giorni. La malattia si manifesta con febbre, mal di testa, dolori muscolari, rigonfiamento dei linfonodi ed eruzioni cutanee. Queste ultime appaiono inizialmente come macchie, poi vescicole e infine pustole pruriginose o dolorose che generano croste. In genere i sintomi scompaiono spontaneamente nel giro di 2 o al massimo 4 settimane. In casi gravi possono essere somministrati degli antivirali.
Dal 13 maggio nuovi casi di vaiolo delle scimmie sono stati registrati in alcuni Paesi europei tra cui l’Italia. Il ministero della Salute ha prontamente emanato una circolare con le misure per contrastare la diffusione del virus. I contatti stretti con persone infette devono auto monitorarsi per tutto il tempo del periodo di incubazione. Chi si contagia deve comunicarlo al Dipartimento di Prevenzione, al medico curante e isolarsi. L’obbligo della quarantena scade con la caduta delle croste. Nel periodo della malattia bisogna astenersi dai rapporti sessuali ed evitare il contatto con gli animali domestici. Il virus, infatti, si diffonde facilmente tra gli animali e potrebbe diventare endemico. Le operazioni di pulizia, infine, vanno fatte con disinfettanti a base di ipoclorito di sodio (NaClO) allo 0,1% senza alzare polvere.
In copertina foto di Pavan Prasad da Pixabay
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