Categorie: Fatti

5G in Italia: l’unione fa la forza

Si è svolto il13 dicembre a Roma il summit “5G: l’Italia sarà leader?” organizzato dal Gruppo Digital360 sulla sfida del 5G in Italia. L’evento, che è stato un successo di presenze a riprova del grande interesse generale che suscita l’argomento, è stato organizzato con l’obiettivo di mettere a confronto i protagonisti di questa rivoluzione tecnologica , cruciale per il futuro del nostro Paese.  Le tavole rotonde, mediate da Gildo Campesato e Mila Fiordalisi, hanno affrontato la questione a 360 grandi, con un focus particolare sui rischi e le opportunità che offre  questo tipo di tecnologia.  Una cosa è certa, il 5G è un’opportunità per il nostro paese e non dobbiamo farcela scappare. Ma qual è  lo stato di salute delle nostre infrastrutture? Ci sono le condizioni per far decollare la tecnologia 5G ed evitare che l’Italia si riduca a fanalino di coda degli altri paesi?  

Diciamo che siamo messi benino, è necessario però un cambio radicale del settore delle Telco per affrontare al meglio il futuro.  Ne è convinto Andrea Rangone direttore di Digital360, secondo cui in questa partita il settore delle Telecomunicazioni gioca un ruolo fondamentale. Parliamo di un settore strategico nello sviluppo del 5G tuttavia, poiché negli ultimi anni sta sofferto tantissimo per una evidente contrazione dei ricavi (peraltro sempre crescente) a causa della guerra dei prezzi, c’è la possibilità che si indebolisca. Questo, sostiene Rangone, è uno dei grandi rischi che bisogna a tutti i costi evitare anche perché potrebbe avere un effetto domino su molti altri settori della filiera. Secondo Rangone è fondamentale un cambiamento strutturale del settore senza il quale il paese non va da nessuna parte.  

Anche secondo Antonio Sassano, presidente della Fondazione Ugo Bordoni, la competizione tra le Telco in questo momento non giova a nessuno. I costi sostenuti per l’acquisto delle frequenze sono stati un bagno di sangue e questo, di contro, comporterà un’inevitabile contrazione degli investimenti per sviluppare le reti 5G.

Una dicotomia quindi che deve essere assolutamente evitata. Ma come ci si deve muovere allora? Semplice: mettendosi tutti insieme. Ora servono le reti e le reti costano, pertanto vanno pensate e costruite insieme. Ce lo dimostra la Corea, continua Sassano, che nel corso della sperimentazione del 5G durante le Olimpiadi autunnali ha constatato che per far funzionare le reti 5G servono quattro volte più trasmettitori locali e che solo la fibra è il driver principale per arrivare ai trasmettitori.  

Inevitabile chiamare in causa Simone Bonannini, Direttore Commerciale e Marketing di Open Fiber secondo cui  il primato che aveva l’Italia nelle telecomunicazioni vent’anni fa si è perso, perché sostanzialmente non siamo stati in grado di fare “sistema”.  La fibra è un elemento fondamentale per lo sviluppo del 5G così come è fondamentale, secondo Bonannini,  prevedere una condivisione degli investimenti con altri partner, altrimenti si rischia una competizione poco sana, distruggendo valore. Mettere insieme gli investimenti significa riuscire più facilmente a diventare leader in Europa e forse anche nel mondo, perché abbiamo le potenzialità e i mezzi per farlo.  

Ma non è sufficiente condividere gli investimenti, secondo Marco Bussone, Presidente di UncemGli operatori devono capire che è necessario uno sforzo per colmare il gap territoriale enorme che oggi esiste tra aree densamente abitate e non. Ci vuole un nuovo patto con gli operatori. Contestualmente, continua Bussone,  è necessaria anche un’adeguata formazione ai futuri fruitori di questa tecnologia sulla quale si sta investendo e che diventerà il nostro futuro. L’ Associazione  Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunita’ Enti Montani) si  impegnerà a formare e istruire le pubbliche amministrazioni, i cittadini e gli enti locali sulle opportunità che riserva la nuova tecnologia e sul miglioramento delle condizioni di vita. Questo è un tema che riguarda tutto di paese. Bisogna portare la tecnologia sui territori come elemento di lotta alla sperequazione di territorio, è una questione di democrazia! ha concluso  Bussone 

Francesca Amore

Trapiantata a Roma per necessità ma emotivamente ancorata a Napoli, non ha mai smesso di sperare che un giorno ci ritornerà definitivamente. Laureata all?istituto Universitario Orientale in lingue slave , si occupa di traduzioni dal russo e dal polacco. Giornalista pubblicista dal 2005, è appassionata di arte e letteratura in genere, ma di quella russa in particolare. Ama scrivere sugli argomenti più disparati perché di indole curiosa.Generosa, impulsiva e sincera, non ama le persone intellettualmente disoneste, ma si sa, il mondo è bello perché è vario, ma intanto? io mi scanso.

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Francesca Amore

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