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Abbattimento Vele di Scampia: ultimo atto di un sogno perduto

L'abbattimento delle Vele di Scampia rappresenta il fallimento di un progetto architettonico di edilizia sociale e la speranza di una riqualificazione dell'intero territorio

L’abbattimento delle Vele di Scampia rappresenta il fallimento di un progetto di rinascita per la città di Napoli. Le Vele di Scampia sono il simbolo di un’epoca passata e delle sfide sociali che ne hanno segnato il destino. Il progetto delle Vele di Scampia ebbe inizio negli anni ’60, quando l’architetto italiano Francesco Di Salvo progettò una serie di grattacieli residenziali, noti come le Vele, per affrontare la crescente domanda di alloggi nella città.

La residenza sociale

Il contesto in cui nacquero le Vele era caratterizzato da una rapida urbanizzazione e dalla necessità di fornire soluzioni abitative a una popolazione in costante crescita. La visione di Di Salvo era ambiziosa: creare spazi residenziali funzionali e moderni che avrebbero contribuito a migliorare la qualità della vita degli abitanti di Scampia.

Il suo progetto si ispirava alla corrente architettonica dell’Existenzminimum, che prediligeva gli spazi comuni alle abitazioni singole. Ogni singola abitazione, cioè, aveva spazi ridotti al minimo. La maggior parte dello spazio era dedicato alle parti comuni, dedicate alla socialità. Con ogni probabilità Di Salvo si ispirò ai quartieri di Napoli dove insistevano i vicoli. Con il suo progetto, volle ricreare la dimensione sociale che si veniva a creare in quei contesti, all’interno di un condominio.

Esempio di degrado urbano

Tuttavia, nel corso degli anni, le Vele di Scampia hanno subito una trasformazione sorprendente, passando da simbolo di speranza a esempio di degrado urbano. Il processo di degrado iniziò a manifestarsi a causa di diversi fattori, tra cui la cattiva gestione delle strutture, la mancanza di manutenzione adeguata e il crescente isolamento sociale della comunità.

Il degrado si rifletteva sia nella condizione fisica degli edifici che nella vita quotidiana dei residenti. I corridoi bui e trascurati delle Vele divennero spesso terreno fertile per attività criminali, aumentando la percezione di insicurezza tra gli abitanti. Le strutture, una volta orgogliose e moderne, si trasformarono gradualmente in un simbolo di decadenza urbana.

L’abbattimento delle Vele di Scampia

Nel corso degli anni, il dibattito sulla demolizione o sulla riqualificazione delle Vele di Scampia ha diviso opinioni e ha generato intense discussioni sulla preservazione del patrimonio architettonico contro la necessità di affrontare i problemi sociali derivanti dalla degradata situazione abitativa.

Negli ultimi anni, un progetto di abbattimento graduale delle Vele di Scampia è stato messo in atto, segnando un capitolo importante nella storia di queste strutture. L’obiettivo è quello di ridisegnare lo skyline di Scampia, eliminando le Vele esistenti e sostituendole con nuove soluzioni abitative più moderne e funzionali.

Le prime tre Vele, la F, la G e la H, furono abbattute tra il 1997 e il 2003. La demolizione fu condotta con l’aiuto di esplosivi. Nel 2016, il Comune diede il via libera per l’abbattimento di altre tre Vele e la riqualificazione di una quarta, la Vela azzurra. Questa sarà l’unica a rimanere in piedi. Nel 2019, infatti, è stata deliberata la demolizione delle ultime tre delle quattro Vele rimaste in piedi.

In copertina foto di Mirko Bozzato da Pixabay

Serena Bonvisio

Giornalista pubblicista, ha al suo attivo collaborazioni con diverse testate locali e nazionali, nonché esperienza di radio e ufficio stampa. Il web è come il primo amore... non si scorda mai.

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Serena Bonvisio

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