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Africa, Eni e Luiss lanciano primo network su transizione energetica continente

Eni e l'Università Luiss Guido Carli hanno dato il via alla conferenza inaugurale dell’International Network on African Energy Transition

(Adnkronos) – Eni e l’Università Luiss Guido Carli hanno dato il via oggi a Roma alla conferenza inaugurale dell’International Network on African Energy Transition (INAET), che riunisce importanti istituzioni, università, think-tank e studiosi provenienti dall’Africa, dall’Europa e da tutto il mondo per creare un polo comune sulla transizione del continente.

In Africa, dove si trovano alcune delle economie a più rapida crescita su scala globale, la transizione energetica rappresenta un’enorme opportunità per il continente; l’ambizione di INAET è quella di far leva su questo potenziale, esplorando nuovi percorsi di collaborazione tra i principali attori in gioco.

La conferenza, che si svolge oggi e domani, vede la partecipazione di università, centri di ricerca e istituzioni di alto livello provenienti da Algeria, Congo, Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Kenya, Mozambico, Nigeria, Ruanda e Sudafrica. L’obiettivo è quello di creare sinergie con le università e le istituzioni, sia europee che internazionali, che partecipano all’evento. Tra queste l’Istituto Universitario Europeo, il Fondo Monetario Internazionale, l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA), il Consiglio Atlantico, il Ministero degli Affari Esteri italiano, Cassa Depositi e Prestiti e altri soggetti rilevanti.

Combinando l’esperienza accademica di primo piano dell’Università Luiss con il know-how di Eni nel settore energetico e la consolidata presenza dell’azienda in Africa, l’evento prevede di affrontare cinque priorità principali: misure di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico; percorsi di sviluppo dell’Africa e risorse necessarie; prospettive delle giovani generazioni sulla transizione energetica; priorità africane nella transizione energetica; attori internazionali e ruolo del settore privato nella transizione energetica africana.

Eni è presente in Africa dagli anni ’50 e attualmente opera in 14 Paesi del continente. L’azienda è impegnata a migliorare l’accesso all’energia in Africa attraverso un ampio portafoglio di progetti, che spaziano dalla produzione di energia tradizionale a quella rinnovabile, oltre che ad atre iniziative innovative. Eni sta fornendo fornelli ad alta efficienza energetica (in Mozambico, Congo, Costa d’Avorio e Kenya, tra gli altri); integrando i Paesi africani nella catena del valore dei biocarburanti (in Kenya, Mozambico, Congo, Costa d’Avorio e Ruanda, tra gli altri); investendo nella creazione di centri di ricerca sulle nuove energie (Oyo in Congo e Solar Lab in Algeria, tra gli altri); alimentando pozzi d’acqua con il fotovoltaico in collaborazione con primarie agenzie internazionali (es. Nigeria); investendo in programmi educativi incentrati sul settore energetico e sulla riqualificazione delle competenze dei professionisti (in Egitto, Mozambico e Costa d’Avorio, tra gli altri).

La Luiss, attualmente al 14° posto per gli Studi Politici e Internazionali nel prestigioso QS Ranking by Subject 2023, contribuisce attivamente alla formazione della futura classe dirigente africana. Grazie al Progetto Africa Subsahariana, finanziato dalla stessa Eni, la Luiss offre borse di studio a studenti, provenienti da Angola, Mozambico, Nigeria, Congo, Gambia, Ghana, Ruanda e Burundi, destinati a diventare i nuovi leader globali e a gestire le sfide geopolitiche, economiche e ambientali dei prossimi anni nel loro continente.

—economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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