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Alla Casina delle Civette il mondo fluttuante di Anna Onesti

Dal 2 aprile al 31 maggio 2020 esposti otto arazzi e otto aquiloni in carta che omaggiano il Giappone e delineano un ponte tra tradizioni artistiche diverse

La Casina delle Civette, Musei di Villa Torlonia, ospita dal 2 aprile al 31 maggio 2020 la mostra “Un mondo fluttuante. Opere su carta di Anna Onesti”, che presenta otto arazzi e otto aquiloni in carta giapponese, frutto del recente lavoro dell’artista che da oltre venti anni approfondisce tradizioni artistiche diverse e spesso lontane.

La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il patrocinio della Fondazione Italia Giappone, è a cura di Alessia Ferraro. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura. L’ingresso è gratuito per i possessori della MIC Card.

Anna Onesti è un’artista, dal percorso complesso e articolato, che ha collaborato con importanti istituzioni internazionali impegnate nella salvaguardia del patrimonio culturale. I suoi lavori sono realizzati su carta washi, “carta giapponese”, utilizzando tecniche decorative ispirate alla tintura tradizionale dei tessuti e apprese nei suoi periodi di studio in Giappone, come l’itajimezome, lo shiborizome e il katazome.

La storia della carta in Giappone affonda le sue radici in epoche lontane grazie ai contatti con la Cina tramite la Corea e grazie all’avvento del Buddhismo, introdotto ufficialmente nel 552. Il termine washi indica varie tipologie di carta che si differenziano per tecniche esecutive e per tipo di fibre utilizzate.
Le opere in mostra, sia gli arazzi che gli aquiloni, sono realizzate impiegando carta washi ottenuta dalla lavorazione delle fibre di kozo e colori di origine vegetale come il blu dell’indigofera tinctoria (ai), il viola del legno del Brasile (suwo), il rosso delle radici di robbia (akane), il giallo dell’albero di Amur (kihada), il bruno dei frutti dell’ontano (yashiya), il verde delle noci di galla (fushi), il nero dell’inchiostro di carbone (sumi). Le fibre della carta washi, lunghe e morbide, hanno la capacità di trasmettere alle materie impiegate profondità e di donare alle macchie di colore e alle tracce dei segni una foschia leggera che addolcisce i contorni e smussa i tratti trasformando il colore in materia pulsante. I procedimenti tecnici utilizzati – l’impronta, il ricalco, la tintura per piegatura o per legatura – permettono all’artista di replicare le sue forme stabilendo un ritmo che assume una cadenza meditativa ricca di rimandi, di assonanze, di echi.

Un’opera, quella di Anna Onesti, che, partendo da un’estrema aderenza ai materiali utilizzati, cerca di affermare un’esperienza sensoriale del sentire ottico e fisico del tutto originale, grazie anche all’uso di una manualità che sembra sfociare in una ritualità senza tempo.

La carta di produzione artigianale conserva ancora oggi in Oriente una tradizione manifatturiera straordinariamente viva, così come l’impiego dei colori naturali che oggi sono tornati ad essere prodotti anche sui nostri territori. Questi materiali, con le loro particolarità e le loro polivalenze, hanno tutte le caratteristiche per adattarsi ad un mondo tecnologico molto diverso da quello delle loro origini. La mostra dunque vuole riflettere anche su queste materie preziose e uniche il cui sviluppo dipende molto dalla qualità dell’ambiente e dal suo giusto equilibrio ecologico.
Redazione CinqueColonne

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