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Amnesty: Rio 2016 nel segno della repressione

In conclusione della sua campagna sul rispetto dei diritti umani durante le Olimpiadi 2016 di Rio de Janeiro, Amnesty International ha diffuso il rapporto“Un lascito di violenza: uccisioni da parte della polizia e repressione delle proteste a Rio”. Una delegazione dell’organizzazione per i diritti umani ha consegnato al ministro per la Sicurezza pubblica dello stato di Rio de Janeiro oltre 209.000 firme di persone, di ogni parte del mondo, che avevano chiesto il rispetto dei diritti umani nel corso delle operazioni di sicurezza durante le Olimpiadi.

Contemporaneamente, Amnesty International Italia ha consegnato all’ambasciata del Brasile a Roma quasi dieci mila firme raccolte nel corso della campagna.

Il nuovo rapporto di Amnesty International si chiede quale lascito in termini di pubblica sicurezza abbiano consegnato le Olimpiadi di Rio. In occasione della candidatura ufficiale, la città era stata presentata come un luogo in cui vi sarebbe stata sicurezza per tutti. Invece, è proseguito il solito modello di violenta repressione delle proteste ed è stato registrato un profondo aumento degli omicidi a seguito di operazioni di polizia, alla vigilia e durante lo svolgimento del grande evento sportivo.

“Stupisce che le autorità brasiliane e gli organizzatori delle Olimpiadi sostengano che la strategia di sicurezza per Rio 2016 è stata un successo. Le forze di polizia hanno agito con violenza, lasciando alle loro spalle decine di morti e feriti e rendendosi responsabili di irruzioni nelle case private, minacce, aggressioni fisiche e verbali nei confronti di residenti delle favelas e di altre zone marginalizzate della città” – ha dichiarato Atila Roque, direttore generale di Amnesty International Brasile.

Sintesi del rapporto

Operazioni di polizia estremamente violente sono state condotte durante l’intera durata delle Olimpiadi in varie zone di Rio de Janeiro, tra cui Acari, Cidade de Deus, Borel, Manguinhos, Alemão, Maré, Del Castilho e Cantagalo. Amnesty International ha identificato almeno otto persone uccise dalla polizia, durante quel periodo, nella città di Rio. 

In diverse occasioni, manifestazioni e proteste sono state represse impiegando una forza eccessiva e non necessaria, come nelle aree interessate dal percorso della torcia olimpica e in altre zone di Rio, tra cui Angra dos Reis e Duque de Caxias. La polizia ha usato armi “meno che letali” come gas lacrimogeni, granate stordenti e pallottole di gomma in modo illegale e ha effettuato numerosi arresti. 

Alle persone che indossavano magliette o esponevano bandiere o striscioni di protesta è stato impedito di entrare negli impianti sportivi, in violazione del diritto alla libertà di espressione. Anche dopo la decisione di un giudice federale di consentire queste manifestazioni, l’atteggiamento rude delle forze di polizia è proseguito all’interno degli stadi.

“La più grande lezione che possiamo e dobbiamo trarre dalle Olimpiadi di Rio è che ospitare grandi eventi sportivi del genere in un contesto di violazioni dei diritti umani, come gli sgomberi forzati e la violenza della polizia, non dev’essere accettato né apprezzato in qualsiasi città del mondo. Non ha alcun senso adottare misure di cui beneficerà solo una parte della popolazione mentre altri cittadini ne subiranno l’impatto negativo” – ha commentato Roque.

“Per quanto riguarda in particolare le politiche in materia di sicurezza pubblica, Rio ha sprecato un’opportunità storica: quella di fare un passo avanti verso la fine delle esecuzioni extragiudiziali e degli omicidi durante le operazioni di polizia e di proteggere il diritto umano alla vita di tutti gli abitanti di Rio” – ha concluso Roque.

Redazione CinqueColonne

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