L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito l'aspartame nell'elenco delle sostanze possibilmente cancerogene. Cosa comporterà questa decisione?
L’aspartame è possibilmente cancerogeno. E’ con questa espressione che il dolcificante artificiale più diffuso al mondo è stato catalogato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Come dobbiamo comportarci ora che lo sappiamo? Dobbiamo abolirne il consumo? Non troveremo più i prodotti con aspartame sugli scaffali dei supermercati? La definizione, in effetti, può indurre in confusione e allora facciamo chiarezza.
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), la sezione dell’Organizzazione Mondiale di Sanità specializzata nella ricerca oncologica, classifica le sostanze su quattro livelli:
L’IARC ha inserito l’aspartame nel gruppo 2B. Nel gruppo, cioè, che rappresenta il pericolo più basso.
La decisione è stata presa dall’OMS dopo il confronto tra due studi. Il primo condotto dall’IARC che ha raccolto i dati su diversi studi scientifici sull’aspartame degli ultimi decenni. Il secondo è stato prodotto dagli esperti di FAO e OMS e analizza le correlazioni tra quantità assunte e potenziale cancerogeno.
Il rischio cancerogeno collegato all’aspartame si basa proprio sulle quantità. L’OMS raccomanda, infatti, di non superare la dose giornaliera di 40 milligrammi di aspartame per chilo corporeo. Per avere un’idea di ciò che questo significa basti sapere che una persona adulta del peso di 70 chili dovrebbe consumare al massimo 15 lattine di bibite “zero” al giorno.
Per i bambini e gli adolescenti, la dose massima consigliata scende a 5 lattine al giorno.
Tutte le bibite cosiddette zero contengono aspartame. Tuttavia questo dolcificante artificiale lo ritroviamo in tanti altri alimenti quali:
La nuova classificazione dell’aspartame da parte dell’OMS non prevede, dunque, che si smetta di consumare la sostanza e non richiede il ritiro dal mercato degli alimenti che la contengono.
In copertina foto di Towfiqu barbhuiya su Unsplash
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