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Cara Grecia, come stai?

Ben poco in questi ultimi tempi si sente parlare del paese ellenico e delle sue sorti. Eravamo rimasti al riscatto d’orgoglio da parte di un popolo greco che, esausto per le le continue restrizioni, l’aumento della povertà e il debito pubblico a cui far fronte, nel referendum del 2015, alzando la testa, urla il suo deciso No all’Unione Europea.  La tragedia greca sembra così essere giunta finalmente al termine. Neanche il tempo di brindare alla Grexit che bisogna smontare i festoni: il dietrofront del presidente Alexis Tsipras, consapevole della debolezza del Paese ed impossibilitato a slegarsi dall’Europa, non si fa attendere. E ora? L’antica terra del mito e degli Dei è ancora una nazione da conquistare nella contemporanea guerra per la supremazia economica da parte degli Stati più fortunati? O la Nazione si avvia lentamente alla rinascita? Mi risponde un cittadino greco, che per comodità chiamerò Demetrius, 63 anni, residente tra Corfù ed Atene.

Demetrius, le notizie che ci giungono sulla Grecia sono piuttosto vaghe, ma alcune sembrano positive: i TG soprattutto ci dicono di buoni segnali di ripresa e di crescita economica; e qualche giornale parla di incremento del Pil e di diminuzione della disoccupazione. Quanto c’è di vero in tali affermazioni?

I giornali dicono quello che vogliono. Io sto tra la gente, parlo con le persone, e questi segnali di ripresa non li vedo. Il tenore di vita è molto basso. Un salario medio è di 400 euro, di cui 350 servono per l’affitto; per di più, non si riceve la tredicesima. È  molto difficile condurre una vita dignitosa. Le cose si complicano se pensiamo alle famiglie in cui a lavorare è uno solo. Inoltre, la tassazione è alta, e di tasse ne impongono anche di nuove”.

Che l’occupazione sia in fase di aumento non è vero quindi.

La Grecia è un paese piccolo, siamo circa dieci milioni di abitanti. Se tre o quattro milioni sono pensionati, due milioni non riescono a trovare un impiego, gli altri lavorano a nero, come si fa a parlare di aumento dell’occupazione? I giovani laureati vanno all’estero, cercano persino di mantenere i familiari rimasti in Grecia. Alcune famiglie basano il loro sostentamento sulle pensioni. Conosco persone di una certa età che evitano di comprare medicine per risparmiare e aiutare i figli. Questa è un fatto che può sapere solo chi in Grecia ci vive”.

Quanta responsabilità ha l’Unione Europea in tutto questo?

Tanta. È con l’Unione Europea che sono cominciati i problemi. Da cittadino pensavo che essere Europei significasse trovarsi tutti sullo stesso piano, soprattutto economico. Perché un tedesco dovrebbe guadagnare mille euro e un greco 400 se i due svolgono lo stesso lavoro? Se prendo un caffè qui, mi costa 2 euro; in un’isola greca posso spenderne anche 5. È un’Unione senza unione. La Germania tra l’altro, dopo le Guerre mondiali e la riunificazione, non ha pagato i suoi debiti alla Grecia. La politica ha le sue responsabilità. La stessa crisi ha colpito Cipro e Malta, i paesi più piccoli e quindi più sfruttabili”. 

Quali sono le colpe del governo greco in questa situazione così critica?

La colpa della politica greca è stata quella di non prevedere cosa sarebbe successo una volta entrati in Europa. È anche vero che per dodici anni, alcune banche (il riferimento è allo scandalo esploso nel 2015 che ha coinvolto la Banca Nazionale dell’Agricoltura, ndr) hanno concesso prestiti per 5 miliardi, che non sono mai stati restituiti, molto facilmente, senza motivi e garanzie reali. Ai cittadini questa tipologia di prestito conveniva, loro non hanno colpa: era come se il governo ti facesse un regalo!”

Come si sta muovendo la Grecia per aiutare il suo popolo?

Il governo da solo non ce la fa a risollevarsi da questo dramma. Ci vogliono troppi soldi. In più c’è il fatto che la Grecia ha subito incendi e alluvioni (23 e 26 luglio di quest’anno rispettivamente, ndr) che hanno causato centinaia di morti oltre che di danni. Per rimettere tutto in piedi c’è bisogno di aiuto da parte dell’Europa. Questa povera Grecia da sola dove prende tutti i milioni di euro di cui necessita?

Quindi cosa sta facendo l’Eurogruppo per venirvi incontro?

Niente. L’Europa non dà nessuna mano. Si muove solo per il proprio interesse. Certo in caso di catastrofi, fa arrivare i soccorritori da un paese o gli infermieri da un altro, ma sono aiuti momentanei, non c’è niente di concreto. Non arriva denaro, lo Stato continua a tassarci, e nessuno investe. Neanche dall’estero. L’economia è ferma. Se non passano trent’anni, non ci riprendiamo”.

Il mio intervistato continua con una critica al sistema sanitario.“A volte non si riescono a trovare cose necessarie come i farmaci, soprattutto nelle isole dell’Egeo, dove anche gli ospedali sono tenuti male o non ci si può arrivare perché non funzionano i trasporti come i traghetti, e la gente muore. Certo in Atene, che è la capitale, è diverso, ma anche qui la sanità pubblica necessita di organizzazione. Funzionano i privati. Ma chi ha i soldi per permetterseli?” E poi:“Considera che a questo si aggiungono altre difficoltà: gli immigrati che arrivano a frotte, per esempio. Sono anime che noi non siamo capaci di aiutare”.

Qual è lo stato d’animo di un comune cittadino greco?

Ci sono persone che da un momento all’altro hanno perso tutto, anche per l’incendio di cui ti dicevo che ha distrutto mezza Atene. Non abbiamo bisogno solo di un sostegno economico, ma anche morale. Per me il cambiamento, da otto anni a questa parte in modo particolare, non è stato grandissimo perché mio padre mi ha insegnato ad essere sempre prudente, a non fare debiti. Molti, invece, in passato, quando le cose andavano bene, hanno superato i limiti, e ora non possono affrontare il quotidiano. Conosco persone anche ricchissime che hanno venduto i loro yacht. Ho visto gente ritrovarsi senza cibo e cercare da mangiare nell’immondizia. Le sue parole non tradiscono l’incredulità: “Non è possibile tutto questo. Il mio è un paese che ha fatto la storia, la filosofia, la cultura”. Poi il tono di Demetrius diventa profondamente malinconico: “Mai e poi mai avrei immaginato, a 63 anni, di vedere la Grecia in queste condizioni. E questo non è soltanto il mio pensiero, ma anche quello del mio popolo”. 

Claudia Barbarino

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Claudia Barbarino

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