Il Castello Aragonese di Ischia è uno degli oltre 300 castelli siti in Campania. Una storia millenaria e una posizione geografica mozzafiato
Quanti castelli ci sono in Campania? Secondo alcune fonti, i castelli e le torri in Campania sono più di 300. Ognuno con il suo stile architettonico, ognuno con la sua storia da raccontare. Oggi raccontiamo la storia del Castello Aragonese di Ischia. Incastonato nella roccia, dalla sua sommità si può ammirare uno degli scorci più suggestivi della regione.
Quando nel 474 a.C. con la battaglia di Cuma i Tirreni furono sconfitti dai Cumani, questi ultimi, decisero di cedere il controllo dell’isola di Ischia a Gerone I. Un gesto di riconoscenza per l’aiuto prestato in battaglia dal tiranno di Siracusa. Fu così che nacque il primo castello sull’isola verde: il Castrum Gironis (Il castello di Girone). Dopo una breve occupazione da parte dei Partenopei, l’isola fu conquistata dai Romani che vi stabilirono la colonia Aenaria. Sotto il dominio romano, il castello fu trasformato in un fortino difensivo, divenne una vera e propria cittadella, con l’edificazione di abitazioni e torri di avvistamento.
La struttura del castello, per come ci appare oggi, lo dobbiamo agli Aragonesi. Nel 1441, Alfonso V d’Aragona decise di ammodernarlo lasciandosi ispirare dal Maschio Angioino di Napoli. Nel Cinquecento, il castello conobbe il periodo di massimo splendore. Al suo interno vi abitavano più di 1800 famiglie: vi avevano trovato ospitalità anche un monastero di clarisse e un’abbazia di monaci. Vi erano 13 chiese compresa la cattedrale dove nel 1509 Francesco Fernando d’Avalos e Vittoria Colonna convolarono a nozze.
La presenza di Vittoria Colonna, nobile e poetessa, diede l’impulso a un periodo culturalmente molto vivace per l’intera isola. A partire dalla seconda metà del Settecento, cessato il pericolo di attacchi pirati, il castello iniziò a essere abbandonato.
Nel 1823, Ferdinando I di Borbone, re delle Due Sicilie, convertì il castello in carcere per ergastolani, e nel 1851 divenne il carcere in cui venivano rinchiusi i cospiratori politici. Con l’annessione al Regno di Napoli, il carcere politico fu dismesso. Dal 1912, quando il castello fu messo all’asta dal demanio, è gestito da privati che ne hanno fatto una delle attrazioni turistiche più interessanti dell’isola.
Ciò che rende così affascinante il Castello Aragonese di Ischia, oltre alla sua storia millenaria, è la sua posizione geografica. La struttura, infatti, sorge su uno sperone di roccia collegato al versante orientale dell’isola da un ponte di pietra lungo 220 metri. Realizzato inizialmente in legno, il ponte fu costruito durante la ristrutturazione voluta da Alfonso d’Aragona. Fino ad allora l’accesso al castello era possibile solo via mare attraverso una scala i cui ruderi sono ancora visibili.
La linea della costa è accompagnata da una serie di fortificazioni. Le stesse che spinsero la popolazione locale a rifugiarsi nel castello per ripararsi dalle invasioni barbariche del Medioevo e dopo dagli attacchi pirati. Lo skyline dell’isola è dolcemente disegnato dagli edifici realizzati nel corso dei secoli, dai ruderi, dai vigneti e dalla scogliera scoscesa.
Il Castello Aragonese, dicevamo, è una delle mete più interessanti dell’isola di Ischia, nel golfo di Napoli. E’ visitabile tutti i giorni dell’anno, nei suoi ambienti risuonano ancora i nomi dei personaggi del passato che, volenti o nolenti, lo hanno abitato: da Michelangelo Buonarroti a Jacopo Sannazzaro, ospiti di Vittoria Colonna; da Carlo Poerio a Luigi Settembrini, rinchiusi come cospiratori contro il Regno delle Due Sicilie. Da Burt Lancaster a Robert Siodmak che nel 1952, nel castello recitarono e diressero alcune scene del film “Il corsaro dell’isola verde”.
In copertina foto di itiner da Pixabay
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