Categorie: Fatti

CERVELLI CHE NON FUGGONO

Mariano Sirignano è uno di quei giovani che si dedicano alla ricerca con passione e amore per il loro lavoro, uno di quei “cervelli” che non cercano la fama e la notorietà a tutti i costi ma che con l’impegno quotidiano nel loro campo di ricerca arrivano a risultati concreti che poi diventano di dominio pubblico e sono vanto di una intera nazione. Le nanoparticelle sono il pane quotidiano di questo brillante ingegniere chimico che ha focalizzato i suoi studi sulle innovazioni circa i processi di combustione. Noi lo abbiamo intervistato per voi

Solo qualche giorno fa siamo venuti a conoscenza che, in occasione del 34° Simposio Internazionale sulla Combustione, che si terrà a Varsavia dal 30 Luglio al 3 Agosto, lei verrà insignito del prestigioso Premio “Bernard Lewis Fellowship”, un premio alla persona per incoraggiare giovani scienziati per gli ottimi risultati conseguiti nella ricerca nel settore della combustione. Potrebbe spiegarci di cosa tratta in particolare la sua ricerca e dirci in che modo, questo suo lavoro, potrebbe avere risvolti nei settori ambientale, industriale ed economico in generale?
Il nanoparticolato  si forma in determinate condizioni di combustione. In particolare quando si hanno condizioni di eccesso di combustibile, si possono innescare meccanismi di crescita che portano alla formazione di composto ad alta massa molecolare e successivamente a composti particellari. In dipendenza dai vari parametri di combustione – temperatura, tipo di combustibile, condizioni locali di miscela enti – il particolato prodotto presenta caratteristiche chimiche e morfologiche differenti, passando da pochi nanometri fino a dimensioni vicine al micron. La mia ricerca in questi anni si e’occupata dello studio dei meccanismi che portano alla formazione di tali composti particellari . La conoscenza di tali  meccanismi e’ fondamentale per la conduzione ottimale dei processi di combustione prevenendo la formazione di inquinanti e ridurre l’impatto ambientale. Oppure, guardando lo stesso processo da un altro punto di vista, si puo’ sfruttare la combustione e il potenziale chimico dei combustibili per la produzione di materiali di dimensioni nanometriche. La fiamma diventa così un  reattore da gestire per favorire la produzione di nanoparticelle con le caratteristiche desiderate che possono avere numerose applicazioni nel campo delle nanotecnologie.

Una piccola postilla: lei è campano, nolano per la precisione, in che modo la sua ricerca, se possibile, potrebbe individuare metodi risolutivi al problema dei rifiuti in campania
I rifiuti sono un problema che esiste in tutto il mondo. Le soluzioni, come per l’approviggionamento energetico, devono essere multiple. Gli inceneritori si devono studiare per migliorare il loro funzionamento e ridurre la produzione delle nanopolveri. Anche se ovviamente la raccolta differenziata e’ da preferirsi, il loro utilizzo non deve essere demonizzato a priori. La ricerca sia sulla combustione sia sull’impatto delle emissioni sulla salute deve continuare e puo’ essere fondamentale in questo campo.

Sappiamo che l’ultimo italiano a vincere questo premio è stata una donna, Angela Violi, che adesso insegna presso l’University of Utah. Il futuro è a stelle e strisce anche per lei?
La professoressa Violi ha intrapeso una brillante carriera negli Stati Uniti. Lo prendo come un augurio: i centri di eccellenza (fra cui anche Napoli) sono un’aspirazione per ogni ricercatore.

Abbiamo appreso che, durante il 34° Simposio Internazionale sulla Combustione a Varsavia, presenterà anche il stuo ultimo lavoro: “Coagulation of combustion generated nanoparticles in low and Intermediate temperature regimes: an experimental study”. Penai che questo studio sperimentale possa avere altri sviluppi?
Assolutamente si’. Presento un lavoro che può essere definito preliminare per lo studio della coagulazione in regime di media temperatura. È stato messo a punto un reattore in cui studiare in modo isolato il fenomeno della coagulazione delle nanoparticelle in condizioni controllate. Tale processo è fondamentale per la determinazione delle dimensioni finali del particolato. Sono comunque necessari ulteriori approfondimenti. Possono venirne fuori interessanti sviluppi sia teorici sia tecnologici, ad esempio per il controllo della morfologia durante la produzione di  nanomateriali.

Nel suo curriculum accademico figurano, una laurea specialistica in ingegneria chimica, a pieni voti e con lode, conseguita all’età di ventitre anni, un dottorato di ricerca presso l’Università Federico II, oltre venti pubblicazioni su riviste specializzate in materia, e numerose esperienze di studio all’estero tra cui l’ultima, che sta volgendo al termine, presso la School of Aerospace, Mechanical and Mechatronic Engineering dell’Università di Sidney In Australia. In tutta sincerità, la crisi del mercato del lavoro la spaventa?
Mi sono concentrato fin da subito sulla ricerca scientifica e non ho affrontato con metodo il problema della ricerca di un lavoro nell’industria, ma ho vissuto indirettamente le esperienze dei miei colleghi universitari. La situazione e’ molto peggiorata negli ultimi anni anche per un settore di solito ad alta percentuale di occupazione come l’ingegneria chimica. C’e’ bisogno di sforzi e sacrifici ancora maggiori da parte dei ragazzi. Ma gli ingegneri chimici napoletani sanno rimboccarsi le maniche e dimostrare il loro valore.

Ha girato per i laboratori delle migliori Università italiane e di altri prestigiosi atenei internazionali, potrebbe indicarci, brevemente, tre pregi e tre difetti degli istituti di ricerca italiani in comparazione a quelli stranieri?
Più che pregi e difetti sono metodologie diverse di approccio nei confronti dello studente. Lo studente all’estero viene seguito generalmente di piu’ ma con costi notevolmetne superiori in termini di tasse universitarie. Gli studenti stessi hanno poi una concezione della vita universitaria come un mezzo per arrivare presto e bene sul mercato del lavoro. Scelgono l’universita’ per quello che offre e per gli sbocchi lavorativi. Forse sono piu’ disincantati degli italiani. Per quanto riguarda la ricerca secondo me i centri di eccellenza si assomigliano tutti. Persone in gamba che lavorano molto, con passione e con finanziamenti adeguati. All’estero spesso ci sono piu’ fondi, anche da parte dei privati, e questo ovviamente può fare la differenza.

Sai che non saremo presenti alla cerimonia di premiazione a Varsavia, ma chiaramente la tua partecipazione inorgoglisce tutti, oltre ai vari ringraziamenti a parenti ed amici, hai uno slogan, una frase, una regola di vita che ti ha accompagnato in questi anni di studio, viaggi e ricerca, che ti distingue e che ti sentiresti di comunicare, dal palchetto, durante la premiazione, ai convenuti, ma anche a tutti coloro, che come noi, non potranno presenziare alla premiazione?
Mi hanno fatto sinceramente piacere i complimenti degli amici. La terra da cui vieni ti segna sempre e la ritrovi ogni giorno nel tuo modo di affrontare le difficoltà. Faccio solo  ringrazimenti scientifici: al professor Andrea D’Anna, che mi ha introdotto alla ricerca scientifica dandomi l’opportunità di crescere e migliorare e a tutte le persone con cui ho collaborato, studenti in primis, che hanno contribuito al mio lavoro. Preferisco ringraziare tutti gli altri privatamente.

Antonio Vetrano

Gianni Tortoriello

Quattro decenni e più di vita dedicati al giornalismo, ma anche alla comunicazione tout-court, passando dalla carta stampata, alla televisione, al web. Una Laurea in Scienze Politiche alla Federico II, qualche anno d'insegnamento e qualche altro da formatore. Unica fede, il Napoli. Poche certezze, tanta passione e una consapevolezza: ciò che paga è solo l'impegno costante nel realizzare i propri progetti e, perché no, i sogni. Il villaggio globale di cristallo dell'informazione e della comunicazione è, purtroppo, divenuto il luogo dove conta solo 'spararla quanto più grossa possibile!' Il sensazionalismo e l'opinionismo hanno soppiantato la notizia. Io vorrei solo continuare a fare quello che mi hanno insegnato: raccontare i fatti.

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Gianni Tortoriello

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