Il cinema è sotto shock per la pandemia, non solo per la “fuga” dalle sale che fra aperture e chiusure nell’alternarsi di zone bianche, gialle, arancioni e rosse ha creato un gran tourbillon. Ora a risentire delle incertezze di questo settore produttivo è soprattutto il versante della produzione. Un mondo nel quale quasi tutti i progetti cominciano a slittare per capire se gli investimenti in un prodotto potranno essere fruttiferi o meno.
Diciamo che, troppo spesso, si è dimenticato che quello del cinema come di qualsiasi altra forma di operazione culturale alla fine si esplicitano in industria vera. L’industria dell’entertainment che non solo è tale ma crea una vera e propria filiera ed un economia di scala non tutelata in questi anni .
Usciamo appena dal periodo natalizio, un periodo di solito molto importante per il cinema. Sono arrivati nelle sale sia film prodotti delle grandi major che delle produzioni italiane o minori ma i risultati al botteghino è stato appena apprezzabile.
Due casi su tutti, uno americano e l’altro italiano fotografano bene la situazione. Spider-man che ha sfiorato i 22 milioni di euro d’incasso (in Italia, nel mondo più di 1 miliardo e mezzo di dollari) e Diabolik con 2 milioni e mezzo d’incasso. A ben guardare due casi simili perché entrambe le pellicole sono rivolte ad una precisa nicchia di pubblico di riferimento che è accorsa nelle sale.
Cinema sotto shock per la pandemia: esercenti e distributori
Mario Lorini Pesidente degli esercenti Anec – fonte ANSA
“…è mancato il pubblico adulto e le famiglie e a resistere sono stati quei film che richiamano una platea particolare, i fan del fumetto, quelli del fenomeno Me contro Te, quelli di Pio e Amedeo per Bella Ciao…”
Non migliori i commenti dei produttori e distributori che hanno riscontrato come da un momento all’altro la pandemia è ritornata a condizionare la vita dei prodotti cinematografici nelle sale. La recrudescenza dei contagi ed i provvedimenti urgenti assunti, giocoforza, da governo e regioni hanno dato il colpo di grazia.
Giampaolo Letta A.d. di Medusa – fonte ANSA
“… Ci siamo trovati dall’oggi al domani in questa situazione, fino a metà dicembre ancora si sperava in un Natale discreto e se togliamo il dato del caso Spider-Man oggi il disastro sarebbe ancora più grande, a farne le spese soprattutto il cinema italiano, noi per primi con il risultato di Supereroi di Paolo Genovese (546mila euro in tutto) che pure aveva aspettato la sala dal precedente lockdown. A questo punto noi freniamo le macchine…”
Non tutti sono così catastrofisti e qualcuno si aggrappa ferocemente alla realtà cercando di fare necessità virtù.
Massimiliano Orfei, A.d. di Vision Distribution – fonte ANSA
“… Non bisogna farsi prendere dal panico, anche se la tentazione di mollare è forte. Noi confermiamo tutte le uscite, a cominciare da America Latina dei D’Innocenzo, perché se mettessimo tutto in pending far tornare la gente al cinema poi sarebbe un’impresa titanica e non possiamo permettercelo…”
Cinema sotto shock per la pandemia: i produttori
Riccardo Tozzi, fondatore di Cattleya ex presidente Anica – fonte ANSA
“Il pubblico, quando sarà finita questa peste, tornerà al cinema e saremo più o meno sui 100 milioni di biglietti come l’Italia ha sempre avuto, quello che cambia è la composizione del pubblico e il sistema complessivo: siamo viziati dall’abbondanza di film e serie in casa, saremo chiamati ad uscire ed andare in sala quando sentiremo che c’è l’evento, l’originalità, l’avvenimento che ti ci porta …
E’ stata la mano di Dio di Sorrentino pare sia andato molto bene al cinema, io stesso ho trovato sale piene, eppure si vedeva su Netflix.
Poi dobbiamo sapere che la sala non è più il punto che determina il valore commerciale di un film: il film di Sergio Rubini sui fratelli De Filippo in sala sarebbe andato male, su Rai1 ha fatto il botto e il suo valore è certamente alto ma non è dato dall’esito in sala”.
Agostino Saccà, ex dg Rai, fondatore di Pepito produzioni – fonte ANSA
“…il pubblico c’è, aspetta di tornare e anche se gli incassi delle feste dimostrano un dato psicologico che oggi ci sembra insuperabile perché condizionato dall’ansia, terrorizzato per quanto sappiamo che la sala è un luogo sicuro, i segnali che l’amore non è finito ci sono.
I 22 milioni di Spider-man dimostrano che certe chiamate sono irresistibili e dunque si può sperare.
… Insomma per dirla alla Eduardo ‘adda passa’ a nuttata’ e poi la mancanza di cinema nella bellezza dell’esperienza di sala tornerà a farsi sentire…”
Posizioni diverse, uguali speranze ed una sola certezza: al di là delle difficoltà il cinema non morirà, non può morire e la gente non smetterà di sedersi in una sala per godersi le emozioni amplificate dal grande schermo.