Sono bastati pochi giorni di scuola perché per molte classi in tutta Italia scattasse la quarantena e ricomparisse la DAD
Mai più DAD aveva assicurato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi alla presentazione del protocollo di sicurezza per la riapertura delle scuole. Sono bastati pochi giorni di lezione, tuttavia, perché in tutta Italia si registrassero classi in quarantena. Un fenomeno forse fisiologico che viene affrontato in modo diverso da regione a regione.
Si va da 57 in Liguria a 264 in Lombardia passando per 173 in Piemonte. Il numero delle classi in quarantena nelle diverse regioni italiane è molto approssimativo e soprattutto destinato a crescere in pochi giorni. Solo in Lombardia si è avuto un incremento di classi lasciate a casa del 30% in una settimana. Il dato certo, invece, è quello sulla positività nelle scuole italiane che vede coinvolte nel fenomeno tutti gli ordini e gradi della scuola. Dagli asili nido alle scuole secondarie di secondo grado, la quarantena sta riguardando tutta la scuola in modo trasversale. In poche parole sono andate in quarantena sia classi nelle quali gli studenti hanno l’età per vaccinarsi, sia quelle frequentate da alunni appartenenti alla fascia d’età non ancora ammessa alla campagna vaccinale.
A differenza dello scorso anno, le regole sulla quarantena in caso di positività di un alunno o di un docente all’interno di una classe sono cambiate. Partendo dal principio di non chiudere interi istituti scolastici, ogni regione può decidere le strategie più opportune in modo autonomo. Se alcune Regioni proseguono a mettere in quarantena l’intera classe, in Veneto, per esempio, si è deciso di lasciare a casa solo il soggetto contagiato mentre i suoi compagni continuano a frequentare in presenza. La Regione Lazio, dal canto suo, ha lanciato la proposta di una soluzione a metà strada dalle due appena illustrate. Propone di creare una specie di “bolla” della quale faranno parte il soggetto risultato positivo e i compagni di banco, ritenuti contatti stretti. Saranno solo loro ad andare in quarantena. Soluzione che si sta adottando già in Emilia Romagna. Per l’Alto Adige, invece, la soluzione può essere un piano di screening a tappeto agli studenti che consentirà, a chi aderisce, di andare a scuola anche nel caso in cui un compagno di classi risulti positivo.
Altro nodo attualmente oggetto di studio è la durata della quarantena. La tendenza attualmente più seguita è quella di sottoporre al tampone di fine quarantena i soggetti vaccinati dopo 7 giorni e dopo 10 giorni i soggetti non vaccinati. Come nella campagna vaccinale, anche nella scuola l’Italia sembra andare avanti in modo disomogeneo mentre è chiaro che sono necessarie regole uniformi. Regole che, come da prassi, saranno stabilite dopo il confronto con il CTS ma che non dovranno tardare se si vuole raggiungere l’obiettivo di tenere la scuola aperta tutto l’anno come ribadito dallo stesso governo.
In copertina foto di Katerina Holmes da Pexels
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