Uno studio osservazionale ha valutato l’incidenza del covid-19 e dei fattori ad esso associati in una popolazione pediatrica
Uno studio osservazionale ha valutato l’incidenza del covid-19 e dei fattori ad esso associati in una popolazione pediatrica nel setting delle cure primarie. Obiettivo principale dello studio era stimare l’incidenza della malattia nella popolazione pediatrica e secondariamente descrivere la sintomatologia di questa malattia nei soggetti positivi non ospedalizzati, valutando l’applicabilità di una scheda di sintomi clinici per orientare la diagnosi.
Lo studio – appena pubblicato sulla rivista scientifica Quaderni Acp – è stato effettuato attraverso l’acquisizione di dati sul decorso clinico di tre gruppi di pazienti pediatrici affetti da covid: un gruppo con diagnosi confermata mediante tampone molecolare; un secondo gruppo di casi sospetti ma con tampone negativo; un terzo gruppo con bambini che hanno avuto contatti stretti con casi di covid-19. Lo studio è stato presentato e discusso nel corso del 33° Congresso Nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri (Acp), appena concluso.
Hanno partecipato allo studio 34 pediatri di famiglia italiani aderenti all’Associazione Culturale Pediatri (Acp), adeguatamente formati. Il numero totale di bambini arruolati nello studio è stato di 1.947, con un’età media di 6,4 anni. La distribuzione regionale si è concentrata in modo particolare in alcune regioni italiane: Veneto (10 pediatri, 10.283 bambini), Lombardia (8, 7.390), Piemonte (6, 5.967), Sicilia (4, 3.675). Le altre regioni coinvolte sono state Campania (2 pediatri, 1.827 bambini), Friuli, Puglia, Emilia-Romagna e Lazio (1 pediatra per Regione con rispettivamente 1.108, 1.050, 990 e 889 bambini).
L’incidenza complessiva dei casi di malattia nella popolazione seguita è stata di 3,8 casi/1.000 bambini/mese, (3,1 per i bambini 0-5 anni e 4,3 per i bambini 6-13 anni) con differenze significative tra le regioni italiane. Emilia Romagna e Veneto sono le regioni più colpite. La tabella 2 descrive le incidenze delle varie regioni nei mesi in studio. “Queste differenze sono verosimilmente da attribuirsi alla diversa gestione della malattia nelle varie regioni, con conseguente diversa possibilità di confermare la diagnosi nei casi sospetti”, ha spiegato Giacomo Toffol, pediatra Acp e coordinatore dello studio, al quale hanno lavorato tra gli altri anche i pediatri e ricercatori Laura Reali e Roberto Buzzetti.
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