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Denatalità: dati Istat confermano “rischio d’estinzione” per l’infanzia in Italia

L’Istat rileva una denatalità che nel 2021 vede un trend drammaticamente negativo, un Paese in cui nascono sempre meno bambini

In Italia l’infanzia è “a rischio di estinzione” e i dati pubblicati oggi in un rapporto Istat lo confermano. Un allarme che Save the Children aveva rilanciato meno di un mese fa, nell’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia, ricordando che in 15 anni, in Italia, la popolazione di bambine, bambini e adolescenti è diminuita di circa 600 mila minori e oggi meno di un cittadino su 6 non ha compiuto i 18 anni. Oggi l’Istat rileva un record di denatalità nel 2021 confermando un trend drammaticamente negativo, che vede un Paese in cui nascono sempre meno bambini e dove questi sono sempre più poveri. Alla luce di questi dati, Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro – ribadisce l’urgenza di politiche e investimenti orientati ai giovani e alla genitorialità.

I commenti di Save the Children

“La drastica diminuzione del numero di bambini e bambine nel nostro paese, in caduta libera negli ultimi 15 anni, è un dato allarmante che si deve leggere in relazione ad altri indicatori. Da un lato il forte aumento del numero dei NEET (2,1 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni, il dato più alto nell’Unione Europea), giovani che sono fuori da ogni circuito di studio, formazione e lavoro, privi di prospettive di futuro, inclusa quella di formarsi una famiglia. Dall’altro l’assenza di servizi dedicati alla prima infanzia, come gli asili nido, carenti su tutto il territorio nazionale e quasi del tutto assenti proprio in quelle regioni del Sud dove il calo della natalità si avverte con maggior forza”, spiega Raffaela Milano Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. 

“I tagli che dal 2010 al 2016 hanno colpito i servizi alla prima infanzia, le mense e il tempo pieno, non hanno fatto che acuire la percezione che diventare genitori oggi è un percorso ad ostacoli. È indispensabile un’inversione di rotta, con un piano organico di sostegno alle famiglie, ai giovani adulti e all’infanzia da mettere al centro delle politiche pubbliche come vero investimento sul futuro del Paese. Solo se le risorse dedicate alla Next Generation saranno utilizzate con coraggio e mettendo al centro le giovani generazioni, le loro necessità e le loro speranze, allora non avremo perso un’occasione preziosa di rilancio del Paese. Bisogna affiancare madri e padri per dare loro sostegno, costruendo un sistema integrato da zero a sei anni, che offra un servizio di qualità e gratuito in cui i bambini abbiano la possibilità di apprendere e di vivere contesti educativi necessari al loro sviluppo”.

Il rapporto Istat

Secondo quanto emerso dal rapporto Istat, nei primi nove mesi di quest’anno le nascite sono già 12 mila e 500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2020, quasi il doppio di quanto osservato nello stesso periodo l’anno precedente. Una forte diminuzione legata agli effetti causati dalla pandemia di Covid-19, che nel solo mese di gennaio 2021 ha fatto registrare il maggiore calo di sempre (quasi 5.000 nati in meno, -13,6%). Il numero medio di figli delle donne di cittadinanza italiana nel 2020 è stato pari a 1,17 e nel 2020 l’età media al parto in Italia è aumentata di oltre due anni, raggiungendo i 32,2 anni; in misura ancora più marcata cresce anche l’età media alla nascita del primo figlio, che si attesta a 31,4 anni nel 2020.

Paolo Rogno

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