Specchi & Doppi

Djokovic, il calcio, il covid e il mondo dello sport

l virus è democratico e non colpisce per censo, ha solo bisogno di gambe sulle quali correre e le vostre, signori atleti, corrono veloci. Non gliele prestate!

Djokovic, il calcio, il Covid e il mondo dello sport a prima vista possono sembrare una serie di elementi con dei punti di contatto ma essenzialmente slegati fra loro. Invece, se si va oltre la prima impressione e si guarda meglio si può vedere e molto bene come siano interconnessi fra loro in uno schema niente affatto esaltante.

E’ da quando è scoppiata questa pandemia che il mondo dello sport in generale, e le singole discipline come il calcio in particolare, si è sempre di auto fornito di lasciapassare con validità territoriale ed extra territoriale. Un modus quasi a definire se stessi una sorta di mondo a parte nel quale le regole della vita di tutti gli altri comuni mortali non contano.

Le ultime vicende che riguardano il tennista serbo unite alla recrudescenza del virus sempre crescente negli ultimi giorni e settimane hanno riproposto il problema. Una querelle sorta già un anno fa e per la quale furono scomodati tutti gli ordini della giustizia sportiva.

Djokovic: il caso del tennista e l’Australia

Djokovic non ha mai fatto mistero il suo convincimento che lo porta lontano dal vaccino e più volte ha inscenato diatribe, anche aspre, sulla necessità di dover dimostrare di avere le “carte in regola” (nel senso letterale del termine) per poter partecipare alle gare ed ai tornei che lo hanno visto protagonista e numero uno.

L’occasione degli Open d’Australia hanno dato il la all’ennesimo tira e molla iniziato ben prima della partenza del tennista dopo che aveva ricevuto l’ennesimo salvacondotto, per non ben chiariti motivi, che lo esentavano dalla presentazione della certificazione vaccinale.

L’Australia è un Paese dove entrare non è facile né semplice in momenti normali, oggi con la pandemia in corso avere un visto di entrata e vederselo convalidato all’arrivo è diventata un’impresa titanica, “giustamente o meno” per motivi di ordine sanitario.

Djokovic, il calcio, il covid e il mondo dello sport ma…le autorità litigano fra loro

Il numero uno del tennis mondiale si è visto così bloccato ancor prima di mettere piede sul suolo Australiano, visto che già in anticipo le autorità avevano fatto sapere che non avrebbero fatto nessuno sconto al campione: o dimostra carte alla mano che non è in condizioni fisiche di vaccinarsi oppure sarebbe stato rispedito al mittente.

Jaala Pulford – Ministro dello Sport Dipartimento dello Stato di VictoriaAustralia

“Non forniremo a Novak Djokovic supporto per la richiesta di visto individuale per partecipare all’Australian Open 2022. Siamo sempre stati chiari su due punti: l’approvazione dei visti è di competenza del governo federale e le esenzioni mediche sono di competenza dei medici”.

Dopo diverse ore di attesa in aeroporto in isolamento il tennista serbo è stato rispedito formalmente a casa. Ovviamente, ha fatto ricorso con i suoi legali. Un po’ la faccia ce l’hanno persa tutti ed il campione in primis che più che un diritto sembra voler rivendicare un privilegio.

Il problema

Ecco qui il problema: chi decide? Cosa ? Quando? Quale autorità ha più forza? Vale di più il diritto sportivo o quello statale?
Perché un campione (nello sport) dovrebbe essere trattato diversamente da un uomo qualunque? Pare quasi di sentire il Marchese del Grillo…

Veniamo al calcio

In origine fu Juventus Napoli del 3 ottobre 2020 a far scoppiare un vero e proprio putiferio. Napoli con positivi in squadra, ASL che vieta la partenza, Juventus che va allo stadium e partenopei condannati al 3 a 0 a tavolino. Ricorsi in primo grado, ricorso in secondo grado e la giustizia sportiva è costretta a riconoscere che nel comportamento della squadra di De Laurentiis non c’era nessun dolo e quindi partita fatta recuperare di diritto.

Il portato di polemiche da ambo le parti fu fragoroso. Il partito dei pro e dei contro non tardò a nascere e pascere. Il tutto era nato dal fatto che la federazione italiana gioco calcio si era dato un protocollo che in pratica descriveva un mondo fantastico ed autoconclusivo dove valevano le sue regole alla faccia di quello dello Stato italiano.

Si mise in dubbio persino il diritto alla salute costituzionalmente protetto dalle autorità sanitarie sul territorio nazionale.

Djokovic, il calcio, il covid e il mondo dello sport : da Juventus Napoli a Juventus Napoli

A poco più di un anno di distanza la situazione si è ripetuta pari pari con la differenza che stavolta l’ASL NA1, in omaggio alle cambiate regole e situazioni nel Paese, ha preferito fare come Ponzio Pilato lavandosi bellamente le mani.

Nel mentre, però, se è vero che in mezzo c’è tutta una campagna vaccinale con seconde e terze dosi somministrate e molta parte degli atleti vaccinati è anche pure vero che le squadre di calcio si sono rivelate essere dei formidabili cluster di veicolo del virus.

Vuoi per l’allegra vita di spogliatoio, vuoi per la variante Omicron che batte peggio di un martello sull’incudine, ci sono squadre che viaggiano con sei, sette, otto contagiati fra calciatori, tecnici, e staff vario e il massimo a cui vengono sottoposti è auto vigilanza.

Altro che Djokovic, il calcio, il covid e il mondo dello sport, questo è un campionato Falsato

Sta di fatto che mezza giornata di campionato è stata fermata dalle ASL coraggiose (Milano, Torino non Napoli). Juventus Napoli si è dovuta disputare, però. Una partita surreale dove al Napoli sono stati tolti in corsa ulteriori tre calciatori che avevano raggiunto Torino perché non vaccinati con la dose booster.

Senza tecnico e senza allenatore in seconda, senza panchina ma solo con tre primavera a scaldare le sedie a bordo campo. con gli uomini contati. Ecco come ha dovuto giocare il Napoli perché “the show must go on” secondo la FIGC che dice che con 13 calciatori contati si gioca.

Spiace solo che De Laurentiis non abbia avuto il coraggio di ritirare la squadra da una gara-pagliacciata o magari far giocare la primavera dando soddisfazione ai giovanotti e concedendo i tre punti tanto anelati ai signori con la maglia a strisce decolorate come il palazzo ha fatto capire di volere.

Il mondo dello sport non può essere una zona franca

Di una cosa siamo certi sulla quale non si transige: il mondo dello sport non può in alcun modo essere considerato una zona franca dove gli “adepti” possono fare come pare a loro sentendosi in un limbo protetto.

Pep Guardiola – Tecnico e Manager del Manchester City

“Il benessere dei giocatori non importa a nessuno”.

Uno j’accuse da parte del più importante tecnico di calcio in attività che la dice tutta su quanto anche i calciatori stessi si sentano tutelati dalle loro autorità che sembrano molto più interessate al lato economico e non a quello sportivo del mondo che governano.

Si è fatto la corsa alla riapertura degli stadi – dove nessuno porta la mascherina e le immagini televisive lo testimoniano -, prima al 50% poi al 100% perché senza pubblico non è sport si è detto; tutto vero ma anche tutto molto ipocrita.

Il Covid

Il Covid non è sportivo e lo ha ampiamente dimostrato in questi due anni. Cerchiamo di essere meno filistei cari amici sportivi, di essere più realisti e – al netto degli ingaggi da nababbi – ricordare che la malattia (parafrasando il mai tanto compianto principe De Curtis in arte Totò) è anch’essa una “Livella”.

Il virus è democratico e non colpisce per censo, ha solo bisogno di gambe sulle quali correre e le vostre corrono veloci. Non aiutate il virus a correre. Siate umani anche voi, richiamate chi vi governa con molta spensieratezza alla ragione. Se è il caso fermatevi, per il bene di tutti.

Gianni Tortoriello

Quattro decenni e più di vita dedicati al giornalismo, ma anche alla comunicazione tout-court, passando dalla carta stampata, alla televisione, al web. Una Laurea in Scienze Politiche alla Federico II, qualche anno d'insegnamento e qualche altro da formatore. Unica fede, il Napoli. Poche certezze, tanta passione e una consapevolezza: ciò che paga è solo l'impegno costante nel realizzare i propri progetti e, perché no, i sogni. Il villaggio globale di cristallo dell'informazione e della comunicazione è, purtroppo, divenuto il luogo dove conta solo 'spararla quanto più grossa possibile!' Il sensazionalismo e l'opinionismo hanno soppiantato la notizia. Io vorrei solo continuare a fare quello che mi hanno insegnato: raccontare i fatti.

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Gianni Tortoriello

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