Con la presentazione ufficiale alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia, parte l’edizione 2018 di do ut do, biennale promossa dall’Associazione Amici della Fondazione Hospice con lo scopo di raccogliere fondi in favore della Fondazione Hospice MT. Chiantore Seràgnoli.
Ogni due anni do ut do propone mostre ed eventi dedicati all’arte, architettura, design e alle eccellenze della nostra cultura, coinvolgendo artisti, istituzioni, gallerie, imprese e collezionisti per riflettere su un tema legato alla contemporaneità. Per ogni edizione vengono coinvolte importanti figure della cultura contemporanea sotto forma di tutor: dal 2012, anno della prima edizione, a oggi, hanno rivestito questo ruolo personalità di spicco come Yoko Ono (2012), i MASBEDO (2014), Dario Fo (2016).
I tutor dell’edizione 2018 sono Philip Rylands e Alessandro Mendini, quest’ultimo ideatore anche del titolo di questo quarto appuntamento: La morale dei singoli.
“Ci sono tanti modi di organizzare delle mostre collettive di opere d’arte – commenta Alessandro Mendini – in ciascuno di questi modi vigono la selezione critica e il senso di competizione. Questo non è certo un male, anzi, ogni esposizione collettiva esprime un suo senso, una ideologia, un bisogno. Ma il protagonismo agonistico, il senso del possesso e una dose di avarizia sono dei difetti impliciti e non eliminabili nelle gallerie e negli artisti.
Nell’universo dell’arte e del suo duro mercato. L’organizzazione di do ut donasce su istanze opposte. Le selezioni delle sue edizioni finora avvenute sono state anch’esse basate su una valutazione estetica delle opere, ma queste tante opere, e sempre di maggiore qualità, rispondono al concetto del “dono”. Gli artisti se ne privano per destinarle a un fine altamente umano. Il dono come opposto del possesso. Da queste osservazioni deriva il titolo per la edizione 2018 di do ut do: LA MORALE DEI SINGOLI. A cominciare dalla prima, ogni edizione successiva è maturata sull’esperienza di quelle precedenti, in uncrescendo di generosità degli artisti e degli organizzatori. Così che l’edizione di oggi presenta unacollezione di opere di alta qualità, collegate fra loro dalla dedizione e dal senso umano della vita. Questa collezione, nella sua interezza, supera anche il senso delle sue opere singole, e si costituisce come “atto d’amore”. Un gioco fra anime e persone che genera un’energia al di fuori degli schemi e delle valutazioni tradizionali dell’arte, si pone di fatto come fenomeno unico, preciso e funzionale sia all’estetica, sia all’obiettivo per il quale fino dall’inizio era nato. Assume perciò un posto esemplare fra le iniziative basate sul dono.”
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