Il Giappone è in recessione. Complici soprattutto l’aumento dell’Iva di aprile dal 5 all’8% che non ha avuto l’impatto atteso (tanto da rinviare l’ulteriore rialzo al 10%)e la bassa crescita di consumi e investimenti, il Prodotto Interno Lordo Giapponese ha subito una contrazione per il secondo trimestre di seguito (luglio-settembre)cedendo lo 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti (base congiunturale) e l’1,6% su base annualizzata o tendenziale. In una sola parola recessione.
Che cos’è una recessione? In generale è quel fenomeno economico che si ha quando la variazione del Pil su base annua è negativa. È altresì quella condizione macroeconomica in cui i livelli di attività produttiva che qualificano il Pil (il valore di mercato di tutti i beni e servizi finali prodotti entro i confini nazionali da operatori residenti e non) sono più bassi rispetto a quelli corrispondenti all’utilizzo pieno di tutti i fattori produttivi. Un dato allarmante è perciò avere per ben 6 mesi un Pil che decresce (recessione tecnica): anche se non siamo in presenza di una crisi economica vera e propria, è chiaro che ciò può avere effetti negativi su Borsa e mercati internazionali, oltre che essere il sintomo di un Paese che non cresce quanto dovrebbe.
Anche il nostro Paese è passato per la recessione “tecnica”ma il Governo non ha certo pensato di andare di nuovo alle elezioni. Ridimensionare il rapporto deficit-Pil è e resta la nostra priorità rispettando il diktat europeo.
Nonostante la politica del governo Abe (“Abenomics”) abbia portato una crescita di investimenti pubblici e dell’export, si è registrato nell’ultimo trimestre un crollo degli investimenti privati e dei consumi, che non sono cresciuti quanto avevano stimato gli analisti. Il Giappone era uscito dalla recessione alla fine del 2012. Subito dopo ci fu l’arrivo al potere dell’attuale premier che presentò una ricetta, la sua Abenomics, che fece ben sperare con le sue tre frecce (politica monetaria espansiva, stimoli fiscali e riforme strutturali) Se l’inizio è stato incoraggiante grazie alla crescita dell’1,5% del Pil nel 2013, ora siamo in una situazione davvero critica per il governo Abe , che si trova di fronte ad un debito pubblico di oltre il 200% e ad una più che dubbia riconferma in vista delle imminenti elezioni politiche.