Categorie: Sport

I grandi pugili italiani: Erminio Spalla

Una prima puntata sui grandi pugili italiani. Iniziamo con Erminio Spalla, primo italiano a vincere il titolo di campione europeo dei pesi massimi

Il primo pugile italiano a conquistare un titolo europeo fu Erminio Spalla. Infatti, il 20 maggio 1923, all’Arena di Milano, sconfisse ai punti in 20 riprese, in una estenuante maratona rispetto alle 12 riprese di oggi, il campione olandese Piet van der Veer, per quattordici anni imbattuto nel suo Paese, che era in cima alla categoria dei pesi massimi europei. Difese il titolo, ancora a Milano, contro il belga Jack Humbeeck, pareggiando dopo venti riprese, per poi perderlo ai punti, nel maggio del 1926, a Barcellona, contro il basco Paulino Uzcudun, futuro avversario di Primo Carnera.

Spalla, che era un peso massimo, nacque a Borgo San Martino (AL) nel 1897 e morì a Roma nel 1971. Figlio di un agricoltore e commerciante di vini, Spalla non era solo un pugile. Trasferitosi a Milano con la famiglia, si avvicinò all’arte mostrando un talento artistico di buon spessore: iniziò a lavorare in un laboratorio di scultura e poi si iscrisse a un corso serale dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Ma, evidentemente l’arte non era al primo posto nelle passioni di Spalla. Nel 1910, dopo aver visto un filmato di un incontro di boxe, valido per il campionato mondiale dei pesi massimi, decise di dedicarsi al pugilato tirando i primi pugni, con il fratello Giuseppe, anch’egli pugile e più grande di lui, nella palestra dell’U.S. Milanese.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, in cui prese parte in qualità di fante del 41º Reggimento, meritandosi il grado di sergente e una croce di guerra, alla fine del 1918 iniziò la carriera professionistica. L’anno dopo arrivò il primo successo internazionale, vincendo il titolo dei mediomassimi ai Giochi Interalleati di Parigi, riservati ai militari alleati durante la Prima Guerra Mondiale: sconfisse in finale l’australiano John W. Pettybridge.

Ebbe inizio così la sua breve ma intensa carriera pugilistica che nel 1919 la sorte gli pose davanti il fratello Giuseppe in un incontro che finì in parità. Aveva talento, Erminio Spalla: nel 1920 sconfisse l’imbattuto campione Eugenio Pilotta per k.o. al 4° round laureandosi campione d’Italia assoluto dei pesi massimi. Il successo e la notorietà che incalzavano gli permisero di essere scritturato per una serie di incontri a Berlino, dove assaporò la sua prima sconfitta per ko alla sesta ripresa contro l’inglese Tom Cowler, che riuscì poi a batterlo, dopo una decina di incontri disputati per il mondo, di cui sette per k.o., al Teatro Adriano di Roma alla sesta ripresa prima del limite, ricevendo i complimenti di Mussolini, a quel tempo capo del governo. Dopo Londra, il tour lo portò a combattere negli Stati Uniti, a Newark, dove esordì il 21 maggio 1921 contro Frank Hagney che cadde al tappeto in 2’06 della prima ripresa.

La carriera pugilistica di Spalla annovera altre vittorie prestigiose: Il 7 maggio 1922, al velodromo “Sempione” di Milano, alla settima ripresa si sbarazzò del tedesco Hans Breitenstraeter; il 1º dicembre 1923, sconfisse Mariano Barbaresi, sul ring ostile del “Teatro Adriano”, per ko tecnico alla quinta ripresa; a Milano, invece, ebbe la meglio per k.o. alla terza ripresa, sull’olandese Daan Holtkamp.

Nel 1924, Erminio Spalla partì per il Sud America dove il 7 marzo, a Buenos Aires, affrontò l’idolo locale, Luis Ángel Firpo, detto “Il toro selvaggio della Pampa”, considerato un vero “re senza corona”, per aver tenuto testa al campione del Mondo Jack Dempsey, in un combattimento che fu chiamato “l’incontro del secolo”.; in seguito salì sul ring della Palestra Italia” di San Paolo per affrontare il giovane brasiliano Benedicto Dos Santos, fino a quel momento imbattuto dopo tre incontri vinti alla prima ripresa. Il campione italiano lo sconfisse per k.o. alla nona ripresa dopo numerosi atterramenti, uscendo malconcio da quell’incontro. Spalla non era solo un campione sul ring, ma anche nella vita: devolse l’intero incasso di una sua esibizione, su uno dei vari ring brasiliani, a favore della famiglia del giovane pugile Dos Santos; il 28 settembre 1924, a Milano, Spalla concesse la rivincita, per il titolo europeo, all’olandese Van der Veer, sconfiggendolo nuovamente ai punti in 20 riprese.

Nel 1926 tornò in Argentina, dove disputò una nuova sfida con Firpo, che si concluse con una vittoria ai punti su 12 riprese; ancora una vittoria, a Milano, per k.o. alla terza ripresa, contro l’olandese Daan Holtkamp. Poi il declino: il 25 settembre 1927 perse il titolo italiano, sul ring del velodromo “Sempione” di Milano per k.o. alla seconda ripresa, contro Riccardo Bertazzolo (nato a Venezia nel 1903), anticipando il suo ritiro dal pugilato, dopo un’altra sconfitta per k.o. alla settima ripresa, a Buenos Aires, contro il gigante Victorio Campolo, alto più di due metri. Dopo aver attaccato i guantoni al chiodo, emigrò con la famiglia in Brasile, dove nel 1934, a San Paolo del Brasile, fondò una rivista sportiva e aprì una palestra; lasciato San Paolo per Rio de Janeiro, in questa città frequentò una scuola di canto e fu scritturato, come basso, da alcune emittenti radiofoniche brasiliane.

Dopo l’esperienza brasiliana, tornò in Italia e si dedicò nuovamente alla scultura, contemporaneamente entrò nel mondo del cinema interpretando una cinquantina di film, a partire da Io, suo padre di Mario Bonnard (1939), con registi del calibro di Alessandro Blasetti (Fabiola nel 1949, Dino Risi (Poveri ma belli nel 1957 e Il mattatore nel 1960), René Clair (La bellezza del diavolo, 1950), Vittorio De Sica (Miracolo a Milano nel 1951, dove recitò anche Riccardo Bertazzolo, il pugile che lo detronizzò dal titolo di campione d’Italia), fino all’ultima interpretazione in Taur, il re della forza bruta di Antonio Leonviola (1963).

Prima che lasciasse questo mondo ci regalò, nel 1969, la sua ultima interpretazione nello sceneggiato televisivo I fratelli Karamazov di Sandro Bolchi. Spalla non si fece mancare quasi nulla dal punto di vista artistico: pubblicò anche tre volumi, Nella vita e sul ring (Codara, Milano, 1928); Una tonnellata di pugni (La Gazzetta dello Sport, Milano, 1932); Per le strade del mondo. Racconti ed avventure (S.E.R., Venezia).

Giorgio Moio

Poeta, nasce a Quarto (NA) nel 1959. Già redattore di «Altri Termini» e «Oltranza» (di quest'ultima è anche tra i fondatori), per le Edizioni Riccardi, già direttore editoriale, nel '98, anno in cui inizia a partecipare a mostre collettive di poesia visuale (una sessantina fino ad oggi) fonda e dirige la rivista «Risvolti». Dal 2017 dirige la rivista «Frequenze Poetiche» e dal 2021 cura la collana di poesia verbovisuale "Contrappunti", presso l'editore Bertoni. Ha organizzato eventi, partecipato a letture di poesia e ad una sessantina di mostre collettive di poesia visuale. Ha pubblicato una ventina di volumi di poesia, prosa e saggistica, di cui l'ultimo è Contrappunti variabili (Bertoni Editore, 2020 - poesia).

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