Siamo soliti associare il digiuno religioso con il Ramadan islamico, in realtà questa pratica accomuna tutte e tre le grandi religioni monoteiste
Il 10 marzo è iniziato il Ramadan, un momento importante per il mondo islamico che ha come pratica principale l’osservanza del digiuno. Il digiuno religioso, in realtà, è una pratica che accomuna tutte e tre le religioni monoteiste: l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islamismo. Modalità diverse ma un’unica volontà: sentirsi in connessione con il proprio Dio.
Il digiuno, dicevamo, è il precetto religioso cuore del Ramadan, considerato il quarto dei cinque pilastri dell’Islam. Il Ramadan cade una volta l’anno nel nono mese del calendario musulmano. La scelta di questo periodo ricorda il momento in cui a Maometto fu rivelato il Corano come guida per gli uomini. Il mondo islamico segue un calendario diverso, basato sulle fasi lunari: ogni mese dura 28 giorni e ha inizio con la fase di luna crescente. Lo stesso Ramadan inizia con il primo avvistamento della falce di luna crescente così come raccomandato nei tradizionali “hadith”. Nel mese di Ramadan, i musulmani devono astenersi dal cibo e dall’attività sessuale dall’alba al tramonto. Vengono serviti solo due pasti, il primo subito prima dell’alba, il secondo dopo il tramonto.
I fedeli devono, inoltre, tenersi alla larga da comportamenti peccaminosi come gli insulti, le calunnie, le bestemmie e le azioni violente, eccezion fatta per la legittima difesa. Devono dare più spazio alle preghiere e alla lettura del Corano e dedicarsi a opere di carità. Secondo alcuni teologi la pratica del digiuno religioso per i musulmani insegnerebbe agli uomini l’autodisciplina, l’appartenenza a una comunità, l’amore per Dio e la pazienza.
Alcune categorie di persone, come gli anziani, i malati, le donne nei giorni delle mestruazioni, sono esentate dal digiuno del Ramadan.
La tradizione religiosa ebraica prevede il digiuno in diversi momenti dell’anno e con finalità diverse:
Per la religione cristiana cattolica la pratica del digiuno ruota intorno alla ricorrenza più importante, la Pasqua, e alla Quaresima. Nel periodo di quaranta giorni che precede la Pasqua, viene osservato il digiuno ecclesiastico come atto di penitenza. Si osserva in memoria del periodo trascorso da Gesù, il figlio di Dio, nel deserto durante il quale è stato messo alla prova da diverse tentazioni.
Secondo il Codice di Diritto Canonico, i fedeli cristiani sono tenuti all’osservanza del digiuno ecclesiastico e all’astensione dalle carni in due giorni: il Mercoledì delle ceneri e il Venerdì Santo. Il primo da inizio alla Quaresima, il secondo celebra la memoria della morte di Gesù. E’ consuetudine astenersi dalle carni tutti i venerdì che cadono durante la Quaresima. Secondo la regola, si dovrebbe consumare un pasto al giorno ma non è proibito consumare due pasti purché siano frugali.
Sono tenuti al digiuno i fedeli di età compresa tra i 18 e i 60 anni. I parroci possono dispensare dal digiuno fedeli in condizioni particolari, come una malattia, e commutarlo con opere pie.
Nella Chiesa ortodossa, il digiuno ecclesiastico viene osservato in determinati periodi dell’anno:
In questi periodi ci si astiene dalle carni e dal consumo di bevande alcoliche e di olio di oliva.
Le Chiese protestanti, a eccezione di quella anglicana, hanno, invece, regole più elastiche sul digiuno. Martin Lutero sosteneva che il momento opportuno per digiunare e le regole da osservare dovessero essere scelte dal fedele e non imposte dalla Chiesa. Pertanto le chiese luterane non hanno regole prestabilite e momenti fissi in cui praticare il digiuno. L’astensione dal cibo ha finalità esclusivamente spirituali, non va osservato per ottenere grazie da Dio ma per cambiare l’uomo e va associato alla preghiera.
In copertina foto di Tariq Abro da Pixabay
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