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Indiani d’America: la Mostra al Munacs di Arezzo

Al Munacs (Museo Nazionale del Collezionismo Storico) di Arezzo vengono esposti oggetti di vita quotidiana, armi e costumi dellaCollezione Sergio Susani, universalmente riconosciuto come il massimo esperto europeo di storia degli indiani d’America e anche uno dei massimi collezionisti a livello mondiale.

In collaborazione e con il patrocinio scientifico dell’Associazione Wambly Gleska di Firenze, che rappresenta ufficialmente i popoli nativi americani in Italia e in Europa, la mostra ha lo scopo di far conoscere una parte di questo popolo “fiero” e tutt’altro che “selvaggio”, che per centinaia di anni, ha popolato le grandi pianure degli Stati Uniti d’America, vivendo, prima della venuta dell’uomo bianco, in perfetta armonia con la natura, con profonda spiritualità e nel rispetto della Madre Terra e di tutti gli esseri viventi.

Non esisteva il senso di proprietà ed era incomprensibile poter recintare uno spazio, proprio perché acqua, terra, animali  ed alberi, erano considerati un dono del Grande Spirito alla collettività. Il bisonte, fonte di vita delle tribù delle Pianure, veniva cacciato nella quantità minima per il sostentamento, e da questo se ne ricavava tutto il necessario  per la costruzione dei Tepee (le loro case mobili), vestiario, suppellettili e materiali per la costruzione di armi per la caccia e la guerra. Icombattimenti fra tribù si svolgevano stimando ed allo stesso tempo sfidando il nemico  semplicemente percuotendolo con il “Bastone dei colpi “. “Contare colpo“ era più importante che uccidere o ferire, permettendo al guerriero di ricevere una penna di aquila ad ogni incontro di guerra.

Le varie penne, così conquistate, erano poi utilizzate nella costruzione del diadema di guerra (war bonnet) di cui alcuni esempi sono presenti nella mostra. Gli abiti in pelle, compresi gli stessimocassiniborse e suppellettili, venivano ricamati prima dell’arrivo dei bianchi, con aculei di porcospino. Erano quindi colorati e cuciti con tendine ed intrecciati con svariate tecniche.

Dopo Colombo il commercio delle conterie Veneziane (perle e perline di vetro colorato) scambiate con pelli e pellicce per il mercato Europeo, prese il sopravvento sull’utilizzo degli aculei (mai però abbandonati) e i costumi verranno ad essere più elaborati e colorati. Ogni tribù utilizzò la propria tecnica di lavorazione di cui si possono vedere molti esempi nel percorso della mostra. Le prime armi erano costituite da lance, archi e freccecoltelli di selce o di osso e mazze in pietra. In seguito, nella consueta forma di scambio con i bianchi “Trading”, i nativi poterono utilizzare coltelli, asce in metallo e fucili. Alcune di queste asce dette Pipe- Tomahawk (dotate di un manico forato ed un fornello per fumare) venivano forgiate espressamente per questo mercato. Esempi sono presenti lungo il percorso della mostra mostrando i diversi tipi di personalizzazione preferiti dalle varie tribù.

Conclude la visita la sezione dedicata alla spiritualità: sono infatti esposti manufatti che fungevano da tramite con il Grande Spirito: pipe sacre e tabacco il cui fumo saliva verso il cielo e stabiliva il contatto, ventagli di penne d’Aquila (l’uccello che vola più in alto), il cranio di bisonte che rappresenta il Grande Spirito sulla terra nonché le erbe sacre . Un viaggio quindi difficilmente ripetibile, ricco di storia e di fascino che permetterà ai visitatori di godere della vista di oggetti unici. È possibile realizzare percorsi didattici alla mostra per scuole, famiglie e associazioni, previa prenotazione.

Redazione CinqueColonne

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