Specchi & Doppi

Informazione corretta rischia di diventare solo una mera chimera in questa Italia che non brilla mai

Perché non si riesce ad indirizzare il commento di una sciagura se non sul continuo indugiare sul dolore?

Informazione corretta rischia di diventare solo una mera chimera in questa Italia che non brilla mai. In ogni occasione – senza mai smentirsi – la narrazione di certi eventi sembra sempre essere informata a criteri più propri dellinfotainement che della deontologia del giornalismo.

Informazione corretta e le classifiche del dolore

Perché fare sempre classifiche anche in casi estremi ? Perché non avere come finalità solo quella di fare corretta informazione? Perché solo sovraesposizione del dolore? Forse perché la lacrimuccia ‘tira’? Dove è finito il pudore? Perché non si riesce ad indirizzare da parte di direttori, capi redattori, capi servizio, il commento di una sciagura se non sul continuo indugiare sul dolore?

Fare informazione è un lavoro serio e lo abbiamo fatto diventare quanto di più soggettivo e slegato dai valori veri. Il “dio” rappresentato di volta in volta dagli ascolti o dai contatti o, peggio ancora, dai click ha preso il sopravvento sul racconto.

Basta, per cortesia smettiamola! Questo mood lasciamolo al cinema e ritorniamo solo a fare i cronisti. Quanto successo in Turchia ed in Siria non può essere trattato come l’ennesima operetta da mettere in scena ad uso e consumo dei social calcando la mano solo sull’aspetto emotivo e non su quello informativo puro.

Giornalisti

Recuperiamo la nostra identità di giornalisti, per favore. Smettiamola di pensare in ogni occasione in termini di storytelling e cerchiamo di confezionare servizi che raccontino fedelmente quanto accaduto e quanto accade.

Lasciamo opinioni e approfondimenti agli spazi adeguati e utilizzabili per questo scopo. Portiamo al lettore i fatti, facciamolo arrivare su luoghi dove non riuscirebbe mai ad arrivare diventando i suoi occhi ma mai perdendo di vista la sua sensibilità. Smettiamola di pensare solo in termini di vendita delle storie che raccontiamo. Rispettiamo le persone.

Non basta saper scrivere o parlare un italiano corretto (e solo Dio sa se poi tutti lo sappiamo fare) e infilare tre parole di seguito. Le parole, le immagini possono essere armi molto affilate e andrebbero maneggiate solo da parte di chi lo sa fare bene. Miriamo in alto, non livelliamoci in basso solo perché tanto tutti fanno così!

Gianni Tortoriello

Quattro decenni e più di vita dedicati al giornalismo, ma anche alla comunicazione tout-court, passando dalla carta stampata, alla televisione, al web. Una Laurea in Scienze Politiche alla Federico II, qualche anno d'insegnamento e qualche altro da formatore. Unica fede, il Napoli. Poche certezze, tanta passione e una consapevolezza: ciò che paga è solo l'impegno costante nel realizzare i propri progetti e, perché no, i sogni. Il villaggio globale di cristallo dell'informazione e della comunicazione è, purtroppo, divenuto il luogo dove conta solo 'spararla quanto più grossa possibile!' Il sensazionalismo e l'opinionismo hanno soppiantato la notizia. Io vorrei solo continuare a fare quello che mi hanno insegnato: raccontare i fatti.

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Gianni Tortoriello

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