(Adnkronos) – Continueranno per tre giorni i colloqui al Cairo tra Stati Uniti, Israele, Qatar ed Egitto per cercare di raggiungere un accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi in cambio dei detenuti palestinesi dopo che, finora, i negoziati non hanno portato a risultati. Lo scrive il New York Times citando a condizione di anonimato un funzionario egiziano. Il tenore dei colloqui, finora, è ”positivo” spiega la fonte.
E ora andranno avanti a un livello inferiore. Anche il Times of Israel ha parlato dell’estensione dei negoziati. Israele-Hamas e la tregua, il punto La delegazione israeliana, guidata dal capo del Mossad David Barnea, è rientrata dal Cairo, come ha spiegato un funzionario dell’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu citato dal Times of Israel. Insieme al capo dello Shin Bet, Ronen Bar, Barnea ha incontrato al Cairo il primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani e il capo della Cia William Burns.
Nuovi raid USA e Gb?
Egitto Qatar e Stati Uniti stanno cercando ancora una volta di raggiungere un cessate il fuoco più lungo per la Striscia di Gaza. In cambio, gli ostaggi ancora nell’enclave palestinese sarebbero liberati in cambio di detenuti palestinesi nelle carceri di Israele. Intanto, mentre si continua a lavorare per una tregua tra Israele e Hamas, gli Houthi hanno denunciato nuovi raid aerei Usa e Gb contro obiettivi nella regione di Hodeida, nello Yemen occidentale. ”L’aggressore Usa-Gb ha lanciato un attacco su Ras Isa, nel distretto di Al Salif” nella regione di Hodeida, ha scritto in un tweet il portavoce degli Houthi Abdulsalam Jahaf, membro del Consiglio di Difesa e Sicurezza. Al momento non si registrano danni e né gli Stati Uniti, né la Gran Bretagna hanno confermato i raid. Israele nel frattempo continua l’operazione di terra.
E’ il capo di stato maggiore delle forze di difesa (Idf), il generale Herzi Halevi, a fare il punto della situazione. Se dovesse scattare la tregua, l’esercito “saprebbe come riprendere” l’offensiva per smantellare Hamas. Rispetto ad ottobre, quando è iniziata l’offensiva, secondo il generale la situazione è “decisamente migliore” dal punto di vista della sicurezza. “Stiamo costruendo un quadro molto più sicuro”, afferma. L’esercito non ha ancora presentato un piano di evacuazione per la popolazione da Rafah, dove si sono rifugiati circa 1,6 milioni di palestinesi, spiega alla Cnn il portavoce delle (Idf) Peter Lerner.
Il piano dell’esercito israeliano
“Il governo ha incaricato l’Idf di elaborare un piano per raggiungere i nostri obiettivi, i nostri obiettivi di guerra, nell’area di Rafah. Il piano deve ancora essere presentato, ovviamente, al governo”, ha precisato. Lerner ha detto che l’obiettivo dell’esercito è quello di creare un piano che permetta di evacuare i civili portandoli “fuori pericolo”, in modo che siano differenziati dai militanti di Hamas. Si ritiene che, in seguito agli ordine di evacuazione per il nord e il centro della Striscia di Gaza, metà della popolazione dell’enclave palestinese si trovi ora a Rafah. Distinguere civili e miliziani di Hamas, secondo Lerner, “si può fare.
Abbiamo fiducia nella nostra capacità di differenziare e distinguere”. Altrimenti, “l’alternativa è arrendersi a Hamas e sacrificare 134 persone”. Il capo degli affari umanitari delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, ha espresso nuovamente profonda preoccupazione per il previsto attacco israeliano a Rafah, dove più della metà della popolazione di Gaza potrebbe essere a rischio di “massacro” se la campagna dovesse procedere. “Lo scenario che temevamo da tempo si sta svelando a una velocità allarmante”, ha affermato Griffiths su X. “Lancio ancora una volta l’allarme: le operazioni militari a Rafah potrebbero portare a un massacro a Gaza. Potrebbero anche lasciare un’operazione umanitaria già fragile in punto di morte”. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)