Tutti invocano una rivoluzione ma cosa avremo, in realtà?
Campionato mondiale di calcio per l’Italia finito ancor prima di iniziare, necessità di una rivoluzione che non arriverà: qual è il futuro della nostra nazionale?
Non è certamente una notizia dell’ultima ora visto che da ormai una settimana sappiamo che la nostra nazionale non sarà in Qatar a contendersi il titolo di campione del mondo. I vincitori dell’ultimo europeo escono al primo playoff contro la Macedonia del Nord.
Un gol al 92esimo che porta nuovamente l’Italia del pallone fuori dal grande palcoscenico mondiale così come 4 anni con la Svezia. Due mancate qualificazioni che buttano via quanto di buono guadagnato agli europei.
Le motivazioni possono essere tante dal singolo giocatore, all’allenatore fino all’intero sistema calcio italiano ma ora come ora restano solo i fatti: l’Italia dovrà guardare nuovamente il mondiale da casa.
Martedì, inoltre, è andata in scena la partita più “ignorata” della storia della nostra nazionale ovvero l’amichevole contro la Turchia. Due squadre che avevano fallito l’accesso ai mondiali nello stesso “mini torneo play-off” che si trovavano di fronte quasi come uno “scherzo del destino”.
L’Italia, prima della sfida con i turchi, aveva salutato Insigne, Jorginho, Immobile ed altri giocatori per dare spazio poi in campo ai “giovani”. Raspadori, Zaniolo, Scamacca, Tonali: tanti giocatori nati dal 2000 in poi titolari in una partita dell’Italia non li avevamo mai visti. Vittoria per 3 a 2 che, almeno, fa morale ma i rimpianti non spariscono ma anzi diventano ancora più grandi, così come raccontato dal CT Mancini:
“Rimpianti? Quelli ci saranno fino a dicembre. Anche se non siamo in una situazione semplice la reazione c’è stata. Una gara inutile ai fini di quello che valeva, però se uno le cose le deve fare deve farle bene“
Il passato, è passato quindi ora si deve pensare al futuro e quello della nazionale come sarà? Tutti gridano alla rivoluzione ma, in realtà, sembra esserci tutto meno che un cambio epocale. Nei “piani alti” della FIGC non sembrano esserci scossoni all’orizzonte con il presidente Gravina pronto, in prima linea, a ricominciare tutto dall’inizio.
La federazione, però, ha un compito non da ridere: rifondare un sistema sin dalle sue basi. Si “decanta” tanto una riforma che latita dall’eliminazione nei gruppi del mondiale sudafricano ovvero nel lontano 2010, ben 12 anni fa. Era necessaria allora ed è d’obbligo ora visto che nel frattempo la situazione è peggiorata (per non dire precipitata) con le due mancate qualificazioni ai mondiali.
Ricostruire un sistema e una nazionale che debba convincere tutti dai tifosi fino ai club che, in questo momento, vedono la nazionale solo come un “fastidio”.
“Dispiace che i ragazzi si siano visti solo per un giorno per poter preparare questa gara. Ci sono interessi imprenditoriali legati alla gestione dei club, legittimi, è chiaro che sulla Nazionale c’è sempre grande resistenza da parte dei club. La Nazionale è vista più come un fastidio, che come momento di unione di un intero Paese“
Il presidente Gravina dopo l’eliminazione dai mondiali di Qatar 2022
Se per il mondiale russo a “pagare le spese” fu il CT Ventura, stavolta Roberto Mancini rimane saldamente al comando della nazionale azzurra. L’Europeo è stata l’occasione per portare in lato la figura dell’allenatore marchigiano ma per l’eliminazione mondiale lui è stato al centro delle critiche.
Chi l’ha accusato di non aver fatto le giuste convocazioni, chi di aver sbagliato formazione e chi di non essere stato in grado di ricreare quel gruppo che ha vinto l’Europeo itinerante. La “verità”, però, è che l’Italia non doveva neanche esserci a questi play-off ma vincere il girone e passare senza ansie e paure ai mondiali. Invece, così non è stato ma ora Mancini ha un altro compito: ricostruire, sul campo di gioco, tutto da 0… o quasi.
Questa è la parte che, forse, subirà più scossoni. Alcuni addii sono certi come quello di Chiellini che nella gara contro la Turchia ha salutato definitivamente la nazionale mentre altri potrebbero essere “naturali” come quello di Insigne che a fine stagione saluterà il Napoli per andare al Toronto, quindi, fuori dal “calcio che contato” (però mai dire l’ultima parola).
Serve una nuova nazionale e quella vista la Turchia potrebbe essere un prototipo anche se all’appello mancano giocatori come Chiesa e Di Lorenzo che sono fuori per infortunio. Serve cambiare, su tutti i livelli, e per davvero. Il tempo delle lacrime è finito altrimenti potrebbero arrivare altre sgradite eliminazioni a livello mondiale.
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