JAKE GYLLENHAAL IN GIURIA AL FESTIVAL DI CANNES: JARHEAD

Jake Gyllenhaal è uno dei membri della giuria a Cannes in questi giorni. Cinefago ha ripescato per voi "Jarhead", film del 2005 che lo vede protagonista con la direzione di Sam Mendes.

Jarhead: testa di Barattolo, è l’appellativo assegnato ai marines, per il taglio di capelli e per l’idea che eseguano acriticamente  gli ordini senza  pensare.  Anthony  Swofford si arruola nei marines nel 1988, seguendo le orme del padre che aveva combattuto nella guerra in Vietnam.  Una scelta che sembra obbligata dalla confusione e dalle incertezze rispetto al proprio futuro.  All’inizio il pentimento è immediato, compagni  di addestramento idioti e ottusi e durissime esercitazioni gli suscitano sconforto e ripensamenti. Tuttavia Anthony diventa bravo, dopo il corso degli Scout Sniper diventa cecchino insieme al suo commilitone-spotter Alan Troy. Quando nel 1989, durante la guerra del Golfo, gli Stati Uniti invadono il Kuwait,  Anthony e i suoi compagni vengono inviati nel deserto dell’Arabia Saudita. La condivisione di un’esperienza di questo tipo non potrà che aggregare il gruppo, renderli amici e complici e legati dalla stessa condanna che porteranno addosso per l’intera esistenza. I giorni nel deserto si limitano ad ancora più dure esercitazioni, restano ai margini della guerra, semplicemente a presidio mentre i caccia da combattimento fanno il lavoro grosso. Quei giorni diventano attesa, attesa di sparare, di dare un senso alla loro presenza lì, a tutte quelle resistenze e preparazioni.  Il tempo scorre in modo diverso laggiù, è dilatato, ognuno di loro osserva allontanarsi poco poco le proprie donne, le proprie famiglie, le lettere che arrivano sono sempre di meno. Anthony tornerà a casa senza aver ucciso nessuno, con soli quattro giorni di guerra effettiva, quattro giorni  in cui il rischio della vita sotto le bombe era stato concreto.

Ecco la storia. Un uomo spara con un fucile per molti anni e va in guerra. In seguito, restituisce il fucile all’armeria e pensa che non dovrà mai più usarlo. Ma qualsiasi cosa quell’uomo farà con le mani, amare una donna, costruire una casa, cambiare il pannolino di suo figlio, le sue mani ricorderanno quel fucile”. (Soldato Swofford)

Anthony Swofford è un marine realmente esistito, il film infatti è tratto dalla sua autobiografia. 

Giulia Distefano

Faccio cinema, parlo di cinema, scrivo di cinema. A tutto il resto ci penserò da grande.

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