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Kate Middleton operata all’addome, le ipotesi del chirurgo

Nelle ore successive all'annuncio di Buckingham Palace, le analisi si sono focalizzate su diversi aspetti nel tentativo di inquadrare la situazione di Kate

(Adnkronos) – Endometriosi, malattie infiammatorie intestinali? Quali sono le patologie che possono portare una donna dell’età di Kate Middleton ad aver bisogno di pianificare un intervento di chirurgia addominale con una degenza “insolitamente lunga” e tempi di ripresa altrettanto estesi? C’è riserbo in Uk sulla situazione della principessa del Galles.

L’unico elemento che sembra essere trapelato finora è che non si tratterebbe di un tumore. “Gli interventi che possono essere eseguiti a livello addominale sono veramente parecchi e molteplici”, premette all’Adnkronos Salute Luigi Boni, professore ordinario di Chirurgia all’università Statale di Milano e direttore della Chirurgia generale e mininvasiva del Policlinico della metropoli.

“Ma si riducono significativamente se stringiamo il campo alla patologia non oncologica che potrebbe interessare persone più giovani e richiedere un tempo di degenza previsto così lungo”, aggiunge l’esperto.  “Devo dire la verità, io ho lavorato in Inghilterra – spiega – e quindi conosco molto bene il loro metodo di gestione dei malati. Non è che per la principessa cambi molto l’approccio.

Ed è difficile che i pazienti rimangano effettivamente ricoverati così tanto a lungo, queste tempistiche sono rare. Dipende certo dagli interventi – puntualizza Boni -. Probabilmente l’ipotesi più accreditata è che sia stata operata per una patologia come l’endometriosi, malattia ginecologica che colpisce tipicamente le donne in età fertile, patologia benigna che può essere lieve, ma anche tanto severa da richiedere interventi complessi che interessano vari organi.

Kate Middleton operata

E possono essere effettivamente necessari tempi più lunghi di ricovero rispetto a quelli di altre patologie”.  “Se per un tumore del colon la degenza in Italia può essere in media di 5-6 giorni, e nel Regno Unito di 3 – osserva il chirurgo – l’endometriosi severa può richiedere di intervenire su più organi, oltre che su utero e ovaie.

Può interessare gli ureteri, l’intestino, e rendere necessaria una permanenza più ampia in ospedale. Un percorso senza complicanze difficilmente richiede 2 settimane, ma per essere tranquilli magari fino a 10 giorni sì. Dipende anche da quello che si deve fare durante un intervento. In certi casi serve fare magari una pulizia molto importante in più sedi, o togliere anche un segmento di intestino, o utero e annessi”. E “anche i tempi di recupero sono direttamente proporzionali all’entità dell’intervento”.

Per Kate si parla di ripresa delle attività pubbliche dopo Pasqua. L’altra possibilità che di solito è in linea con queste caratteristiche, indica Boni, “è una malattia infiammatoria intestinale, come il morbo di Crohn o la rettocolite ulcerosa”.  

“Va detto – evidenzia Boni – che queste sono malattie croniche per le quali di solito si fanno dei trattamenti prima medici, anche per molto tempo. E poi dopo, se non si risponde più alla terapia medica, si passa alla chirurgia.

Quindi sono condizioni di cui il paziente di solito sa di essere affetto da molti anni ed è un po’ strano che vengano fuori poi improvvisamente con l’intervento chirurgico, che è un passaggio quasi mai immediato. In ogni caso sono patologie benigne anche queste – sottolinea – e se si deve fare un intervento chirurgico difficilmente richiede degenze così lunghe, ma dipende anche in questo caso, ovviamente”. 

Le ipotesi del chirurgo

Nelle ore successive all’annuncio di Buckingham Palace, le analisi si sono focalizzate su diversi aspetti nel tentativo di inquadrare la situazione di Kate. C’è chi si è interrogato sulla magrezza della principessa del Galles, se potesse essere correlata con qualche patologia in particolare.

Difficile dire, riflette Boni, precisando che in ogni caso “queste sono tutte supposizioni. La magrezza può essere abbastanza tipica di malattie intestinali a cui spesso si associano anche malnutrizione o malassorbimento. Ma anche le donne affette da endometriosi spesso sono donne magre, perché quando la malattia va a interessare l’apparato intestinale comporta poi dei dolori importanti.

Quindi c’è la tendenza ad alimentarsi meno”. “Anche l’endometriosi – analizza ancora lo specialista – è una patologia che viene trattata spesso con terapia medica e la terapia medica è il trattamento estroprogestinico, quindi la pillola presa in maniera continuativa. Ed è anche vero che uno dei momenti in cui l’endometriosi si acquieta è durante la gravidanza perché il quadro ormonale viene mantenuto stabile”.

Altro elemento: “A noi chirurghi – riporta Boni – capita di operare queste pazienti e quando arrivano all’intervento chirurgico sono sempre casi insidiosi, perché sono quadri più gravi che richiedono trattamenti non semplici. Ma la diagnosi di solito avviene prima, non raramente all’inizio del ciclo mestruale, anche se la patologia può essere scoperta un po’ tardivamente perché i disturbi vanno da un ciclo molto doloroso a irregolare, e altri sintomi.

Diagnosi

Non è infrequente che i pazienti passino da uno specialista all’altro pensando di avere altre malattie. Oggi c’è più consapevolezza, in Gb e anche in Italia, ma a volte non è semplicissima la diagnosi”. Ricordando quel poco che si sa della storia clinica di Kate, poi, i media inglesi hanno citato, oltre alle gravidanze, la volta in cui fu ricoverata per una forte nausea gravidica. “Difficile però leggere questo elemento come un indizio.

Sì e no, in medicina niente è mai bianco o nero – ragiona Boni – Se è vero che per esempio l’endometriosi in quanto tale durante la gravidanza si acquieta, è anche vero che quando il focolaio di endometriosi smette di sanguinare poi forma una cicatrice.

Questa cicatrice si può formare anche per esempio nell’intestino. E capita che fra i disturbi che lamentano queste pazienti ci siano anche nausee”. Quanto alla principessa Kate, nei prossimi giorni potrebbero arrivare nuovi aggiornamenti, è stato spiegato. E ci si interroga anche su quale sarà la linea: dire o non dire di più sulla sua condizione?

“Tutto sommato, se dovesse trattarsi di una patologia benigna – conclude Boni – dire cos’è sarebbe un modo per aumentare l’awareness, come si dice in Gb”: la consapevolezza “su quella particolare malattia e sensibilizzare le persone”.   

—cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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