Storie

La Meccanica Quasistica di Tiziano Distefano

Racconti surreali riempiono le pagine della Meccanica Quasistica di Tiziano Distefano, una raccolta di accattivanti vicende assurde

Il potere creativo delle parole

La Meccanica Quasistica di Tiziano Distefano edito da Transeuropa Edizioni è il libro d’esordio dell’autore, un’insolita raccolta di storie nelle quali si intrecciano scienza, economia e filosofia.

In 24 racconti l’autore crea un’interessante osmosi tra l’infinitamente logico e l’infinitamente assurdo. I protagonisti delle vicende sono sia oggetti che persone, ed entrambi si comportano in modo caotico, scomposto, proprio come particelle subatomiche. Mondo reale quindi che si confonde con il surreale per dare al lettore un microcosmo di pura creatività su cui riflettere e in cui le domande esistenziali si accompagnano a quelle legate alle ingiustizie sociali e ambientali.

Ringraziamo Tiziano Distefano per l’intervista che ci ha dato modo di scoprire le sue passioni, il suo rapporto con la scrittura e alcuni aspetti centrali della raccolta di racconti La Meccanica Quasistica.

La Meccanica Quasistica di Tiziano Distefano

Salve Tiziano, lei è nuovo ai lettori di Cinquecolonne Magazine. Ci racconta brevemente cosa fa nella vita, di cosa si occupa?

Attualmente sono ricercatore e docente di Economia Ecologica presso il Dip. di Economia dell’Università di Firenze. Collaboro anche con università straniere in Colombia, Perù e negli Stati Uniti (quali il MIT). In particolare, studio il legame tra la transizione ecologica e la giustizia sociale, tentando di capire in che modo si possano rispettare i limiti biofisici e al contempo garantire un buono standard di vita a tutte le persone. Il concetto di Economia Ecologica si fonda in effetti su questi principi e si lega in modo stretto alle teorie dei sistemi complessi dove i fenomeni possono evolvere in modo imprevedibile, nuove proprietà possono emergere dall’incontro di molti fattori diversi e dove i concetti di causa ed effetto diventano sempre più sfumati. Queste idee impongono un modo nuovo di vedere il mondo, un cambio di paradigma. Penso che la mia ricerca accademica abbia ispirato l’intera raccolta.

La Meccanica Quasistica è una raccolta di racconti. Ha mai provato a cimentarsi in un romanzo? Le piacerebbe l’idea? E se no, perché?

In effetti il primo tentativo di scrittura fu un romanzo che ancora giace in un cassetto in attesa di essere recuperato. A dir il vero, ho trovato nella narrativa breve una forma più adatta per poter spaziare su molti temi diversi in libertà, trasformando in racconti gli spunti o le intuizioni che ricavavo dalle letture scientifiche e filosofiche. Infatti, per me, il Quasismo rappresenta un esperimento letterario che gioca sul confine sottile che divide realtà e immaginazione. L’obiettivo è quello di indagare il potere creativo di tutto ciò che sembra paradossale o contraddittorio. Insomma, un modo per sfidare il nostro senso comune e vedere quali nuovi mondi possiamo esplorare.

Le storie che narra nel suo libro sembrano tutte molto surreali. Ma c’è un filo rosso che le unisce o che unisce i suoi protagonisti?

Ognuna delle 24 storie è incentrata su un personaggio diverso, in molti casi neppure umano – c’è un sasso, una libreria, un dado, un albero e persino la Morte in persona! Quindi, ciò che unisce i personaggi è il fatto di essere “strani” e di vivere vicende assurde. 
La scelta di uno stile surrealista mi ha permesso di offrire diversi livelli di lettura e di seguire binari non ordinari nello svolgimento delle storie: più che la trama, diventano rilevanti le suggestioni che vengono prodotte, un po’ come accade nei sogni. Non a caso i dipinti surrealisti avevano un forte connotato onirico. In questo modo, è possibile capovolgere il nostro punto di vista e ripensare il concetto di a-normale, diverso, contraddittorio; insomma, tutto ciò che in genere escludiamo dalle nostre vite. In fondo, a detta dei fisici stessi, la meccanica quantistica è una teoria assurda, eppure funziona!

Quando è entrata la scrittura nella sua vita? Com’è avvenuta la magia?

Ho iniziato a scrivere in modo sistematico durante gli anni del dottorato quando, ogni giorno, dovevo fare un’ora di bus per raggiungere l’Università. Negli ultimi anni mi sono avvicinato alla narrativa breve grazie a grandi maestri quali Borjes, Calvino, Munro, Buzzati e Manganelli. E sono rimasto fulminato sulla via di Damasco: decisi che quello sarebbe diventato il mio stile.
A ben pensarci, la scrittura è veramente magica: pochi segni su di un pezzo di carta sono in grado di produrre emozioni, di farci progettare grandi opere, di scoprire leggi naturali o di segnare il destino di interi popoli. Quindi è incredibilmente potente. Per questo penso che la letteratura debba essere presa sul serio: la scrittura diventa quindi un’ottima palestra per immaginare e costruire un mondo migliore.

Ci racconta qualche sua abitudine di scrittura? Non so, decide diligentemente ogni sera di impegnarsi a scrivere una storia, prende la penna solo quando ha l’ispirazione, scrive sempre e di tutto in qualsiasi momento?

In ossequio alla filosofia Quasista non posso di certo indicare una chiara e precisa regola, quanto un insieme frastagliato di abitudini che ho seguito in modo più o meno volontario. Il mio luogo prediletto è stato il divano rosso del salotto che, essendo troppo corto per potercisi sdraiare, impone una posizione abbastanza scomoda per addormentarsi ma piuttosto adatta alla scrittura. Inoltre, dato che ogni racconto è diverso e ispirato a suggestioni occasionali, che trovavo in altre letture o in dettagli catturati nei luoghi più disparati, ero solito registrare un audio sul cellulare per potermene ricordare. Poi, appena trovavo il tempo o ne sentivo il bisogno, mi mettevo a sedere e scrivevo direttamente al computer. Ecco, un ingrediente importante è il tempo, risorsa sempre più scarsa: in fondo tutti/e siamo alla continua “ricerca del tempo da perdere”. Insomma, l’ozio è importante per scrivere e per vivere bene.

Francesca Amore

Trapiantata a Roma per necessità ma emotivamente ancorata a Napoli, non ha mai smesso di sperare che un giorno ci ritornerà definitivamente. Laureata all?istituto Universitario Orientale in lingue slave , si occupa di traduzioni dal russo e dal polacco. Giornalista pubblicista dal 2005, è appassionata di arte e letteratura in genere, ma di quella russa in particolare. Ama scrivere sugli argomenti più disparati perché di indole curiosa.Generosa, impulsiva e sincera, non ama le persone intellettualmente disoneste, ma si sa, il mondo è bello perché è vario, ma intanto? io mi scanso.

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Francesca Amore

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