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La retrospettiva del 37° Torino Film Festival

“Si può fare!”, esclamava il dottor Frankenstein leggendo gli appunti del nonno sulla possibilità scientifica di rianimare i morti, in Frankenstein Junior, l’irresistibile omaggio di Mel Brooks ai gloriosi horror degli anni ‘30. Si può fare: ricostruire un uomo, rincorrere i vampiri, danzare con i fantasmi, come ha fatto il cinema fin dalle origini, unica macchina capace di mostrare quello che nemmeno gli specchi riflettono. Collegata idealmente alla mostra del Museo Nazionale del Cinema “FacceEmozioni: dalla fisiognomica agli emoji”, aperta il 17 luglio e in corso fino al 6 gennaio nella Mole Antonelliana, la retrospettiva del 37° Torino Film Festival, curata dal direttore del TFF Emanuela Martini, è dedicata all’horror classico dal 1920 al 1970: dagli incubi aguzzi della Repubblica di Weimar evocati nel 1920 da Robert Wiene con Il gabinetto del dottor Caligari ai voraci non morti resuscitati da George Romero nel 1969 con La notte dei morti viventi, primo, dirompente capitolo del New Horror. In mezzo, le creature classiche materializzate dalla Universal (Dracula, Frankenstein, L’uomo Lupo, Il fantasma dell’Opera) e trent’anni dopo rese sensuali e sanguigne dalla Hammer Film; le tensioni sottili e i fantasmi, le donne pantera e i ladri di cadaveri evocati dalla RKO di Val Lewton con il lavoro di Tourneur, Wise e Robson; le allucinazioni macabre con cui Roger Corman traduce sullo schermo Edgar Allan Poe, le magnifiche streghe e vampire della via italiana al gotico di Mario Bava e Riccardo Freda, i bambini inquietanti di Henry James, gli scienziati pazzi, le donne senza volto, le case infestate, gli automi, i pupazzi parlanti e le bambole assassine, tutti i mister Hyde che ognuno di noi nasconde in sé. Una carrellata di 35 film che hanno dato corpo e volto alle nostre paure e che sono alla base di tutto l’horror successivo.

Alla retrospettiva è legata l’immagine ufficiale di questa 37.ma edizione del Torino Film Festival, che ritrae una delle più potenti icone femminili dell’horror classico, Barbara Steele, l’attrice britannica che con i suoi occhi grandi, la sua figura sinuosa e i suoi tratti aguzzi, ha materializzato la sensualità e il mistero di tutte le “Signore della Notte” nella fioritura gotica italiana anni ‘60. La foto è stata scattata sul set del film Amanti d’oltretomba, diretto da Mario Caiano (1965).

Barbara Steele sarà ospite del festival, riceverà il Gran Premio Torino 2019 e introdurrà la proiezione dei film dei quali è protagonista (tra gli altri, Il pozzo e il pendolodi Roger Corman, La maschera del demonio di Mario Bava e L’orribile segreto del dottor Hichcock di Riccardo Freda).

Redazione CinqueColonne

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