Specchi & Doppi

La spigolatrice di Sapri, dalla poesia alla statua sessista

Neanche Leonardo e Michelangelo suscitarono una polemica tanto accesa quanto quella sorta dalla statua per la protagonista della poesia di Mercantini

La poesia è arte sublime, quando ha un contenuto che vuole ricordare gesta rivoluzionarie narrate epicamente infervora.

La spigolatrice di Sapri – Luigi Mercantini

«Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!»

Oggi, purtroppo, ad infervorare non è più la poesia ma la polemica, a volte anch’essa portata ad arte, ma pur sempre tale.

Si, capita anche questo: s’inaugura una statua e si grida allo scandalo perché in pieno 2021 uno scultore consegna una statua commissionata dal comune cilentano di Sapri e raffigurante la famosa protagonista della risorgimentale poesia di Luigi Mercantini in vesti troppo succinte e con “parti corporee” troppo in vista.

Parte subito il bollo Sessista ed alte si stagliano le grida allo scandalo di rappresentanti onorevoli deputate e senatrici del nostro Parlamento soprattutto dagli scranni a sinistra dell’emiciclo.

Lungi da chi scrive voler in qualche maniera disconoscere anni e anni di lotte della sinistra italiana volte al riconoscimento dei diritti sacrosanti delle donne, sempre convinto che laddove questi siano disconosciuti vanno immediatamente ristabiliti e dove non siano applicati si venga costretti a farlo.

Lasciateci qui accogliere la polemica con un sorriso, non beffardo ma assolutamente benevolo, però anche con un po’ di disappunto cogliendo che ancora una volta la forma vince sulla sostanza e ci si perde appresso a questioni di lana caprina quando, invece, in situazioni diciamo “più serie” poi si va per la tangente.

Questa storia del sessismo, diciamocelo, ci sta un po’ sfuggendo di mano o, forse, ci è già del tutto sfuggita di mano ma qualcosa ancora crediamo si possa fare per recuperare un po’ di quel senno che sarà fuggito sulla luna, tanto per rimanere in tema poetico.

La spigolatrice di Sapri: la statua e l’arte

Non staremo qui a ricordare tutte le sculture e l’arte classica che pullulava di corpi nudi in quanto crediamo siano cosa molto diversa da questa statua commemorativa e ci addentreremmo in un discorso sull’arte che abbisogna di altri presupposti e ben altra trattazione qualificata che non la nostra.

Vogliamo solo ribadire di cercare di rientrare nel solco del buon senso. Ritenete che la statua sia brutta? Ditelo a chiare lettere. Sarà brutta, senza dubbio sarebbe un’opinione ma più che accettabile ma tirare in ballo l’ammiccamento e la svalutazione del ruolo della donna attraverso questa statua è puro delirio.

Nessuno ci convincerà mai che un corpo di donna ritratto o scolpito abbia qualcosa di osceno, che una statua che avvolge un corpo sinuoso con un vestito ‘ non consono ‘ ad una contadina quale la spigolatrice era, come è stato sottolineato da chi si è sconvolto e risentito per quella rappresentazione, crei un falso storico.

La spigolatrice di Sapri e la polemica oziosa

«Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!» recitava il poemetto di Mercantini, ma qui rischiamo di rimanerci secchi tutti con questo refrain del sessismo ad ogni angolo e ad ogni occasione tanto che torna a mente furiosamente la storiella di “al lupo, al lupo” dell’antica favola; così si specula sul sessismo e lo si perde quando seriamente c’è.

Negli intenti di chi ha commissionato la statua questa doveva diventare un attrattiva turistica primaria come la Sirenetta a Copenaghen. Cosa ne sia venuto fuori davvero è li sotto gli occhi di tutti; si è detto è troppo procace e con il sedere troppo in mostra. Perché poi una donna, solo perché contadina, non possa essere raffigurata con un bel sedere vorremmo capirlo.

Ora tutti quelli intellettualmente impegnati e le neo femministe del terzo millennio storceranno il naso ma noi vogliamo lo stesso citare, per chiudere, Tinto Brass che in quanto a sederi femminili non si può dire non vantasse esperienza avendo eletto il suddetto a punto centrale della sua cinematografia.

Tinto Brass – Regista

Come si guarda una faccia, così si dovrebbe guardare un culo: non c’è niente di male.

Magari, una risata ogni tanto ci sta, prendersi un po’meno sul serio anche.

Gianni Tortoriello

Quattro decenni e più di vita dedicati al giornalismo, ma anche alla comunicazione tout-court, passando dalla carta stampata, alla televisione, al web. Una Laurea in Scienze Politiche alla Federico II, qualche anno d'insegnamento e qualche altro da formatore. Unica fede, il Napoli. Poche certezze, tanta passione e una consapevolezza: ciò che paga è solo l'impegno costante nel realizzare i propri progetti e, perché no, i sogni. Il villaggio globale di cristallo dell'informazione e della comunicazione è, purtroppo, divenuto il luogo dove conta solo 'spararla quanto più grossa possibile!' Il sensazionalismo e l'opinionismo hanno soppiantato la notizia. Io vorrei solo continuare a fare quello che mi hanno insegnato: raccontare i fatti.

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