Limiti di orario, garanzie salariali, rinnovo dei contratti scaduti: sono questi, e non solo, secondo Maurizio Landini, i punti da riformare nello smart working, entrato di diritto nel mondo del lavoro con la pandemia
Era iniziata come una misura di emergenza ma per molti lavoratori potrebbe diventare una scelta definitiva. Lo smart working, noto in Italia come lavoro agile, esiste dal 2017 ma fino a quest’anno aveva avuto una scarsa applicazione. Oggi che, a causa della pandemia, il 90% delle grandi imprese, il 73% di quelle medie e il 37% di quelle piccole, ha introdotto o allargato questa modalità lavorativa, è necessario aprire un nuovo capitolo nel diritto del lavoro. Un capitolo fatto tutele e di diritti, come il limite degli orari nello smart working, così come ha affermato Maurizio Landini, segretario nazionale della Cgil.
La dichiarazione di Landini, intervenuto al meeting di Comunione e Liberazione, sullo smart working è chiara: “Se uno usa lo smart working per raccontarmi che non c’è più l’orario, non ci sono più le maggiorazioni, che non ci sono più gli straordinari, allora io ribatto che mi sta prendendo in giro”. Secondo il segretario generale della Cgil, le garanzie previste per coloro che svolgono il loro lavoro in ufficio “possono continuare ad esistere ma vanno ri-regolarizzate. Siccome la stessa persona dovrà lavorare in determinate condizioni, il problema è mettere la persona nelle condizioni di poter avere quella libertà e quell’autonomia nel lavoro che gli permetta di raggiungere dei risultati”. Quanto alla retribuzione, il sindacalista emiliano sostiene per ogni lavoratore il diritto di essere “pagato per quello che fa e nella nuova misura in cui la fa. Per questo penso che i contratti nazionali di lavoro siano importanti”.
Quando uno, pur lavorando, è povero vuol dire che c’è qualcosa che non funziona
Sarà la prossima battaglia sindacale, quella del rinnovo dei contratti scaduti, insieme alla lotta alla precarietà. Il numero uno della Cgil ha ricordato come “Nella sanità privata il contratto è scaduto da 12 anni, c’era già una pre-intesa, poi Confindustria ha deciso di non firmarlo. Mesi fa dicevamo che erano i nuovi eroi, adesso si sono già scordati tutti. Questo è uno scandalo”. Situazione analoga nel settore dell’alimentare, per il quale l’aumento salariale è stato bloccato sempre da Confindustria, e per molti altri settori privati che attendono l’adeguamento degli stipendi per circa 10 milioni di lavoratori.
E’ il lavoro che produce ricchezza
“E’ il momento di un nuovo Statuto dei Lavoratori che fornisca non solo garanzie salariali, ma uguali diritti per tutti i lavoratori. Che riporti il lavoro al centro dandogli nuovamente il valore che merita dopo la svalorizzazione avvenuta a causa della flessibilità”. Se è vero che lo smart working diventerà la risposta al futuro, è giunto il momento di rivedere l’intero sistema lavoro affrontando i nodi cruciali quali la parità salariale, la precarietà, la tutela dei diritti e il reclutamento delle donne ai livelli apicali.
Immagine di copertina Foto di Junjira Konsang da Pixaba
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