Storie

Lavoratori italiani: come sono cambiate le priorità

Come sono cambiate le priorità dei lavoratori italiani dopo la pandemia?

I lavoratori italiani hanno maturato un nuovo approccio al lavoro. Un cambiamento sostanziale che porta la firma della pandemia. Il tempo (e il denaro) guadagnato dalla mancanza di spostamenti casa ufficio ha restituito una dimensione di vita che a molti sembrava perduta. Così, tornare alla vita normale, o meglio alla vita di prima, non è una prospettiva gradita. Le grandi aziende stanno recependo queste nuove istanze mentre le PMI incontrano ancora qualche difficoltà così come ci racconta Riccardo Savariano, Direttore operativo di Amyralia, Gruppo Allcore Spa.

Dottor Savariano, quali sono le priorità per i lavoratori italiani oggi?

Riccardo Savariano

Le priorità rimangono sempre principalmente tre e cioè la coerenza tra la posizione ricoperta e un adeguato compenso economico, il bilanciamento tra vita professionale ed esigenze private e infine la possibilità di avere un adeguato piano di crescita; ciò che ad oggi è cambiato è l’ordine delle priorità, oggi l’elemento principe per attrarre un talento non risiede più in maniera predominante nell’aspetto economico, ma piuttosto nella possibilità di combinare in modo sano e positivo il lavoro con la sfera privata e la possibilità di avere una visione e una prospettiva di crescita professionale e personale nel medio termine; l’aspetto economico, seppur importante, diventa una diretta conseguenza delle prime due, ma con un’attenzione maggiore all’acquisizione delle competenze professionali che è l’elemento differenziante in questo nuovo modo di vedere e vivere l’azienda.

Come stanno rispondendo le PMI in merito?

Le PMI in Italia oggi hanno raccolto indicazioni molto importanti dal periodo pandemico e hanno compreso come la dimensione umana debba essere messa al centro per la creazione di un ambiente di lavoro positivo e stimolante.

I cambiamenti principali che riscontriamo nella maggior parte delle aziende riguardano l’adozione del metodo di lavoro ibrido (ufficio-casa) e l’importanza che oggi viene data alla formazione, sempre più richiesta e apprezzata dalle risorse e pertanto vista come elemento di retention per i talenti.

Il modello di lavoro ibrido (smartworking) si accompagna anche a un nuovo modo di intendere il lavoro, che viene organizzato per obiettivi e responsabilizza maggiormente i lavoratori, che sono chiamati a un cambio di mindset. Devono cioè passare da un modello fondato sulla presenza e sul controllo a uno basato sulla gestione del tempo e delle priorità.

L’aspetto formativo completa questo cambio di mindset consolidando e fornendo al lavoratore nuove competenze professionali e completandone il profilo anche sotto il punto di vista personale.

Un terzo elemento che si sta sviluppando, ma che ad oggi nelle PMI non è ancora così affermato, è la creazione di un piano di welfare aziendale che porta con sé la possibilità di offrire significativi vantaggi al lavoratore pur mantenendo a livello aziendale una gestione economica e fiscale ottimizzata.

Digitalizzare è un po’ la parola d’ordine per le aziende. Che costi ci sono per le PMI?

Gli investimenti nel digitale oggi risultano essere il fattore critico di successo per le nostre PMI che sempre di più operano sul mercato internazionale dove la competizione in termini di costi, tempi e qualità è sempre maggiore: servire un cliente rapidamente e in qualità vuol dire guadagnare quote di mercato. La digitalizzazione va intesa come un investimento necessario dove l’unico limite che dobbiamo porci risiede nella sostenibilità economica di tale investimento e quindi chiederci quale sia il payback più sostenibile per l’azienda. La digitalizzazione, inoltre, deve essere sempre associata a un’attività di ottimizzazione ed efficientamento dei processi stessi, il rischio altrimenti è digitalizzare gli “sprechi”, e l’informatizzazione di un processo deve portare benefici all’intera catena dei processi correlati generando un approccio win win, altrimenti non è utile.

Il cambio di mindset qui risiede nello sfruttare con metodo le opportunità che i sistemi offrono soprattutto in ottica di monitoraggio dei KPI e nella identificazione delle attività di miglioramento dei processi stessi.

Mi dica tre caratteristiche che distingueranno d’ora in poi le imprese più competitive

Le imprese che vorranno essere competitive in futuro dovranno avere tre caratteristiche. Prima di tutto devono adottare il modello C-level company, devono cioè essere aziende dotate, per ogni funzione aziendale, di un management caratterizzato da solide competenze tecniche e gestionali e con un approccio proattivo alle decisioni. Devono essere digitali e data driven. William Edwards Deming, importante statistico americano e ideatore del ciclo di Deming, sosteneva che “senza dati sei solo un’altra persona con un’opinione”.

La disponibilità del dato e la capacità di trasformarlo in informazione consente di poter leggere correttamente l’andamento del business e poter prendere decisioni corrette e in linea con gli obiettivi. Infine devono essere human centric, cioè devono avere la capacità di mantenere e alimentare i talenti fornendo loro un ambiente di lavoro stimolante, attento ai bisogni e alle esigenze. Questo rappresenterà sempre di più un fattore critico di successo in un mercato dove la disponibilità di competenza e di talento rappresenteranno il principale campo da gioco. Come disse il nostro presidente Gianluca Massini Rosati durante il discorso di quotazione del Gruppo Allcore, le aziende si fondano su due cose: la seconda sono i soldi, la prima sono le persone.

In copertina foto di Junjira Konsang da Pixabay

Serena Bonvisio

Giornalista pubblicista, ha al suo attivo collaborazioni con diverse testate locali e nazionali, nonché esperienza di radio e ufficio stampa. Il web è come il primo amore... non si scorda mai.

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Serena Bonvisio

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