Brutto incidente per il francese Romain Grosjean, l'auto del pilota di F1 sbatte e s’incendia durante il Gran Premio del Bahrein.
Brutto incidente per il francese Romain Grosjean, l’auto del pilota di F1 sbatte e s’incendia durante il Gran Premio del Bahrein. Il pilota della Haas è riuscito ad uscire salvo dalla sua macchina in fiamme distrutta e quasi esplosa per un impatto contro le barriere subito dopo il via. Per lui bruciature alle mani e alle caviglie oltre a delle sospette fratture alle costole.
Tutto comincia appena dopo la partenza che vedeva la Haas del francese scattare dalle retrovie. Si tocca con un’altra vettura, l’Alpha Tauri di Kvyat, e finisce dritto contro il guardrail tutta velocità. Nell’impatto la vettura si spezza in due e prende fuoco. Un dramma che in altri tempi avrebbe provocato la morte del pilota. Che non arriva per due motivi: da un lato il progresso tecnico, dall’altro il fattore umano. Il progresso tecnico è dato dai miglioramenti che si sono avuti negli ultimi anni sulla scocca e dall’introduzione dell’Halo (quella sorta di cupolino che protegge la parte alta dell’abitacolo). Poi il fattore umano, dato dalla grande capacità psicofisica di un pilota di F1: Grosjean non perde conoscenza e mantiene la freddezza di togliersi le cinture, sganciare l’apparato che tiene incollato il collo al sedile e, aiutato dal coraggioso medico di pista che si lancia in soccorso, riesce a porsi in salvo. Guenteher Steiner, team principal della Haas spiega: «Romain è stato portato in ospedale, sta bene ed è cosciente. Dobbiamo ringraziare la fortuna, il medico della Fia Roberts e tutti i commissari che hanno fatto un lavoro straordinario».
L’incidente di Romain Grosjean in Bahrain farà parlare ancora molto. Ma una cosa è certa: se il pilota è uscito miracolosamente illeso dalla Haas in fiamme e spezzata in due, molto del merito è dell’halo. E’ una valutazione che hanno fatto in molti negli attimi immediatamente successivi al crash e anche dopo la bandiera a scacchi. Il pilota francese, dopo aver slacciato la cintura di sicurezza, ha impiegato 28” a uscire dall’abitacolo, rimediando qualche frattura alle costole e bruciature su polsi e caviglie. Un miracolo, certo, ma l’aiuto della cellula di sopravvivenza e dello stesso Halo sono state decisive.
I primi test furono effettuati nel 2015, ma l’Halo è stato introdotto dalla FIA e montato ufficialmente sulle monoposto nel 2018. Si era discusso molto sulla visibilità che sembrava poter essere ridotta e anche su sistemi diverso come un vero cupolino chiuso. Il sistema è composto da una staffa che circonda la testa del pilota, collegata in tre punti al telaio della monoposto. E’ realizzato in titanio e pesa circa 9 kg. Ha fatto il suo debutto, come detto, nel 2018 cambiando il profilo delle monoposto. L’Halo si è talmente tanto integrato nel “sistema F1” che, al di là della sua funziona primaria, è diventato in tv lo sfondo ideale su cui riprodurre in grafica velocità, marce e frenate delle vetture.
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