E' stato accolto con grande entusiasmo "LOL - Chi ride è fuori", il primo show Prime Video Original. Meno entusiasta, invece, la critica
Nel caso in cui non lo avessimo capito ancora, quello di cui abbiamo bisogno quando accendiamo la tv alla sera è di un po’ di evasione. Soprattutto in questo periodo in cui le notizie sulla pandemia monopolizzano (da un anno) i palinsesti, tra telegiornali e programmi d’informazione. Lo aveva dimostrato già il successo di “Via dei Matti numero 0“, di Valentina Cenni e Stefano Bollani, lo dimostra ora “LOL – Chi ride è fuori“, il primo show Prime Video original.
Con i due programmi, l’uno in onda sulla televisione pubblica, l’altro sulla piattaforma streaming di Bezos, siamo evidentemente su due piani diversi: colto e leggero il primo, goliardico e scanzonato il secondo. L’effetto, tuttavia, è lo stesso: trascorrere del tempo distraendosi dalla pesantezza della situazione che stiamo vivendo (da un anno come si diceva prima). Era dai tempi di “Quelli della notte” e “Indietro tutta” che la goliardia non aveva un posto così centrale in un programma televisivo. Allora andava in onda in seconda serata, ovviamente, e sulla tv pubblica. Anche in questo caso il paragone non può reggere e non parliamo della caratura artistica dei protagonisti (ogni stagione ha le sue perle). Il programma di Renzo Arbore e Nino Frassica era pionieristico per quei tempi, “sfidava il sistema”, metteva alla berlina il “trash”. Quello stesso trash che oggi riusciamo a malapena a evitare facendo zapping, dall’infotainment ai reality declinati in tutte le versioni.
“LOL – Chi ride è fuori” è un programma del nostro tempo. La sfida tra dieci comici, riuniti per sei ore in un teatro, nella quale chi ride perde, ricalca gli stessi schemi dei reality e dei talent ma con decoro. Nessun pettegolezzo nel confessionale, ammonizioni ed espulsioni decretate con quel livello giusto di suspense. Anche Fedez, accompagnato da Mara Maionchi, ha un po’ alla volta abbandonato l’impostazione da rapper/influencer/miliardario/redeisocial per mostrare un lato più semplice. Nei momenti durante i quali scorreva il countdown abbiamo assistito a gag più o meno divertenti ma ciò che traspariva di più era quell’atmosfera goliardica, appunto, che portava anche lo spettatore a partecipare al gioco, a resistere all’impulso della risata. Elio travestito da Gioconda e Lillo in versione Posaman hanno, come facile prevedere, invaso i social a suon di meme.
Sketch “copiati” da un altro format? Ok. Format ispirato a un analogo programma giapponese? Ancora ok. Ingenuo pensare che i reality non abbiano una loro costruzione al pari di un qualsiasi altro programma televisivo. D’altro canto non è la prima volta che un format di successo in un Paese venga replicato in un altro, anche se con le dovute personalizzazioni. L’unica cosa che ci si può augurare è che si prenda esempio da quegli Arbore e Frassica e che non si pensi di cavalcare l’onda del successo con vagonate di repliche. Per il resto, forse, varrebbe la pena di abbandonare, almeno in questa occasione, la dilagante abitudine a fare le pulci a tutti e tutto e di godersi il piacere di quattro risate.
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