Setteversi e...

Luna Nera

La casa era immersa nel buio e l'uomo stava alla finestra, seduto su una poltroncina, guardava la strada illuminata dai lampioni

La casa era immersa nel buio e l’uomo stava alla finestra, seduto su una poltroncina, guardava la strada illuminata dai lampioni e protetta da un tunnel verde di alberi centenari. 

Davanti a lui case elegantissime, costruite a cavallo del secolo scorso, fiancheggiavano via Vincenzo Monti: a quell’ora non passavano i tram arancioni e solo rare auto transitavano sul pavè. 

Fumava una sigaretta e pensava: un turbine di idee che non riusciva a mettere in ordine, come parole sparse, lettere slegate che roteavano nella sua mente, confondendolo, oppure, in altri momenti, sentiva quel vuoto tanto ricercato dai cultori della meditazione. 

Ma avrebbe dovuto affrettarsi, il tempo stava per scadere: la telefonata che aveva ricevuto nel pomeriggio lo incalzava, impedendogli di dormire. E poi faceva caldo, chissà quanta gente come lui era sveglia in giro per casa, o si rigirava nel letto, sudando.

Sopra il tetto della casa di fronte non si vedeva la luna quella notte. Era la Luna Nera, portatrice di sventure o la Luna Nuova, nuovo inizio? 

A un tratto lo colpì qualcosa, forse un movimento impercettibile delle tende nella finestra dirimpetto, il bagliore di una piccola luce…ma forse era stata un’illusione. Rimase immobile nell’oscurità, attento…

…Una figura completamente nera si aggirava nell’appartamento.

Tranne qualche spiraglio di luce che penetrava attraverso gli infissi, nella casa il buio era totale, doveva far attenzione all’unica finestra protetta solo dalle tende: ma l’uomo era attrezzato con un visore a infrarossi e si muoveva agevolmente. Come del resto aveva già fatto le altre due volte che era entrato lì dentro: era stato divertente, ma non era riuscito a spaventarla a sufficienza. Forse era stupida, tanto da non capire i messaggi, o distratta o superficiale, ma questa volta non avrebbe potuto equivocare: l’avrebbe terrorizzata.

Aveva atteso per strada che lei uscisse: alle undici e mezza, ora da discoteca o locali simili, lui aveva tutta la notte disponibile, o quasi. Quella via della Milano bene, con le case antiche che trasudavano lusso, irraggiungibili per le sue tasche di poveraccio: la donna aveva preso l’ascensore per salire i gradini più alti della società, mentre lui era rimasto in basso, molto in basso. 

Le luci aranciate illuminavano con discrezione la strada, come discreto era quell’ambiente e quel quartiere. Il caldo soffocante aveva svuotato la città per i luoghi di vacanza e il buio lo favoriva, nessuno l’aveva notato quando ancora i tram passavano e qualche passante si avventurava in giro. 

Sapeva mimetizzarsi. Era invisibile. 

Un uomo con un grosso cane pastore si era avvicinato, trainato dalla forza dell’animale che però, dopo averlo annusato appena, si era allontanato. Invisibile, anche per un animale.

Adesso era entrato per la terza volta nell’appartamento e si sentiva a casa sua, tranquillo, ma determinato.

Per prima cosa aveva disattivato l’allarme e le telecamere che aveva seminato dappertutto in precedenza: avevano registrato la vita che faceva la donna a suo uso e consumo.

Poi andò in cucina, aprì il frigorifero e allestì uno spuntino sostanzioso, che mangiò con gusto accompagnandolo con lo champagne che aveva trovato ben ghiacciato, solo una dose piccola, doveva rimanere lucido. Lasciò briciole e gocce, piatti sporchi e carte poi tornò in soggiorno, portandosi il flûte, lo appoggiò sul tavolino del salotto e si sdraiò sulla poltrona. Decisamente comoda, come tutto in quell’elegante appartamento. 

Ricordò la faccia della donna quando, la settimana precedente, aveva trovato una cornice con la sua foto sotituita con un’altra di molti anni prima, quando era liceale. Stupefatta, poi preoccupata: si era seduta sul divano e aveva fatto una telefonata, in preda all’ansia. Ma poi si era rilassata, due giorni prima aveva invitato un po’ di amici e qualcuno doveva averle fatto uno scherzo. Altre telefonate, tutti avevano negato, ovviamente. La preoccupazione non era svanita, ma aveva trovato una spiegazione, così non aveva neppure cambiato le serrature dell’appartamento. Le telecamere avevano registrato tutto e lui aveva visto la vita che faceva.

Ora doveva terminare il piano: in bagno cercò un rossetto. Si fermò un attimo davanti allo specchio per vedere la sua immagine grottesca, la testa coperta col mephisto e deformata dal visore a infrarossi. Bell’oggetto, utilissimo, era soddisfatto di aver avuto l’idea di comprarlo, sul web si trovava tutto. 

Si piaceva così, trasformato in un commando delle forze speciali, forte e invincibile: gli mancava un mitra per completare la mutazione, ma non poteva far rumore, gli bastava un pugnale da assalto.

Sapeva di essere esattamente il contrario: la sua faccia nuda era scarna e pallida, gli occhi spenti si animavano solo quando pensava alla sua missione, la bocca era una linea sottile. Un individuo anonimo che sapeva trasformarsi come un attore consumato, a seconda di quello che voleva ottenere, come era successo con quella la cameriera, che era rimasta colpita da lui, dal suo strano fascino e aveva abboccato all’amo. Già, sapeva diventare attraente, se voleva, oppure essere bruttissimo, o invisibile, secondo le necessità.

Due settimane prima era entrato in quell’appartamento grazie alle chiavi rubate alla cameriera: quanto erano ottuse quelle due donne? Con la ragazza era stato facilissimo: l’aveva invitata a bere qualcosa mentre, sola in un bar, si guardava intorno cercando compagnia. Fortunatamente l’avevano chiamata al telefono, era uscita dal locale troppo affollato e chiassoso, così lui aveva preso le chiavi dalla sua borsa. Con rapidità era andato nel gabinetto degli uomini e aveva preso un calco, tornando giusto in tempo per non farla agitare: gli aveva sorriso sollevata, aveva avuto paura di essere stata mollata sul due piedi, un uomo così, interessato a lei, non lo trovava certo tutti i giorni. Durante la serata era riuscito a rimettere le chiavi al loro posto, poi si era dileguato. Al diavolo la troietta. 

Era entrato facilmente, quella notte di due settimane prima, le donne erano fuori, sapeva benissimo dove e come muoversi, conosceva quell’appartamento, se non in ogni angolo, almeno per quello che serviva ai suoi scopi. Adorava la tecnologia, i social e tutto quello che ruotava attorno: soprattutto sapeva approfittarne. Come aveva fatto seguendo in modo compulsivo la vita di quella femmina, diventata una nota influencer, che non perdeva mai un’occasione per esibirsi e mostrare al suo pubblico i particolari della sua vita, di ogni cosa che faceva. Foto e video della sua casa gli avevano dato molte informazioni utili, dalla posizione delle stanze alle serrature e agli infissi, poi i suoi gusti, i luoghi che preferiva.

Così l’aveva ritrovata e conosciuto questa nuova versione della ragazza che era stata.

La mattina dopo l’intrusione aveva potuto seguire gli eventi grazie alle telecamere che aveva installato (era il lavoro che sapeva fare meglio): la donna che apriva il cassetto della biancheria intima e non trovava un completino nuovo di pizzo bianco, chiamava la cameriera e la redarguiva, lei negava. In bagno mancava una crema costosa e la donna si era infuriata, aveva gridato e la cameriera aveva fatto i bagagli. Una di meno.

Si alzò dalla poltrona, andò in camera, disfò il letto si adagiò per lasciare la sua impronta su un lato, mentre sull’altro scrisse con il rossetto rosso fuoco “puttana”. Si era eccitato, la rabbia che aveva compresso stava emergendo come l’onda d’urto di un terremoto. Ammirò il suo lavoro e lo arricchì con emoticon ridenti sulle lenzuola e sui muri. Preso da una frenesia inconsulta agguantò dei vestiti appesi nell’armadio e li sparse ovunque, ma ben presto si rese conto che così facendo rischiava di compromettere il piano che aveva studiato con tanta accuratezza. Si rannicchiò sul pavimento in mezzo allo sfacelo cercando di riprendere fiato e tolse il mephisto che lo faceva sudare troppo. Appena si fu calmato cercò di capire se i vicini di casa avessero sentito rumore, ma tutto era calmo e silenzioso. Erano quasi le tre, non aveva più molto tempo.

Dalla tasca capiente dei pantaloni cargo estrasse un foulard di seta fiorato e lo appoggiò sul divano, ben steso, doveva essere subito visibile. Sogghignando ricordò quando l’aveva rubato a lei, tanti anni prima: a scuola c’era stato un gran movimento, un oggetto costoso, firmato come voleva la moda di quegli anni, ma lui era un esterno e non poteva essere facilmente identificato.

Già, lui era sempre stato un esterno, fuori dal gioco, fuori dal gruppo, fuori dalle righe. Mai accettato,  sempre invisibile.

Si rimise comodo in poltrona, tracannò lo champagne e accese lo smartphone. 

Eccola, selfie con gli amici poi un video in diretta con la musica a palla della discoteca, lei avviluppata in un tubino luccicante che copriva meno di quanto mostrasse. Si muoveva sinuosa, la zoccola, ondeggiando i fianchi e strofinandosi su un tipo belloccio e palestrato, faccia da magnaccia. Le visualizzazioni salivano rapidamente mentre il tipo le metteva le mani dappertutto. Guardando le immagini si era eccitato all’idea di quello che le avrebbe fatto al termine del suo piano. L’avrebbe pagata cara. 

L’indifferenza, il rifiuto, la derisione: aveva impiegato anni di rabbia per decidere di vendicarsi, e quella donna sarebbe stata solo la prima della lista. 

Le ore passavano, era sempre più rabbioso. Girava per le stanze, in una buttava per terra i libri che coprivano le pareti, in un altro rovesciava un vaso di fiori, una pianta, in camera si fermò a guardare due abiti da sera ricamati di perline, strepitosi, elegantissimi, che aveva buttato a terra. Li fece a brandelli, con il gusto di distruggere un lavoro certosino, forse fatto da mani bambine in qualche catapecchia dell’India e venduti a prezzi esorbitanti. Vampira. Troia. Brutta puttana. 

Stanchissimo, tornò a stravaccarsi sul divano versandosi altro champagne, borbottando tutti gli epiteti che gli venivano in mente all’indirizzo di quella donna infame. Si addormentò di botto.

Qualcosa lo svegliò. Un lieve chiarore entrava dalle tende della finestra, si alzò a guardare: stava spuntando il sole e la donna non era ancora tornata, doveva fuggire al più presto. Barcollando uscì dalla porta e si precipitò per strada, ancora deserta, si incamminò velocemente col cappuccio tirato sugli occhi e si fermò solo una volta arrivato all’angolo dell’isolato. Voltandosi indietro vide una donna che si avvicinava al portone ed entrava. Era lei, con il suo corpo esile e flessuoso, i capelli lunghissimi e biondi, il tubino luccicante, la falcata lunga e sicura, in equilibrio sui tacchi altissimi. Modello di look per tutte le sue followers che si vantava di influenzare, oggetto di desiderio per migliaia di maschi che sbavavano guardando i suoi video sul web.

Aveva dimenticato nell’appartamento il visore a infrarossi, ma come poteva tornare indietro? Oggi non poteva portare a termine il suo piano, ma ci sarebbe stata un’altra occasione: nel frattempo godeva al pensiero del terrore che la donna avrebbe provato di lì a qualche secondo, aprendo la porta …

…Quanto tempo era passato? Un battito d’ali o l’infinito? Il cielo era sempre scuro, ma il nero era meno profondo, una sfumatura dal rosso al rosato spingeva verso l’alto il blu della notte. 

L’uomo era ancora seduto sulla poltroncina, forse si era anche appisolato, ma ora sentiva una nuova carica, l’idea brillante, l’insight era finalmente arrivato, non l’avrebbe fatto fuggire perdendo tempo. 

Rimase fermo ancora un attimo, attraversato da un pensiero triste: i traumi del passato sono come quelle resine che colano dalle incisioni fatte sulla corteccia degli alberi. Ferite da cui sgorga qualcosa che assomiglia al sangue, scende e si coagula, non si sa che forma prenderà, né che via si aprirà attraverso i solchi del tronco. Quasi mai sarà dolce come la manna del frassino, o utile come la gomma, quasi sempre sarà velenosa come l’oleandro.

Si alzò con un sospiro di sollievo, anche questa era una buona ispirazione. La nuova storia sarebbe piaciuta all’editore, che così avrebbe smesso di tormentarlo. 

Si sedette alla scrivania davanti al computer e cominciò a digitare rapidamente

“…Una figura completamente nera si aggirava nell’appartamento.

Il buio era totale, tranne qualche spiraglio di luce rossastra che penetrava attraverso gli infissi, ma l’uomo era attrezzato con un visore a infrarossi e si muoveva agevolmente. Come aveva già fatto le altre due volte che era entrato lì dentro: era stato divertente…”.

Foto generata con Copilot per Cinque Colonne Magazine

Tiziana Viganò

Milanese, laureata in Lettere Moderne, redattrice e iconografa per molti anni presso Garzanti Editore, ha poi approfondito altri interessi e lavorato nel campo della psicologia, della comunicazione e della medicina naturale, studiando a fondo i rapporti tra mente e corpo. Appassionata di cultura, arte e letteratura, scrive da sempre e mastica libri da quando ha imparato l'abc. I suoi libri "Sinfonia nera in quattro tempi", "Come le donne", "L'onda lunga del Titanic", "Noi e il Sessantotto", "Viaggi di nuvole e terra", "Quando il delitto è arte". Con il patrocinio del Comune di Rescaldina (Milano) conduce la giornata per scrittori “Il vizio di scrivere”

Condividi
Pubblicato da
Tiziana Viganò

Articoli Recenti

Sport e Guerra: Un connubio complesso e controverso

Lo sport e la guerra sono due concetti che, all'apparenza, appaiono diametralmente opposti Continua a leggere

16 Maggio 2024

Ad Maiora: si conclude la quarta stagione

Giunge al termine la quarta stagione della digital serie Ad Maiora Continua a leggere

16 Maggio 2024

Fumetti fascisti: Il Balilla

I Fumetti fascisti ebbero una grande fortuna durante il regime. Tra questi, uno dei più… Continua a leggere

16 Maggio 2024

Bradisismo, a Bagnoli l’incontro con i cittadini

Il sindaco di Napoli ha incontrato i cittadini per informarli sulle misure previste in merito… Continua a leggere

16 Maggio 2024

Sciopero in Apple: una prima volta “storica”

I dipendenti dell'Apple Store di Towson, nel Maryland, hanno votato a favore dell'autorizzazione allo sciopero,… Continua a leggere

16 Maggio 2024

Questo sito utilizza cookie di profilazione tecnici e di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione e/o accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner acconsenti all'uso dei cookie. Per saperne di più, clicca su " Desidero più informazioni su Cookie e Privacy", per la Cookie Policy dove è possibile avere informazioni per negare il consenso all'installazione dei cookie e sulle nostre politiche in termini di Privacy Policy

Leggi di più