Artista emarginata ma dalle eccezionali doti canore, un'interprete coinvolgente che ha saputo spaziare tra diversi generi: vogliamo oggi ricordare Mia Martini a ventisei anni dalla sua morte
Sono trascorsi ventisei anni dalla morte di Mia Martini ma la sua presenza nella musica italiana è ancora forte, forse più di quanto non lo fosse quando era in vita. A lei sono dedicati un premio musicale istituito dalla sua città d’origine Bagnara Calabra e il Premio della Critica assegnato dalla sala stampa nell’ambito del Festival di Sanremo. Quello stesso festival che la vide tornare sul palco dopo una lunga assenza e con una grande forza. Oggi, nel periodo in cui ricorre l’anniversario della sua morte, vogliamo ricordare Mia Martini attraverso i suoi più grandi successi.
L’album d’esordio “Oltre la collina” (1971) potremmo definirlo uno dei primi concept album della discografia italiana. 12 brani legati da un unico filo conduttore che è il disagio giovanile fatto di solitudine e incertezze. Tra questi alcuni scritti o musicati da Claudio Baglioni. Il pezzo di punta è Padre davvero: un brano audace che affrontava apertamente il conflitto generazionale. Un’audacia che fu punita dalla censura radio televisiva e anche dal padre della Martini con il quale la cantante aveva un rapporto conflittuale. “Oltre la collina” è il primo album inciso con il nome di Mia Martini (fino ad allora si era esibita come Mimì Bertè). Due anni dopo esce il singolo di Mia Martini che si rivelerà il più venduto di tutta la sua carriera: “Minuetto”. Le parole sono di Franco Califano che, prendendo spunto dalle vicende personali di Mia, scrive un testo “sartoriale” e l’arrangiamento è di Dario Baldan Bembo. Fu il successo di quell’estate, disco d’oro e di platino e vincitore del Festivalbar (la Martini aveva vinto il Festivalbar anche l’anno precedente con Piccolo uomo).
L’incontro con Ivano Fossati è stato molto importante per Mia Martini sia da un punto di vista personale che da quello professionale. I due ebbero una relazione durata qualche anno e il cantautore scrisse per la sua compagna alcune delle canzoni più significative del suo repertorio. Parliamo di “La costruzione di un amore”, “E non finisce mica il cielo”. Quest’ultima canzone venne presentata al Festival di Sanremo del 1982. Era un momento difficile per la cantante, un momento di ripresa dopo due interventi alle corde vocali che le avevano inevitabilmente modificato la voce. La canzone però le valse il Premio della Critica, quello stesso premio che dopo la sua morte ha preso il suo nome.
Sette anni dopo Mia Martini torna al Festival di Sanremo con un’altra canzone iconica: “Almeno tu nell’universo”. Questa canzone ha una storia bizzarra. Era stata scritta da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio nel 1972 proprio per Mia (come era accaduto per “Piccolo uomo”) che, però, non si era mai sentita pronta per interpretarla. Anche stavolta la canzone le guadagnò il Premio della Critica e segnò una nuova stagione di successi. Di questa stagione, l’ultima della sua carriera, ci piace ricordare “Cu’mme” un brano in lingua napoletana, scritto da Enzo Gragnaniello e interpretato insieme a Roberto Murolo. La passione per Napoli e per la sua musica aveva radici lontane e agli inizi degli anni Ottanta si era prospettata la possibilità di una collaborazione artistica con Pino Daniele. Un progetto che non andò mai in porto. Senza contare il suo amore per il Napoli, vale a dire la squadra di calcio. Quando il 16 maggio furono celebrati i suoi funerali, la sua bara fu coperta con una bandiera del Napoli.
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