Vediamo cosa sono le microplastiche e le monoplastiche alla luce del nuovo studio della Columbia University che le ha ritrovate all'interno dell'acqua in bottiglia
Cosa sono le microplastiche e le nanoplastiche? Perché costituiscono un pericolo per la salute dell’uomo e degli animali? Un recente studio ha rilevato la presenza delle nanoplastiche nell’acqua in bottiglia ed è subito scattato l’allarme. Facciamo il punto della situazione.
Nonostante il livello di consapevolezza in materia ambientale, si calcola che ogni anno si produca quasi 400 milioni di tonnellate di plastica e che di queste dai 4 ai 12 milioni di tonnellate finiscano in mare. La plastica causa l’80% dell’inquinamento marino. Quando si parla di inquinamento marino da plastica, si pensa per lo più ai danni provocati alla fauna marina. Quante volte abbiamo sentito di pesci soffocati da sacchetti di plastica ingeriti accidentalmente o di tartarughe marine rimaste impigliate in reti di plastica disperse nelle acque. Oltre a questi danni ne vanno registrati altri altrettanto invasivi e pericolosi per interi ecosistemi e per l’uomo.
La plastica dispersa in mare, infatti, tende a degradarsi. Sacchetti, bottiglie, imballaggi si riducono, per effetto del sole e delle correnti, in tanti pezzi sempre più piccoli: le microplastiche e le nanoplastiche. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha classificato come microplastiche le particelle di misura compresa tra 0,1 e 5 000 micrometri (µm), o 5 millimetri e come nanoplastiche le particelle di misura compresa tra 0,001 a 0,1 µm (ossia da 1 a 100 nanometri). Per avere un’idea dell’ordine di grandezza, basti sapere che un capello ha una larghezza di 70 micrometri. Tali particelle vengono ingerite dalle specie marine. Attraverso l’assimilazione da parte del plancton entrano nella catena alimentare e passaggio dopo passaggio arrivano anche all’uomo.
Stesso discorso per la plastica dispersa sul suolo. La degradazione in piccole particelle provoca una loro dispersione nell’aria e la conseguente aspirazione da parte di animali ed esseri umani. Anche in questo caso si finisce per contaminare intere catene alimentari con un grande rischio per la sicurezza alimentare e la salute dell’uomo. Secondo un’indagine del WWF del 2022, per effetto dell’inquinamento da plastica di aria e mari, l’uomo può assumere ogni settimana fino a 5 grammi di microplastiche, pari a una carta di credito. La presenza di microplastiche è stata rilevata nelle feci, nella placenta, nel sangue e nei polmoni.
Un recentissimo studio condotto dalla Columbia University e pubblicato sulla rivista “Pnas” ha rilevato la presenza di microplastiche e nanoplastiche nell’acqua in bottiglia. Avvalendosi di una nuova tecnica microscopica applicata per la prima volta a questo campo, gli studiosi hanno intercettato da 110mila a 370mila particelle in ogni litro, il 90% delle quali erano appunto nanoplastiche. Delle particelle estratte il 10% era riconducibile a tipi di plastica noti come pet, poliammide, polistirene, il restante 90% era ignoto.
Un dato, questo, ancora più preoccupante per la salute dell’uomo. Numerosi studi sulle nanoplastiche hanno riscontrato loro tracce in diverse zone dell’organismo umano. Oltre che nel sangue e nelle feci, le hanno riscontrate nei tessuti polmonari e nel liquido seminale. L’infinita piccolezza delle nanoparticelle, infatti, consente loro di infiltrarsi all’interno delle cellule e arrivare fino a fegato, reni e cervello. Le nanoparticelle possono arrivare anche alla placenta e da qui ai bambini non ancora nati.
In copertina foto di 🌸♡💙♡🌸 Julita 🌸♡💙♡🌸 da Pixabay
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