Specchi & Doppi

Napoli protesta, violenza e narrazione tossica

La narrazione tossica della guerriglia urbana consumatasi la prima notte di coprifuoco

Napoli protesta ed assurge agli ‘onori’ delle cronache nella prima notte di coprifuoco, fin qua la notizia non avrebbe nulla di eclatante ma ben altro è successo ieri notte per le strade della città diventate in pochissimo preda di una vera e propria guerriglia urbana in piena regola e molto bene organizzata a quanto pare dalle devastazioni e dagli atti messi in pratica da un migliaio di persone.

Andiamo per gradi e lasciamo la fredda cronaca a quanto affolla oggi tutti i tg nazionali ed internazionali oltre al fiume in piena di immagini che hanno inondato il web da ieri notte e che non accenna certo a placarsi nemmeno ad ore ed ore di distanza.

La violenza gratuita

E’ stata una brutta immagine della città, diciamolo senza nessun pudore residuo, una manifestazione di cieca rabbia che ha, però, tutto il sapore di qualcosa di costruito a tavolino per la scientificità della successione logico temporale dei fatti accaduti.

Marcia, scontri con le forze dell’ordine, incendio di cassonetti, corpo a corpo di varia natura, aggressione preordinata ad un troupe di Sky Tg24 – a cui va tutta la nostra solidarietà e vicinanza a partire dal collega Paolo Fratter che lì cercava di documentare quanto stava accadendo – .

Al di là dei fatti da condannare senza se e senza ma di alcun tipo ancora più danni fa una narrazione tossica di tutto che si sussegue senza soluzione di continuità da ieri notte. Sociologismi a piene mani, luoghi comuni a go go e non uno straccio di sforzo oggettivo di comprensione di quanto è accaduto.

La “manifestazione” era stata ampiamente annunciata, in verità, ed anche cavalcata da figure istituzionali che in maniera miope ed egoistica invece di prendere le distanze hanno soffiato sul fuoco che stava per essere appiccato attraverso prese di posizioni sui social che consumano una contrapposizione sterile e anche un po’ becera fra rappresentanti di pezzi dello Stato.

Si è detto la manifestazione è sfuggita di mano, hanno preso il sopravvento frange estreme ma in realtà questa è solo una lettura di comodo per diluire le responsabilità morali di tutto.

Le immagini parlano chiaro: becerume da curve calcistiche, ammassamenti voluti, tecniche di guerriglia urbana collaudata e da sempre usate da ben precise parti politico-sociale trasversali da estrema destra a estrema sinistra hanno dato la connotazione precisa di quanto stava accadendo non in maniera naturale ma preordinata. Chi ha manovrato la manifestazione voleva esattamente quello che è accaduto.

Lockdown o non lockdown questo il dilemma

Perché tutto ciò? Reazioni alle decisioni del Presidente della Regione che ha chiesto un nuovo lokdown si è sbandierato; reazioni al Covid e alla crisi economica da esso deflagrata. La gente ha fame, si è rincarato, e con la fame si è giustificato tutto.

Altri parlano di ribellismo, qualcuno addirittura ha chiamato in ballo le 4 giornate. Letture fantasiose, false e palesemente accondiscendenti verso chi ha realizzato quel macello. Il tempo del politichese è finito anche nei media andrebbe usato un linguaggio più preciso definendo quando accaduto ieri: una deliberata azione criminosa volta a destabilizzare socialmente in un momento di grande fragilità sfruttando la cronica rabbia di alcuni e la voglia sempre pronta di negare la realtà e perseguire solo il proprio egoismo contrabbandandolo per protesta.

Napoli protesta, certo ci mancherebbe anche che non lo si potesse fare ma questa non è protesta è solo violenza!

Che ci sia innegabilmente una grandissima difficoltà economica in giro scatenata dalla crisi Covid 19 è un fatto ma perché la nostra economia cittadina e regionale soffre così tanto?

Perché la nostra economia era malata da prima, meglio, la nostra economia è un’economia volatile basata su attività “fantasiose” legate a slot di mercato molto instabili: intrattenimento, movida notturna, attività non ben definite spesso svolte border line rispetto alle regole che nel momento in cui vengono stoppate non hanno modo di essere surrogate nemmeno con indiscriminati aiuti a pioggia già sperimentati nel primo lockdown.

Di chi la colpa?

Le colpe di Vincenzo De Luca, contro i quali la narrazione fa schierare le orde di ieri notte, sarebbero quelle di essere un antipatico decisionista che vuole chiudere tutto per motivi non chiari. Altri affermano che con la chiusura si vogliono coprire le mancanze del sistema sanitario che non regge al colpo ed alla pressione. Poi ci sono quelli della conculcazione delle libertà personali che, per carità, non possono essere toccate. Insomma per tutti costoro c’è un unico responsabile ben individuabile da attaccare.

Vincenzo De Luca può essere antipatico o simpatico ed è più che legittimo ma i fatti, la realtà dovrebbe essere incontrovertibile senza la sua azione dura, ruvida, mal digeribile saremmo tutti con le gambe all’aria già da molti mesi.

La situazione era gestibile diversamente? Dite come, proposte concrete non le bubbole della campagna elettorale del candidato opposto o le boutade arancioni da Palazzo San Giacomo. Dite cosa fare per risolvere i problemi di: trasporti, scuola, sanità, commercio; su non è difficile se proposte concrete ci sono altrimenti diventa solo il soffiare sul fuoco della destabilizzazione che personaggi ed ambienti ben noti appiccano di continuo.

Covid o fame?

Moriremo di Covid o moriremo di fame si continua a dire. No, una terza possibilità c’è ed è quella del dialogo sulle cose concrete da fare non sulle contrapposizioni facendo piazza pulita di chi cerca di approfittare creando zizzania ad arte. Si cominci a prendere le distanze da chi ha fatto il pandemonio ieri notte li si isoli. Chi non lo farà avrà già fatto una scelta di campo ben preciso.

Le difficoltà dovrebbero unire tutti affinché si possano superare ma chi perora il fazionismo da stadio, le tifoserie stia attento a non prendersi una responsabilità molto pesante da portare.

Quella di ieri non è rivoluzione è disgregamento, a perdere è stato chi si è macchiato di quegli atti ma perderanno anche tutti quelli che ieri erano a casa nel rispetto delle regole civili se non saranno in grado di fare muro contro quella infantile voglia di distruzione.

Gianni Tortoriello

Quattro decenni e più di vita dedicati al giornalismo, ma anche alla comunicazione tout-court, passando dalla carta stampata, alla televisione, al web. Una Laurea in Scienze Politiche alla Federico II, qualche anno d'insegnamento e qualche altro da formatore. Unica fede, il Napoli. Poche certezze, tanta passione e una consapevolezza: ciò che paga è solo l'impegno costante nel realizzare i propri progetti e, perché no, i sogni. Il villaggio globale di cristallo dell'informazione e della comunicazione è, purtroppo, divenuto il luogo dove conta solo 'spararla quanto più grossa possibile!' Il sensazionalismo e l'opinionismo hanno soppiantato la notizia. Io vorrei solo continuare a fare quello che mi hanno insegnato: raccontare i fatti.

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Gianni Tortoriello

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