Cambia la geografia politica delle grandi città metropolitane in Italia
I nuovi sindaci che escono dalle urne sono quasi tutti di centrosinistra in tutta Italia. C’erano una volta le zone rosse, quelle nere, quelle bianche poi arrivarono quelle verdi e quelle gialle nelle ultime tornate elettorali ed ora questo rosso – invero abbastanza sbiadito e composito – impera su tutta la penisola in tutte le grandi città capoluogo di regione ormai.
La geografia politica italiana cambia in maniera evidente se si guarda alle macro aree (quelle che contano in termini economici e di impatto ma l’Italia resta sempre pur fatta di mille realtà territoriali diverse) dove il centrodestra perde su tutti i fronti tranne Trieste e Pordenone , soprattutto, non conquista nulla di nuovo.
Dopo il turno di ballottaggi il centrosinistra ne esce conquistando al primo turno Milano con Beppe Sala, Bologna con Matteo Lepore e con il M5s, Napoli con Gaetano Manfredi ancora con M5S, Rimini con Sadegholvaad Jamil, Ravenna con M5s e Michele De Pascale, Salerno con la conferma di Enzo Napoli e dopo il ballottaggio aggiunge Roma con Roberto Gualtieri, Torino con Stefano Lo Russo
Il centrodestra, invece, porta a casa il gramo bottino consistente in Novara con Alessandro Canelli, Pordenone con Alessandro Ciriani e a Grosseto con Antonfrancesco Vivarelli Colonna al primo turno e dopo il ballottaggio
Trieste con la conferma di Roberto Dipiazza.
Ripetiamo si dirà, a giusta ragione o meno, da parte del centrodestra (come in effetti si sta dicendo) che se si va a guardare il totale dei comuni in Italia amministrazione per amministrazione allora resta un sostanziale pareggio quasi al 50% fra le due coalizioni. Questa visione difetta del fatto che, però, in molti comuni l’incisività di liste civiche trasversali molto spesso ha fatto e fa la differenza.
Resta di fatto che le grandi metropoli del Paese: Milano, Torino, Bologna, Roma, Napoli sono tutte sotto la bandiera del centro sinistra, a cui poi si possono aggiungere quelle già pregresse di Firenze e Palermo con il ritorno di Orlando nel PD. In definitiva il centrosinistra esce con 14 vittorie e governava già in otto realtà e possiamo dire che ne ha strappate due al M5S e tre al centrodestra
Questo è un dato incontrovertibile che significa che quelle città hanno fatto una scelta di campo, chi confermando il vecchio sindaco e quindi avallandone l’operato pregresso come a Milano con Beppe Sala, chi voltando pagina da esperienze traumatiche come Roma e Napoli che escono da amministrazioni – quelle della Raggi e di De Magistris – nate con le più belle speranze ma poi naufragate ben presto nel mare magnum delle difficoltà.
Ora, però, inizia un’altra storia. Se Letta è stato un federatore formidabile riuscendo a mettere insieme l’impossibile delle forze politiche in gioco in coalizioni davvero uniche in ogni città, adesso è il momento dei redde rationem perché ognuna di quelle forze che hanno dato il loro apporto verranno a bussare alla porta del nuovo sindaco ‘per riscuotere’ in termini di partecipazione alle varie giunte.
L’equilibrismo di cui il segretario del PD e neo deputato ha dato dimostrazione mirabile finora basterà a tenere a bada le desiderata che arriveranno impetuose ovunque ma certamente potrebbero deflagrare in realtà come Roma e Napoli dove le coalizioni sono parecchio, ma parecchio davvero, eterogenee?
Beppe Sala a Milano lavora su un’impalcatura di governo amministrativo già collaudata e produttiva, Matteo Lepore a Bologna sembra già avviato e procedere spedito come un treno dell’alta velocità. Lo Russo a Torino, Gualtieri a Roma (che escono dal ballottaggio e nemmeno sono stati proclamati ufficialmente in questo momento) già devono fare i conti con rumors non proprio simpatici.
E Gaetano Manfredi a Napoli? Insediatosi già con ritardo, dopo l’immancabile disputa sui voti assegnati in Corte d’Appello, solo due giorni fa a che punto è? Si direbbe ancora a zero a sentire le voci di corridoio di un assemblea cittadina dove dopo le ripartizioni dei seggi PD e M5S non arrivano alla dozzina di consiglieri mentre tutte le civiche – molte delle quali d’ispirazione deluchiana- li doppiano e li raddoppiano addirittura.
Saranno tutte situazioni delicate e da leggere una per una, però, fare in fretta a mettere ogni casella al suo posto con chi dovrà guidare il suo settore di competenza e far partire bene la macchina amministrativa sarà una sfida tutt’altro che secondaria per alcuni sindaci che esperienza amministrativa non ne hanno affatto.
Il PNRR incombe e occasioni di sviluppo e futuro sono lì dietro l’angolo. Speriamo solo che le occasioni possano essere colte presto e bene, nessuno si può permettere oggi di fare false partenze o, peggio, perdere il giro e rimanere al palo.
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