PARLIAMO DI PRESIDENTI: PERTINI, STORIA DI UN PRESIDENTE

A 25 anni dalla sua morte, ripercorriamo la storia politica di Sandro Pertini attraverso il documentario di Alessandro Varchetta

Pertini: Storia di un Presidente  è  andato in onda per La Grande Storia di rai3 nell’agosto del 2007, non si tratta di un documentario per il cinema dunque, ma assume la forma classica di divulgazione pura avvalendosi di immagini e interviste di repertorio. Nella nostra rassegna sui Presidenti non poteva mancare il racconto dell’attività partigiana e appassionata del presidente della Repubblica più amato dagli italiani perché reduce da quasi un secolo di militanza politica e coerenza di principi che lo hanno reso credibile e autorevole in tutto il mondo.  Il documentario si divide in tre parti seguendo il filo degli eventi storici a partire dal Fascismo e dalle conseguenze della Seconda Guerra Mondiale, proseguendo con gli anni di piombo fino alla fine del suo mandato nel 1985. Sandro Pertini muore il 24 febbraio 1990 e sarà ricordato sempre come un uomo  integro in una società italiana in eterna crisi.

I valori del socialismo son quelli che veicoleranno il suo pensiero sin dalla prima guerra mondiale in cui fu chiamato alle armi sul fronte dell’Isonzo, in seguito si iscriverà al partito socialista italiano di Filippo Turati e rimarrà su queste posizioni anche e soprattutto durante il Fascismo, opponendosi e finendo in carcere con una condanna a dieci anni nel 1929.

La notte tra il 25 e il 26 luglio 1943 il Fascismo cade,  permettendo al Generale Badoglio di sostituire Mussolini in un governo che iniziò con le riforme  a scardinare il regime.

 “Avevano tutti il distintivo fascista all’occhiello il giorno prima, e tutta questa montagna di distintivi fascisti PNF tricolori buttati per terra, calpestati, i quadri, le immagini del duce buttate per strada. E questa fu quella notte del 25 e 26 luglio, politicamente molto importante , tanto è  vero che il giorno dopo ci fu la costituzione del governo Badoglio”.

Giuliano Vassalli (Partigiano, Giurista, Ministro della Giustizia dal 1989 al 1991, Presidente della Corte Costituzionale dal 1999 al 2000)

Tuttavia l’Italia restava in balìa delle potenze europee che ancora conducevano la Seconda Guerra Mondiale e divenne teatro di fazioni contrapposte, occupata da una parte dai nazisti che avevano preso Roma e presidiavano la Repubblica di Salò, dall’altra restava il territorio “protetto” dagli Alleati. L’opposizione al fascismo condotta dai socialisti di unità proletaria di Pertini, Nenni e Saragat, continuò fino ad un nuovo arresto nell’ottobre 1943 che riportò in carcere il partigiano socialista che però dopo poco riuscì ad evadere grazie all’aiuto dei compagni.  

La resistenza caratterizzò tutta la sua giovinezza, l’inverno del ’44 come anche dichiara Oscar Luigi Scalfaro in un’intervista,  sembrava non dovesse finire più, si combatteva per liberare l’Italia dall’interno, e soprattutto per fare in modo che il Comitato Di Liberazione Alta Italia fosse caratterizzato dalla partecipazione di diverse forze politiche oltre ai comunisti, in modo da poter portare avanti un discorso democratico dopo la guerra.  “Giorni crudeli ed esaltanti che sono stati la vera primavera della mia vita”,  giorni in cui Sandro Pertini conosce e si innamora della donna che diventerà sua moglie e che gli resterà accanto con discrezione e riservatezza:  la partigiana e giornalista Carla Voltolina.

Il 2 giugno 1946 l’Italia è ufficialmente Repubblicae Pertini è eletto all’assemblea costituente e contribuirà alla scrittura degli articoli della Costituzione che renderanno l’Italia un paese democratico.

“Non basta la libertà che noi abbiamo riconquistato il 25 aprile, perché se noi ci accontentassimo della libertà in senso astratto, diventerebbe una conquista fragile e non sarebbe goduta da tutto il popolo italiano. (…) La dignità che cos’è in buona sostanza? E’ l’esaltazione della dignità del singolo, chi è disoccupato, chi è in miseria, chi ha una pensione bassa che non gli consente di vivere dignitosamente, sente umiliata la sua dignità e quindi non può considerarsi un uomo libero. (…) la libertà non può andare disgiunta dalla giustizia sociale  come la giustizia sociale non può andare disgiunta dalla libertà”.

(S. Pertini)

La giovane Repubblica Italiana sarà influenzata, come il resto d’Europa da quel momento in poi, dai venti della Guerra Fredda: i due blocchi mondiali contrapposti manovrarono in modo preciso  le conseguenze sociali ed economiche delle scelte delle singole nazioni, il popolo italiano diede fiducia assoluta alla democrazia cristiana di Alcide De Gasperi che rappresentava lo schieramento con gli alleati occidentali, allontanandosi ideologicamente dalle forze di sinistra che subirono una profonda crisi oscillando tra comunità di intenti e divisioni interne. Pertini , dopo aver cercato di mediare in tutti i modi opponendosi alla divisione, restò nel partito socialista italiano di Nenni e non nella fazione che decise di scindersi con Saragat diventando il partito socialista dei lavoratori italiani,tuttavia le logiche di partito nascenti, le dinamiche interne di protagonismo ed ambizioni soggettive non furono mai gradite a Pertini che a partire dal  1949 prese la direzione dell’Avanti!  Pur mantenendo il suo seggio in parlamento.  

Quelli tra il 1958 al 1963 furono gli anni del boom economico in cui l’Italia risalì la vetta nel gruppo dei paesi occidentali, riuscendo, abbracciando definitivamente l’ideologia capitalista, a raggiungere livelli di progresso insperati. Il ventennio successivo però fu caratterizzato da un susseguirsi di stragi, scandali economici, numerosi uomini di potere indagati e sospettati di corruzione in cui in modi diversi la politica era coinvolta ma fino alla fine degli anni Ottanta non si capì in quale misura, e con che tipo di relazioni con Mafia e Terrorismo.  Nel 1978 si raggiunse l’apice dello sgomento quando le Brigate Rosse rapirono e uccisero Aldo Moro. Nello stesso anno dopo le dimissioni del presidente Giovanni Leone perché sospettato di coinvolgimento nello scandalo Lockheed, fu eletto a Presidente della Repubblica, dopo essere stato Presidente della Camera dal 1968 al 1976, Sandro Pertini. Fu considerata una scelta di necessità quella di eleggere Pertini, si doveva lanciare agli Italiani un segnale di integrità e pulizia, dopo l’estrema sfiducia nelle istituzioni che gli anni di piombo avevano provocato.  

Fu un Presidente che non negò la sua presenza e la sua opinione in ogni occasione pubblica soprattutto ogni qual volta tragedie e scandali e calamità naturali si presentavano alla cronaca, tanto che un’indagine della Demoskopea dichiarava che il cittadino italiano era angustiato dalla criminalità, dalla disoccupazione, dal rincaro della vita, scettico di fronte alla politica, non gli piaceva il governo, ma si dichiarava ammiratore di Sandro Pertini. Fu la sua biografia a conquistare la fiducia di tutte le classi, quella di un uomo che era nato povero, aveva studiato e lottato per degli ideali prima di tutto civili, attraversando non solo momenti di prigionia ma anche di povertà e disoccupazione, aveva conosciuto le brigate rosse, quelle che però avevano combattuto  apertamente contro il regime, e non quelle che si nascondevano nella melma oscura del disordine sociale e del caos distruttivo di morti innocenti.  Morì dopo una vita che lui stesso dichiarò avrebbe ripercorso esattamente allo stesso modo e allo stesso prezzo, se ne avesse avuto la possibilità.

“Non è necessario essere socialisti per amare Pertini, qualsiasi cosa egli dica o faccia odora di pulizia, di lealtà e di sincerità. Rimpiangeremo tutto di lui” (Indro Montanelli) .

Giulia Distefano

Faccio cinema, parlo di cinema, scrivo di cinema. A tutto il resto ci penserò da grande.

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Giulia Distefano

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