Categorie: Fatti

Piemonte: agricoltura al tracollo

Non è uno scenario apocalittico, ma la triste situazione di una terra inchiodata dalla sorda burocrazia di uno Stato incapace di farsi ascoltare dalle Regioni. La Regione Piemonte sta ignorando in toto l’attuazione delle norma nazionale, detta PAN, entrata in vigore lo scorso 26 novembre con decreto del 22 gennaio 2014.

In altre parole, nessuno più in Piemonte può – se non in limitati casi – adeguarsi alle nuove norme per acquistare e, di conseguenza, fare uso di fitofarmaci per coltivare campi e orti. E questo perché nessuno, volente o nolente, ha modo di regolarizzare la propria posizione rispetto alle norme sulla formazione entrate in vigore il 26 novembre 2014.

Come sarebbe possibile farlo? Semplicemente frequentando dei corsi di formazione obbligatori richiesti dallo Stato e demandati alle Regioni che, a loro volta, avrebbero dovuto affidarli alle strutture territoriali di riferimento come l’Ispettorato Agrario, la Forestale, le Ulss, la Vepa, o altri enti di formazione riconosciuti. Ma non è tutto: in questo assurdo panorama che coinvolge 74 mila aziende agricole, la Regione Piemonte non solo non attiva i corsi previsti dal PAN, ma non riconosce nemmeno la formazione certificata da altre Regioni sebbene rispondente alla norma nazionale. 

Corsi inesistenti, mai organizzati, mai attivati. Eppure il PAN, il Piano d’Azione Nazionale, parla chiaro: tutti i fruitori di agrofarmaci, da chi compra a chi vende, dovranno frequentare corsi specifici di formazione per il loro utilizzo. Sarebbero più che disposti imprenditori grandi e piccoli, hobbisti, appassionati di gardening e rivenditori a pagare detto corso e a frequentarlo, anche macinando decine di chilometri dopo una lunga e faticosa giornata di lavoro per raggiungere l’aula. Ma non c’è nessuna aula, nessun corso… Tutto tace. E il settore si inchioda.

Compag, l’associazione nazionale che rappresenta i commercianti di prodotti per l’agricoltura, da mesi continua a sollevare il problema, a cercare soluzioni, a sensibilizzare le Istituzioni per arrivare a un tavolo di confronto che analizzi la gravissima situazione agricola e ambientale italiana. Non certo per ovviare la norma, ma per applicarla. Perché la norma è giusta, è giusto formare professionisti e amatori all’uso degli agrofarmaci, così da renderli coscienti dei rischi di un loro utilizzo improprio per la salute umana e i terreni. Compag ritiene che il conseguimento del patentino sia un dovere sociale, oltre che un obbligo di legge. E allora urla, si infuria, denuncia l’immobilismo di un sistema erroneamente burocratizzato che non si preoccupa di mettere a rischio l’economia agricola nazionale o, ancor più grave, di causare la chiusura di decine di migliaia di micro imprese che rappresentano l’eccellenza del Made in Italy agroalimentare. Per voce del suo Presidente Fabio Manara, Compag ha più volte proposto di sollevare parzialmente le Regioni dall’incarico, palesemente ingestibile a causa di blocchi burocratici e clientelismi locali, facendosi carico dell’attivazione di corsi di formazione online gestiti a norma di legge e validi a livello nazionale. Una soluzione pratica quanto semplice, utile allo Stato così come agli agricoltori, data la maggiore fruibilità delle lezioni e i ridotti costi di frequentazione. Si può fare? La norma non lo vieta, ma nessuno risponde.

Redazione CinqueColonne

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