Pierre Michel: il “Falcone francese”

Esce in Italia "French Connection", film sulla figura di Pierre Michel, storico giudice nemico della criminalità marsigliese e della French Connection. Chi era il magistrato interpretato da Jean Dujardin e poco conosciuto al di fuori dei confini francesi?

Da oggi, nelle sale italiane, ci sarà French Connection, nuovo film di Cédric Jimenez, 38enne regista marsigliese. Il film vede come protagonisti il Premio Oscar (per The Artist) Jean Dujardin e Gilles Lellouche (Nemico pubblico N. 1, Adèle e l’enigma del faraone, Piccole bugie tra amici), interprete transalpino molto famoso in patria. Il film narra la vera storia di Pierre Michel, giudice idealista del nord della Francia, che a Marsiglia nel 1975 tentò di sgominare la French Connection, una grande organizzazione mafiosa specializzata in traffico mondiale d’eroina (con destinazione Stati Uniti). L’antagonista (nella pellicola e nella realtà) è Gaetan “Tany” Zampa (a detta di Jimenez “il padrino del più grande traffico di droga dell’Ovest […] anche se non è mai stato incriminato per reati di questo tipo”).
Pierre Michel nasce il 2 luglio 1943 a Saint-Amans-Soult, nel sud della Francia. Nato da una famiglia di notai e avvocati, nel 1965 diventa professore di scienze naturali in un liceo a Jarny dove incontra Jacqueline, sua futura moglie, professoressa di geografia. Nel 1973 la segue a Marsiglia e diventa “auditeur” de justice (titolo attribuito agli allievi della “Scuola nazionale della magistratura” francese) dove apprende molto da René Saurel, primo giudice anti-droga di Marsiglia e grande conoscitore dei traffici della French Connection. All’inizio, da stagista, Pierre si occupa di casi di giovani tossicodipendenti. Dopo aver ottenuto il dottorato in diritto, nel 1974, il 31 dicembre, viene nominato giudice istruttore. Dopo tre anni di casi di minori, nel 1977 viene chiesto a Pierre di sostituire momentaneamente un collega alla lotta contro il crimine organizzato. Il periodo temporaneo, però, si prolunga e Pierre diventa primo giudice istruttore al tribunale di grande istanza di Marsiglia. Michel viene nominato dalla stampa “il giustiziere” o il “cowboy” per la sua voglia di “scuotere” la polizia marsigliese, considerata da lui poco motivata.
Nel periodo più importante della sua carriera, Michel indaga sul legame tra Milieu e Cosa Nostra: con la collaborazione in Italia dei magistrati Giovanni Barrille, Giusto Sciacchitano e Giovanni Falcone, Pierre investiga sulla rete criminale creata da marsigliesi, siciliani e Cosa Nostra per il traffico di narcotici. Un rapporto all’interno del quale la malavita francese procura i “chimici”: «i marsigliesi, che fino alla fine degli anni ’50 erano stati i “padroni” dell’eroina in Europa, alla fine degli anni ’60 erano diventati in pratica solo dei tecnici di laboratorio e degli specialisti nella trasformazione della morfina base in eroina al soldo delle famiglie siciliane che il traffico del derivano dell’oppio se lo erano preso tutto in blocco», scrive il giornalista e autore Pietro Orsatti in Italian Tabloid. Nell’alta Loira (Francia centro-settentrionale), il marzo 1980, viene scoperto un laboratorio clandestino per la trasformazione della morfina-base in eroina. E’ il ritorno della French Connection, uno dei più grandi fenomeni criminali in Europa. L’inchiesta è condotta da Pierre Michel e conduce allo smantellamento del traffico franco-italiano di stupefacenti, il cui quartier generale era sito vicino a Milano. Nell’agosto dello stesso anno viene individuato a Palermo un altro laboratorio clandestino che produce mezza tonnellata al mese di eroina. Successivamente vengono uccisi Carmelo Ianni, proprietario di un ristorante, considerato informatore della polizia e il giudice Gaetano Costa. Nel mese estivo viene arrestato il mafioso Gerlando Alberti (U Paccarè) e tre marsigliesi esperti nella trasformazione della droga. Dopo averli ospitati a Marsiglia agli inizi del mese, nel dicembre 1980 Pierre Michel si reca in Sicilia per incontrare i suoi colleghi siciliani.
Il 21 ottobre 1981, alle 12 e 49, il 38enne magistrato viene sparato con una 9mm Parabellum da due killer su una moto (una Honda CB900F, per essere precisi) a boulevard Michelet a Marsiglia. Il giudice stava rientrando a casa a bordo di una Honda 125 Twin per pranzare con sua moglie e le sue figlie.
L’inchiesta della sua morte è affidata al giudice Patri Guérin: la moto usata per il delitto viene ritrovata, 48 ore dopo l’omicidio, nel parcheggio di un palazzo sull’avenue Clotbey, vicino al parc Borély, grazie a un testimone che è riuscito a riconoscere in parte numero d’immatricolazione della motocicletta. Viene ritrovata un’impronta digitale su un adesivo che permette di ritrovare il proprietario del mezzo, Charles Giardina, che ha rapporti con Gilbert Ciaramaglia e Daniel Danty, due criminali al soldo di Gaetan Zampa, il padrino di Marsiglia. I tre, però, vengono messi in libertà per mancanza di prove. Il 10 ottobre 1985 vengono arrestati in Svizzera, dopo la scoperta di un laboratorio clandestino, due trafficanti legati alla French Connection: François Scapula e Philippe Wiesgrill. I due rivelano alla polizia i nomi degli assassini di Michel: Charles Altiéri e François Checchi sono i killer, François Girard (“Il Biondo”) e Homère Filippi, un criminale vicino a Zampa, i mandanti. Checchi racconta la sua verità solo dopo 7 anni: il 20 giugno 1988, dopo aver confessato in fase istruttoria e ritrattato all’inizio del processo, il criminale ammette di aver ucciso Pierre Michel. Accusa François Scapula di averlo “manipolato” e racconta di essere stato contattato dal pentito nell’81 per ammazzare “Jo il Libanese” con i quale Charles Altiéri aveva problemi di denaro. “Se ho compiuto questa azione odiosa l’ho fatto perché credevo che la vita di Charles fosse in pericolo; solo dopo ho saputo di aver ucciso Michel”, dichiara il criminale. Dopo il gesto, Altiéri lo aveva rassicurato: Gaetano Zampa si occuperà di tutto.
Il 30 giugno 1988 la Corte d’assise di Aix-en-provence condanna François Checchi e François Girard all’ergastolo con pena minima di sicurezza di 18 anni. Charles Altiéri e Homère Filippi vengono condannati in contumacia all’ergastolo dalla corte d’assise di Bouches-du-Rhone il 19 aprile 1991. A settembre del 2014 il 65enne François Checchi ha ottenuto la semi-libertà. Agli inizi dell’ottobre 2014 Charles Altiéri ha conseguito la libertà condizionale con braccialetto elettronico.
Pierre Michel, il “Falcone francese”, riposa nella tomba di famiglia al cimitero di Metz. Una sala del Palazzo di Giustizia di Marsiglia porta il suo nome.
La famiglia del giudice Michel è stata molto dura con il film di Jimenez. In un comunicato a dicembre 2014 all’AFP la moglie e le figli di Michel hanno criticato la sceneggiatura e parlato di richieste mancate di modificazioni al testo. Il regista, con una lettera di risposta inviata a AlloCiné si è mostrato scoraggiato dalle dichiarazioni dei familiari del giudice: «Sono triste e sorpreso dopo aver letto questo comunicato stampa della famiglia Michel. Sorpreso da una parte perché abbiamo mostrato il film alla famiglia a luglio, sei mesi prima dell’uscita nelle sale. Questo comunicato stampa potrebbe lasciar credere, a torto, che la famiglia l’ha scoperto il giorno di uscita nelle sale. Triste, dall’altra parte, perché ho lavorato ogni giorno duramente in questi tre anni e mezzo per far sì che questo film, un giorno, si sarebbe potuto vedere. Evidentemente, come la maggior parte di film ispirati a fatti reali, qualche libertà è stata presa per necessità della creazione, come “liberamente ispirato a fatti reali” indica agli spettatori. Ma ho sempre voluto, con questo film preso nel suo insieme, rendere un omaggio sincero e totale al giudice Michel, che è stato un grande uomo e per il quale provo un immenso rispetto».
Giulio Nocerino

Classe 90. Fanatico di cinema, musica e calcio; amante di teatro, fumetti, politica, storia, arte, lettura. Laureato in Cinema e Teatro alla Sapienza di Roma, amo scrivere perché dopo un po', a furia di parlare, mi stanco di sentire la mia voce. "Io sono vivo, ma non vivo perché respiro, mi sento vivo solo se sfilo la stilo e scrivo." (cit.)

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