Polemiche e rettifiche ma 'Pezo el tacón del buso' direbbero dalle parti di quel nord tanto caro alla Lega di cui il sottosegretario è espressione di governo
E’ probabile la sfiducia al sottosegretario Durigon? La dichiarazione che ha fatto è di quelle che alzano molta polvere e inducono subito levate di scudi all’interno della stessa maggioranza di cui lui stesso è espressione in quota Lega. Cosa avrà mai detto di tanto eclatante? E’ presto detto, in un pubblico incontro sul territorio a Latina invoca la re-intitolazione di un parco pubblico che ora è dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ad Arnaldo Mussolini, si lui il gerarca fascista fratello del Duce.
Poichè oggi la politica si fa sui social, ovviamente, la prima levata di di scudi avviene proprio su Twitter che è stato il mezzo divulgatore delle frasi di Durigon. L’ANPI da un lato e Libera dall’altro insorgono e sottolineano la discrasia insita nelle parole del sottosegratario con altrettanti tweet.
Durigon, ovviamente, corre ai ripari e posta subito un tweet chiarificatore delle proprie parole, anche sollecitato da più parti.
Dunque: “Mai e poi mai, Falcone e Borsellino meritano molto di più di un parco che ad oggi è anche malcurato, però penso che le radici della città di Latina non debbano essere cancellate“; la rettifica appare subito, però, non proprio azzeccata.
Pezo el tacón del buso direbbero dalle parti di quel nord tanto caro alla Lega di cui il sottosegretario è espressione di governo. Si, perchè in un unica frase si cerca di minimizzare quanto detto attribuendo un retro-pensiero a chi ha letto e si riaffermano presunte radici fasciste di Latina che andrebbero tutte spiegate ed approfondite ma, soprattutto, non si smentisce quanto detto in precedenza anzi lo si riafferma. Un’azione comunicativa alquanto azzardata e rischiosa, ma tant’è.
La politica non ha tardato a fare la voce grossa e da PD, M5S, LEU ed altre forze di Governo si è chiesto a più riprese al Presidente Draghi di togliere la delega al sottosegretario per la gravità di quanto affermato con la motivazione che l’Italia repubblicana nasce antifascista e qualcuno ha scorto in quelle parole un’apologia del fascismo bella e buona.
Da Palazzo Chigi tutto tace e non sembra propri che la Presidenza del Consiglio voglia prendere una qualsivoglia iniziativa in merito, del resto già tanti sono i motivi di attrito nella maggioranza che aggiungerne uno nuovo potrebbe dare un colpo non indifferente agli equilibri numerici e politici della maggioranza stessa.
La particolarità di questo caso è che si tratta di un politico che, già in passato aveva fatto dichiarazioni alquanto discutibili ma anch’esse poi passate in cavalleria, non viene attaccato dall’opposizione come sarebbe naturale ma da parte della maggioranza stessa che arriverà – probabilmente – fino ad una mozione di sfiducia di tafazziana memoria, ormai a questo punto.
Come finirà? Ai posteri l’ardua sentenza, anche se non crediamo ci voglia molta fantasia a pensare che la cavalleria si porterà anche questa digressione agostana.
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