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Primavera: festeggiamo il suo inizio con poesie e romanzi

In questo giorno, inizio di primavera, vogliamo celebrare la stagione della rinascita attraverso la poesia e la letteratura

La giornata di oggi, 20 marzo 2024, segna l’inizio della primavera. La stagione che segna la rinascita della natura dopo la lunga pausa invernale ha ispirato molti poeti e letterati che l’hanno voluta celebrare nelle loro opere. In questa giornata così speciale vogliamo ricordare in particolare una poesia e un romanzo che esprimono con potenza l’esplodere della primavera.

L’inizio della primavera: come si calcola

L’arrivo della primavera si verifica in un intervallo di giorni che tipicamente si estende dal 20 al 22 marzo. Questa leggera variabilità è dovuta al fatto che il movimento orbitale della Terra attorno al Sole non corrisponde esattamente alla durata di un anno come definito dal nostro calendario, pertanto le date possono variare leggermente. Nonostante questa fluttuazione, l’equinozio di primavera rimane il segnale costante che indica l’avvio della nuova stagione. Durante l’equinozio, che come è noto rappresenta quel particolare fenomeno astronomico in cui il Sole si trova in una posizione tale da rendere la durata del giorno equivalente a quella della notte, si verifica un perfetto equilibrio tra luce e oscurità. A partire da questo momento, le giornate si allungano progressivamente, con le ore di luce che superano quelle di buio, fino a raggiungere il culmine con il solstizio d’estate. Per quest’anno, l’equinozio si è verificato durante la notte passata, precisamente intorno alle ore 4:00, segnando così oggi come il giorno ufficiale che dà il benvenuto alla primavera.

La primavera nella poesia: Alda Merini

I calcoli descritti sono una scoperta relativamente recente. Prima di allora si seguiva la convenzione che la primavera iniziasse il 21 marzo. E’ a questa tradizione che si ispira una delle più famose poesie di Alda Merini: “Sono nata di ventuno a primavera”. La poetessa nacque, infatti, a Milano il 21 marzo 1931. In questo componimento, lungo solo nove versi, condensa tutta la sua esistenza. Attraverso la narrazione di quanto accade alla natura con l’avvento della primavera, racconta l’essenza della sua vita segnata, come sappiamo, dal disturbo mentale. L’inserimento del mito di Proserpina, alla quale gli antichi attribuivano l’alternanza delle stagioni, aggiunge solennità al componimento.

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.

Nessuno può fermare la primavera: “Resurrezione” di Lev Tolstoj

Per quanto gli uomini, riuniti a centinaia di migliaia in un piccolo spazio, cercassero di deturpare la terra su cui si accalcavano, per quanto la soffocassero di pietre, perché nulla vi crescesse, per quanto estirpassero qualsiasi filo d’erba che riusciva a spuntare, per quanto esalassero fiumi di carbon fossile e petrolio, per quanto abbattessero gli alberi e scacciassero tutti gli animali e gli uccelli, la primavera era la primavera anche in città, il sole scaldava, l’erba, riprendendo vita, cresceva e rinverdiva ovunque non fosse strappata, non solo nelle aiuole dei viali, ma anche fra le lastre di pietra, e betulle, pioppi, ciliegi selvatici schiudevano le loro foglie vischiose e profumate, i tigli gonfiavano i germogli fino a farli scoppiare; le cornacchie, i passeri e i colombi con la festosità della primavera già preparavano nidi, e le mosche ronzavano vicino ai muri, scaldate dal sole. Allegre erano le piante, e gli uccelli, e gli insetti, e i bambini. Ma gli uomini, i grandi, gli adulti, non smettevano di ingannare e tormentare se stessi e gli altri. Gli uomini ritenevano che sacro e importante non fosse quel mattino di primavera, non quella bellezza del mondo di Dio, data per il bene di tutte le creature, la bellezza che dispone alla pace, alla concordia e all’amore, ma sacro e importante fosse quello che loro stessi avevano inventato per dominarsi gli uni sugli altri.

L’Incipit del romanzo “Resurrezione” di Lev Tolstoj è un vero e proprio manifesto. Scritto tra il 1889 e il 1899, conserva ancora oggi una straordinaria attualità. La cementificazione spinta e l’uso smodato di fonti di energia di cui oggi cerchiamo in ogni modo di liberarci sono tematiche con le quali ci confrontiamo ogni giorno. Il tripudio della primavera, che esplode ogni anno nonostante l’opera distruttiva dell’uomo è un messaggio di speranza. Un messaggio che, però, l’uomo non vuole cogliere. Egli dimostra, infatti, scarso interesse per ciò che il suo pianeta ha da offrirgli (purtroppo sempre meno). La sua attenzione è catalizzata da quanto ha inventato per dominare l’altro.

Su questo punto si apre una riflessione che, continuando a seguire il filone letterario, ci riporta a un’altra opera di Tolstoj: “Guerra e pace”. La guerra che trova sempre più teatri nel mondo e sempre più ragioni come metodo per la risoluzione dei conflitti e la pace che vede sempre più stravolto il suo significato. Il concetto di pace sembra essere diventato quasi un’offesa per i Paesi attaccati e uno strumento per personaggi che invece si è convinti non debbano vincere o di cui non vogliamo ascoltare le ragioni.

In copertina foto di HeungSoon da Pixabay

Serena Bonvisio

Giornalista pubblicista, ha al suo attivo collaborazioni con diverse testate locali e nazionali, nonché esperienza di radio e ufficio stampa. Il web è come il primo amore... non si scorda mai.

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Serena Bonvisio

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